Rilanciare il Mediterraneo per far rinascere Europa e Nord Africa

Il Mediterraneo è la regione dove si concentrano alcune delle crisi più rilevanti per la sicurezza e la stabilità. Ma è anche un’area con un patrimonio ricchissimo di storia, cultura e costumi comuni, che offre opportunità straordinarie di cooperazione e sviluppo da esplorare, approfondire e incrementare e che vanno valorizzate attraverso una nuova “agenda propositiva”. Necessitiamo di dare uno sguardo alla storia di questo spazio, al modo in cui la sua unitarietà si è dispiegata nei secoli e come le sue contraddizioni strutturali abbiano modellato tale spazio estremamente fluido dove spesso il mare rappresentava una pianura liquida che favoriva lo scambio e l’incontro, e dove si parla di una realtà “liquida” nel Mediterraneo dei nostri giorni, una realtà rapidamente mutevole, incerta, contraddittoria, sfuggente ad analisi e definizioni di lunga durata.

Per comprendere la complessità e l’instabilità degli assetti contemporanei del Mediterraneo, infatti, appare fondamentale interrogarsi: sulla parabola delle relazioni inter e sovrastatali, per il quale il riferimento obbligato continua a essere lo Stato, ma anche sull’esistenza di gruppi etnico-religiosi che ne minano la stabilità; sulle questioni relative all’accesso e alla competizione delle risorse, in particolare sui flussi di materie prime, capitali e informazioni; sui temi, particolarmente importanti, legati alla demografia e allo sviluppo umano con speciale riguardo ai flussi migratori di popolazione. In un contesto fluido e incerto che ha spinto alcuni autori a considerare quest’area come una crush zone risulta possibile identificare fattori di instabilità e dimensioni di conflitto connessi con l’accesso e sfruttamento di risorse naturali, a carattere demografico, socio-culturale e religioso, politico-militare ed economico-finanziario. Accanto alle tensioni legate all’accesso e allo sfruttamento delle risorse energetiche, il problema delle risorse idriche è particolarmente significativo poiché il regime acquifero dell’area è reso irregolare dal clima, caratterizzato da una spiccata siccità estiva e da precipitazioni violente e concentrate.

Le risorse interne d’acqua per ogni Paese mediterraneo sono distribuite in maniera disomogenea tra il Nord (74 per cento), l’Est (21%) e il Sud (5%). Disomogenea è anche la domanda d’acqua che risulta sensibilmente influenzata dalle caratteristiche climatiche, dal tasso di crescita demografico e dal grado di sviluppo socio-economico delle popolazioni. La presenza di situazioni di strutturale e crescente carenza idrica associata alla presenza di bacini idrici condivisi da più Paesi ha condotto ad una marcata conflittualità internazionale. Rilanciare un’analisi dettagliata e completa della geopolitica e dell’economia del Mediterraneo potrebbe generare interessanti percorsi, valorizzando soprattutto le prospettive europee e dando spazio ai paesi del nord dell’Africa, sempre più importanti e sempre più legati all’Italia e allo spazio Mediterraneo esteso. Inoltre, non va dimenticato che sotto un profilo socio-culturale e religioso il Mediterraneo allargato propone una pluralità d’aree caratterizzate da confini sfumati e incerti che hanno spesso rappresentato un fattore di tensione e di conflitto che con le giuste politiche potrebbe divenire un valore aggiunto, aggregativo e una risorsa per contribuire alla creazione della pace. Come ben ribadito da Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro Internazionale: “L’attenzione dei governi del mondo, dell’Onu e della Comunità Economica Europea, nei confronti di tale area del mondo, da circa 30 anni a questa parte, è stata pressoché inesistente, nonostante periodiche convenzioni sottoscritte. È vero che sono state attuate delle riforme, ma il modello di crescita adottato è talmente avanzato rispetto al substrato culturale degli abitanti da non produrre alcun effetto degno di nota. Nei Paesi dell’area mediterranea prevale sensibilmente l’offerta di posti di lavoro di scarsa qualità manifatturiera, ed è ovvio che, con il boom demografico che non accenna a diminuire ma anzi cresce a dismisura, il 40% degli abitanti di fascia d’età compresa tra i 15 ed i 30 anni rimane drammaticamente inutilizzato, alla disperata ricerca di una soluzione”.

L’intento del Presidente Emmanuele F. M. Emanuele di dare sempre maggiore attenzione alle zone spesso dimenticate del Sud Italia e del Maghreb, nonché a proiettare la spinta filantropica verso il Medio e Vicino Oriente è il messaggio lanciato alla politica, all’azione delle organizzazioni non governative e alle organizzazioni internazionali. Dal Mediterraneo è nato, infatti, tutto ciò che di bello ci circonda: la poesia, la letteratura, l’arte, l’istruzione, le religioni monoteistiche, la filosofia e la democrazia e tali fenomeni meritano la dovuta valorizzazione, scoperta e diffusione, ovvero, come ribadito dal Presidente della Fondazione Terzo Pilastro Internazionale “nel solco del pensiero di Federico II, necessitiamo di incoraggiare una visione totalmente opposta a quella attualmente in voga di un’Europa germanocentrica, propugnando, al contrario, una federazione degli Stati mediterranei il cui centro nevralgico si collochi in Sicilia, con Palermo come Bruxelles”.

Aggiornato il 07 marzo 2019 alle ore 13:01