“Via della Seta”: tra commercio delle “idee” e neomaoismo

Le nozioni circa la nascita della Via della Seta si strutturano su basi storiche legate a testimonianze di scambi commerciali e alle curiosità miste a necessità che la dinastia Han (II secolo a.C.), manifestava; tuttavia, come molto di ciò che viene trasmesso tramite i libri, c’è spesso una involontaria parzialità nella divulgazione di quanto avvenuto e di frequente gli eventi sono avvolti da un velo di immaginazione e di ipotesi. Gli studi odepòrici hanno dato un grande contributo alla “storia del viaggio”, portando alla luce, tracciati stradali, resoconti di notizie sui luoghi attraversati, osservazioni sulle forme di governo dei Regni e degli Stati visitati, ma anche spesso relazioni sulla linea di confine tra diplomazia e spionaggio.

Quello che sovente viene sottovalutato, a favore dell’aspetto commerciale, è il “mercato delle Idee”, che proprio attraverso le “Vie”, si diffonde, si radica e condiziona totalmente gli ambiti degli scambi commerciali e la preferenza dei beni da utilizzare. Non indugiando sulla parte storica della nascita e dello sviluppo del tracciato che dall’Estremo Oriente va ad Occidente, denominato “Via della Seta”, ricordo, brevemente, che il percorso assume, durante il passare dei secoli, varie fisionomie in funzione degli ostacoli che via via si presentavano non solo orografici; tribù di nomadi asiatici hanno spinto i commercianti, sudditi dell’Impero cinese, a dirigersi verso nord, area asiatica, per poi raggiungere il Mediterraneo, o verso sud per vie sia terrestri che marittime toccando Bagdad e Damasco.

La seta per la Cina è stata per secoli monopolio preziosissimo, utilizzata anche come moneta di scambio, romani e greci avevano una grande considerazione di questo tessuto, la cui “formula” è stata per secoli tenuta segreta ed era prevista la pena di morte per i sudditi dell’Impero cinese che svelavano la procedura per la sua fabbricazione. Seneca, noto difensore della virtù e profondo analista del “genere”, da della seta una descrizione quasi immorale, affermando che il tessuto appoggiandosi e fasciando sensualmente le curve femminili ne esalta licenziosamente la bellezza. Quei settemila chilometri che univano l’Estremo Oriente all’Occidente erano percorsi da carovane di cammelli, anche 500, ogn’uno dei quali poteva trasportare circa 140 kg di merce. Due furono i principali momenti storici che determinarono cambiamenti e resero più complessi questi viaggi: il primo coincise con l’occupazione del Rus di Kiev da parte dei Mongoli avvenuta nel 1237(1241), e che dominò quest’area fino al 1480 circa; l’altro momento che demarcò un cambiamento importante fu la conquista di Costantinopoli da parte dell’Islam nel 1453. Se l’occupazione mongola della Moscovia interruppe i transiti, su quel territorio, dei commercianti cinesi e non solo che si dirigevano verso Occidente, la Via della Seta, dopo l’occupazione di Costantinopoli da parte di Maometto II, fu la strada che facilitò la diffusione dell’Islam nell’area asiatica e nell’Estremo oriente. Le idee, le Religioni, le filosofie, le culture furono la “merce” di gran lunga più scambiata, e proprio questa grande diffusione di “pensiero”, contribuì a creare il primo concetto di globalizzazione.

Oggi si riesuma il fascino antico dell’“idea” di Via della Seta per suggellare rapporti commerciali già esistenti da più di duemila anni, con caratteristiche, peculiarità commerciali e politiche rimaste quasi immutate nei secoli; la repubblica Popolare Cinese retta da Xi Jinping, non mostra grandi differenze con il suo “imperiale” passato, la differenza la fanno i rapporti con gli Stati interlocutori: l’Italia sottoscrive un “Memorandum of Understanding” che non assume fisionomia di accordo da cui possano scaturire obblighi e diritti di valenza internazionale, organizzato in ventinove punti che abbracciano prevalentemente la “linea” finanziaria, delle costruzioni e green economy per un “giro di affari” di sette miliardi di euro, e la Francia che oltre accordi sul nucleare, green economy e cooperazione bancaria, sottoscrive anche un realistico e concreto contratto di vendita alla Cina di 300 airbus per un valore di 30 miliardi di euro per un giro di affari complessivo di 40 miliardi. Va ricordato che Xi ha potuto aggiungere al suo nome una sorta di patronimico ideologico Sīxiǎng, che può essere tradotto in “pensiero”, dando l’avvio a un nuovo corso della Cina quello che si può definire del “neomaoismo” adattato al XXI secolo (prima di Xi solo Mao poté fregiarsi del termine Sīxiǎng, infatti il suo “pensiero” rivoluzionò il marxismo adattandolo alla Cina). Proprio un anno fa l’Assemblea del Popolo ha approvato la nuova Costituzione cinese che abolisce il limite del doppio mandato presidenziale, sancendo la carica di Presidente a vita. L’”Occidente” (per essere generici) dovrà tenere conto nelle operazioni di Understanding sulla “Via della Seta” che dovrà confrontarsi con un sistema “pseudo imperiale”, che senza particolari accordi ha acquistato parte dell’Africa, “colonizzato” economicamente parte dell’area danubiano-balcanica, monopolizzato il commercio di “particolari” prodotti, acquistato tutto ciò che è in vendita in Europa e nel resto del pianeta, con lo “Xinghiano” pensiero di “modernizzare la Cina senza occidentalizzarla”.

Inoltre la complessità e le ambizioni della politica cinese sono tali che nel richiamare la già citata “Via della Seta” bisogna tener conto che si interloquisce con un gigante economico e politico, con un sistema di potere nel complesso leninista, con orizzonti sociali di grandezza nazionale spesso spregiudicati, con una società (quella cinese), con capacità di “integrazione a nicchia” in qualsiasi contesto siano presenti e che ha la convinzione che la “saggezza cinese”‘ può offrire agli altri Paesi mezzi per risolvere i propri problemi. Xi Jinping Sixiang, superando le “moderne” posizioni di Deng Xiaoping, dovrà affrontare e risolvere istanze interne alla controversa società “del Grande Dragone”, che nel vorticoso sviluppo economico, inizia ad avere una coscienza collettiva che pretende maggiore giustizia sociale, maggiore benessere e più partecipazione, elementi necessari al rafforzamento di un precario equilibrio sociale mantenuto tale con l’utilizzo dell’energico braccio del controllo globale della popolazione, nell’ottica di produrre una modernizzazione che si distacca dal socialismo marxista con l’obiettivo chiaramente manifestato di portare la Cina ad una posizione di primato globale entro il 2049.

Il “pensiero” di Xi Jinping Sixiang per la Sua Cina ha aspetti rivoluzionari, si caratterizza con un sistema di riforme che si accostano ad idee che potremmo chiamarle “risorgimentali neomaoiste”, in contrapposizione al degrado che debilita le lacunose democrazie liberali occidentali che si avventurano sulla “Via della Seta”.

Aggiornato il 27 marzo 2019 alle ore 13:38