Brexit, Corbyn chiede alla May di escludere il “No-deal”

La prospettiva del “No-deal” per la Brexit terrorizza il Regno Unito. Dopo avere incassato la fiducia dalla Camera dei comuni, Theresa May cerca disperatamente un “Piano B”. Nel frattempo, il leader laburista Jeremy Corbyn non vuole incontrare la premier finché l’esecutivo conservatore non rifiuterà ufficialmente l’ipotesi di una “hard Brexit”. Corbyn ha scritto una lettera indirizzata proprio alla May. “Se lei è seria nel voler raggiungere un accordo, allora il “No-deal” deve essere escluso”.  Per le stesse ragioni il capo del Labour ha vietato ai suoi deputati di partecipare ai colloqui con la premier.

Dunque, le trattative tra governo e opposizione per uscire dall’impasse partono in salita. Eppure, già lunedì 21 gennaio la premier dovrà presentare il tanto atteso “Piano B” che andrà al voto ai Comuni martedì 29 gennaio. È probabile che si ripeta lo stesso copione: la bocciatura dell’accordo e la conseguente mozione di sfiducia contro la May. Ma in questo ennesimo redde rationem la premier uscirebbe ancora indenne? Secondo fonti vicine al governo Tory pare che numerosi ministri, d’accordo con Corbyn, potrebbero dimettersi se fosse loro vietato di votare in favore di un emendamento che estenderebbe l’articolo 50 di nove mesi, evitando il “No-deal”. Ma secondo la May è “impossibile escludere una Brexit senza accordo, a meno che il Parlamento non appoggi un accordo o la Gran Bretagna revochi l’Articolo 50”. Peraltro, mentre la premier non contempla l’ipotesi di un secondo referendum, un gruppo di deputati Tory preme per una nuova chiamata alle urne. Dello stesso avviso è Corbyn. Il “rosso”, infatti, seppure intenzionato ad invocare le elezioni anticipate, sembra volere cedere alla base laburista, da sempre propensa alla seconda consultazione referendaria sullo stesso tema.

Aggiornato il 18 gennaio 2019 alle ore 16:25