Qatar 2022: la Fifa dica no al “mondiale della schiavitù, del terrorismo e della corruzione”

martedì 12 marzo 2019


Che il Qatar avesse pagato ingenti somme di denaro per ottenere l’assegnazione dei Mondiali 2022 era cosa già assai nota. Sospetti, indizi e rivelazioni hanno più volte riempito le cronache internazionali da quando, nel novembre 2010, la Fifa ha ceduto alle lusinghe degli emiri di Doha, concedendogli l’onere e l’onore di organizzare l’edizione della massima competizione calcistica. A tre anni di distanza dalla data fatidica e a quota 5.000 in termini di morti e feriti tra i lavoratori stranieri impiegati nella costruzione di stadi e infrastrutture, l’effettiva organizzazione dell’evento è stata messa in seria discussione dalla pubblicazione sul quotidiano britannico Sunday Times dei dettagli dell’avvenuta corruzione della Fifa ad opera del Qatar.

Sulla base della documentazione di cui il Sunday Times è entrato in possesso, tre settimane prima della decisione ufficiale il Qatar ha offerto alla Fifa attraverso l’emittente Al Jazeera, presieduta da un esponente del clan regnante degli Al Thani e quindi di proprietà dello stato, 400 milioni di dollari per l’acquisizione “preventiva” dei diritti televisivi relativi ai Mondiali 2022, in violazione della norma stando alla quale la Fifa non può ricevere offerte da paesi candidati. Oltretutto, la proposta di contratto includeva una clausola a dir poco anomala, stando alla quale altri 100 milioni di dollari sarebbero stati elargiti successivamente all’assegnazione del torneo. In effetti, il contratto con Al Jazeera è stato firmato qualche giorno dopo la cerimonia nella quale l’allora emiro Hamad Al Thani ha potuto alzare al cielo il leggendario trofeo dorato ricevuto dalle mani dell’allora presidente della Fifa, Joseph Blatter, in segno di vittoria sugli altri candidati ad ospitare la Coppa del Mondo.

Nel 2013, il Qatar ha poi versato altri 480 milioni di dollari per il tramite dell’emittente sportiva beIN Media, sempre di proprietà statale, per assicurarsi che la Fifa non revocasse la sua decisione come spiega il Sunday Times. In effetti, di fronte alle pressioni internazionali dovute al finanziamento di gruppi terroristici e dell’estremismo della Fratellanza Musulmana, gli emiri di Doha potrebbe aver temuto di perdere l’assegnazione del Mondiale, tanto da portare a un miliardo di dollari l’elargizione a beneficio della Fifa. Un portavoce di beIN ha dichiarato che il contratto concluso con la Fifa per l’assegnazione dei diritti televisivi è stato “oggetto di indagini approfondite” e che non sono “stati riscontrati illeciti”. Ma la stipulazione del contratto, per quanto formalmente regolare, è avvenuta in quadro certamente poco trasparente e leciti dubbi sorgono anche sull’indagine giudiziaria già effettuata che ha negato l’esistenza di illeciti nei fatti del 2010.

In ogni caso, la scottante documentazione di cui è in possesso il Sunday Times e i contenuti sin qui condivisi rendono obbligatoria l’apertura di una nuova indagine. Sarebbe nell’interesse della stessa Fifa, nel frattempo passata sotto la guida di Gianni Infantino, dare un segnale di discontinuità rispetto alla controversa gestione Blatter, insistendo affinché una nuova indagine venga avviata. Nei mesi scorsi, Infantino ha già segnalato una certa insofferenza nei confronti del Qatar, in particolare dopo la vicenda legata al calciatore finlandese Riku Riski, che si è rifiutato di scendere in campo a Doha con la sua nazionale in segno di protesta per le violazioni dei diritti umani di cui è vittima la manodopera straniera.

Il “Mondiale della schiavitù, del terrorismo e della corruzione”, come da più parti viene apostrofato, rischia di trasformarsi in un boomerang letale per la Fifa e il nuovo scandalo scoppiato dopo le rivelazioni del quotidiano britannico può rappresentare l’occasione propizia per emendare il grave errore commesso dalla presidenza precedente. Rivolgo dunque un appello al Presidente della Fifa, Gianni Infantino, affinché liberi completamente l’istituzione che rappresenta maggiormente lo sport del calcio dalle grinfie di uno stato canaglia come il Qatar. In questo troverebbe il pieno sostegno di una fetta consistente della comunità internazionale, soprattutto del mondo arabo moderato e di quella parte di Europa che continua a contrapporsi agli emiri di Doha e all’agenda islamista dei Fratelli Musulmani. No al “Mondiale della schiavitù, del terrorismo e della corruzione”, sì alla Coppa del Mondo del sport e dei suoi valori, da svolgersi in un paese che ne è degno.


di Souad Sbai