Algeria: la svolta “costituzionale” di Ahmed Gaïd Salah

Analizzando gli “eventi” algerini si potrebbe affermare che il tentativo di far subentrare Bouteflika a “Bouteflika” (come clone governativo) è parzialmente e velatamente riuscito. E’ evidente che la “mossa politica” è complicata, ma l’operazione di maquillage forse  avrà successo. Ahmed Gaïd Salah, Generale dell’Esercito algerino, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Popolare Nazionale (Anp), vice Ministro della Difesa, alcuni giorni fa ha dichiarato, durante una visita ispettiva alla 4a Regione Militare di Ouargla, che il superamento dell’attuale crisi politica è possibile solo ricorrendo all’applicazione dell’articolo 102 della Costituzione (“quando il Presidente della Repubblica, a causa di una malattia grave e duratura, è totalmente incapace di svolgere le sue funzioni, il Consiglio costituzionale si riunirà di diritto, e avendo verificato la realtà di questo impedimento con ogni mezzo appropriato, propone all'unanimità al Parlamento di dichiarare lo stato di impedimento), dichiarazione rilasciata a nome del Dipartimento della Difesa Nazionale.

E’ evidente che la nomina di Noureddine Bedoui (ex ministro dell’Interno), a Primo Ministro, avvenuta nei giorni scorsi in sostituzione di Ahmed Ouyahia, con tutte gli effetti programmati, ha soddisfatto la potente gerarchia militare algerina, meno il popolo algerino. La proposta di Gaïd Salah, mirata all’applicazione dell’articolo, 102 della Costituzione è supportata da Ali Benflis e Ahmed Benbitour, due ex leader del governo del presidente Abdelaziz Bouteflika nei primi anni 2000. Il ruolo che il Generale Salah, si è ritagliato è il frutto di una serie di proprie “sensibilità politiche” che fanno riferimento, prevalentemente, al grande appeal che riscuotono le Forze Armate nella popolazione, nonostante i alcuni fenomeni di corruzione. Tra i fattori di “fascino” che l’Esercito ha sui cittadini ricordo: la garanzia di laicità che nel mondo arabo rappresentano i militari, la fermezza nel gestire le agitazioni popolari e la certezza di frenare derive integraliste destabilizzanti. Inoltre il popolo algerino ha “chiamato” l’intervento dei militari e la risposta dell'esercito è giunta come reazione agli slogan pronunciati, ogni venerdì, dagli algerini che in modo pacifico manifestano la necessità di un cambiamento al “potere”, senza riciclaggio di scadute figure politiche, che in questa fase solo i Militari possono garantire, affermando che il popolo e le Forze Armate, Polizia compresa, sono tutt’uno.

Tuttavia, va anche fatto presente che Gaïd Salah ha sempre affermato e garantito la sua fedeltà al Presidente della Repubblica Abdelaziz Bouteflika, infatti, risulta che il riferimento all’articolo 102 della Costituzione, sia stato concordato con la famiglia Bouteflika. Sicuramente questo passaggio non sarà indolore per il gruppo familiare e gli amici del presidente; nella scacchiera del potere sono iniziate le “dissociazioni strategiche” degli uomini di Bouteflika. Ali Haddad (uomo sorto da una nullità sociale, diventato in poco tempo spropositatamente facoltoso e con potere di  nomina sulle più alte cariche dello Stato, diventato così potente da organizzare la destituzione dell'ex primo ministro Abdelmadjid Tebboune e che ha finanziato buona parte della campagna elettorale del presidente Bouteflika per il quarto mandato), saggiamente, ha preso la decisione di adottare una celere exit strategy dal Paese. Le sue dimissioni volontarie da presidente del Forum dei dirigenti d'impresa (Fce), noto anche per essere uno stretto collaboratore di Said Bouteflika, fratello di Abdelaziz Bouteflika, sono state decise e probabilmente necessarie, con la speranza di cadere nell’oblio e farsi dimenticare dai gruppi di potere economico del paese. Haddad sa bene che senza la protezione di Said Bouteflika, perderà ogni influenza nell’ambito delle dinamiche affaristiche dell’Algeria, si spiegano, in tale modo, le dimissioni a catena che, in questi giorni, hanno caratterizzato i più importanti dirigenti dell’Fca.

In questa dinamica politica il popolo dei manifestanti ha dimostrato di avere una consapevolezza molto più elaborata di quanto normalmente ci si possa aspettare, infatti il nome di Said Bouteflika è spesso e sempre più frequentemente, pronunciato criticamente durante le manifestazioni, palesando che il “problema” non è solo la inabilità del Presidente ma molto altro, compreso il fratello. E’ tale “terremoto sociale” che ha sgretolato l’entourage di Said Bouteflika: è il caso del presidente del Taj, Amar Ghoul; di Mohamed Alioui Sg dell'Unpa; della Sg dell'Unfa, Nouria Hafsi; di Ahmed Ouyahia, dal suo partito l’Rnd e di Sidi Said dell'Ug. Benbitour, ha affermato che l'unica garanzia per custodire la stabilità del paese è l’osservanza sia dell’articolo 7 che cita: "Le persone sono la fonte di ogni potere. La sovranità nazionale appartiene esclusivamente al popolo ", sia dell’articolo 8 che recita:" Il potere costituente appartiene al popolo. Le persone esercitano la loro sovranità attraverso le istituzioni che si danno. Il popolo lo esercita anche tramite referendum e attraverso i loro rappresentanti eletti. Il Presidente della Repubblica può ricorrere direttamente all'espressione della volontà popolare ".

In questi momenti si percepisce che forse la “strada” è stata tracciata; la nomina del nuovo governo, composta da 27 membri di cui 21 di nuovo incarico, avvenuta poche ore fa, sotto la guida del Primo Ministro Noureddine Bedoui, prelude alla partenza del Presidente della Repubblica, Abdelaziz Bouteflika, che dovrebbe annunciare le sue dimissioni entro la fine di questa settimana, notizia comunicata da Bedoui. Tuttavia è obbiettivo dei manovratori di questa operazione politica, che l’Algeria ne esca, anche a livello internazionale, con un’immagine di forza e coesione, specialmente nei riguardi del “guardingo” vicino Marocco, infatti la volontà è quella di permettere una uscita politica onorevole a Bouteflika, offrendo una protezione estesa a tutti i componenti della famiglia prevedendo, anche, una soluzione che onori l'Algeria, ricordando che nessun ex presidente ha mai subito l’onta dell’esilio e che hanno tutti concluso la loro vita nella propria terra.

In breve, osservando quanto si sta verificando e quanto viene detto dai leader militari/politici algerini, si evince la grande pacatezza, la civiltà, la maturità, la coscienza che sta caratterizzano, fino ad oggi, le manifestazioni popolari, chiara espressione della volontà di preservare l'immagine del “marchio” che l'Algeria gode tra le Nazioni, ma anche una concreta consapevolezza che la minaccia di una destabilizzazione, sia proveniente dall’interno che dall’esterno dell’Algeria, è plausibile. Infatti tutte le gerarchie militari, dal Generale Ahmed Gaïd Salah in giù, sottolineano, con preoccupazione, che nessuna forza “ostile e maligna”, nessun “disegno spregevole” e nessuna manovra volta al sovvertimento del Paese, sarà in grado di cambiare i “connotati” al faticoso equilibrio raggiunto dall’Algeria, ogni azione, in tale senso, sarà combattuta con la massima energia e determinazione; l’avvertimento ai Fratelli Musulmani è diretto; considerando che da attenta analisi, l’area montagnosa  limitrofa al confine con la poco stabilizzata Libia e con il confine tunisino, è appetita dai jihadisti, ormai senza patria, fuoriusciti dall’ex Stato islamico.

Aggiornato il 01 aprile 2019 alle ore 14:04