Brexit, il “No-deal” sembra inevitabile

Ancora una bocciatura per Theresa May. La Camera dei Comuni ha detto no alle alternative all’accordo sulla Brexit. Guy Verhofstadt, referente sulla Brexit del Parlamento europeo, ha scritto su Twitter che “una hard Brexit diventa quasi inevitabile. Mercoledì il Regno unito ha un’ultima possibilità di uscire dall’impasse o dovrà affrontare l’abisso”.

Secondo il capo negoziatore dell’Ue, Michel Barnier, “se i Comuni non votano a favore nei prossimi giorni, restano solo due opzioni: un ‘No-deal’ o un posticipo più lungo dell’uscita”. Eppure, saltata l’uscita ufficiale del 29 marzo, l’Ue ha concesso a Londra una nuova data: il 12 aprile. Entro quel termine il Regno Unito dovrà indicare come vuole agire rispetto al voto delle Europee.

Per queste ragioni, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha auspicato un sì ad una qualsiasi delle proposte. La prima ipotesi mirava a lasciare Londra nell’unione doganale, rinunciando ad accordi di libero scambio autonomi con Paesi terzi. La seconda ipotesi prevedeva l’uscita dall’Ue, ma non dal mercato unico. La terza ipotesi, sostenuta anche dal Labour di Jeremy Corbyn, auspicava un secondo referendum. La quarta e ultima ipotesi sosteneva la possibilità del Parlamento britannico di revocare con un singolo voto di maggioranza l’artico 50 e di congelare la Brexit.

Ora in campo sembra rimasto solo il “No-deal”. Questa è la soluzione promossa dai brexiteer più oltranzisti. Diventati, in pratica, la maggioranza nel gruppo Tory, così come testimoniato dalla lettera firmata da oltre 170 deputati, in cui si chiede a Theresa May che la Gran Bretagna esca dall’Ue il 12 aprile “con o senza accordo”. La premier ora si aggrappa all’ultimo voto possibile.

Aggiornato il 02 aprile 2019 alle ore 14:04