Brexit, May si salva: non passa la mozione di sfiducia

Theresa May ce l’ha fatta. La sua leadership vacilla ma non cade. La premier ha superato indenne la prova della ribellione interna. La mozione di sfiducia promossa dai falchi Tories contro la prima ministra è stata respinta. La fiducia nella May è stata confermata con voto segreto da 200 deputati su 317: uno in più dei 199 con cui ha conquistato la guida del partito nel 2016, a seguito delle dimissioni di David Cameron, per la sconfitta al referendum sulla Brexit. I dissidenti conservatori non sono riusciti a raggiungere la maggioranza assoluta di 159 voti per abbattere la tanto odiata premier.

Il risultato è che sarà ancora Theresa May a dare le carte sulla Brexit, nonostante Bruxelles stia iniziando a contemplare un’uscita senza accordo. La premier ha commentato il voto. “Un numero significativo di colleghi – ha detto – ha votato contro di me. Ho ascoltato quello che hanno detto, ma abbiamo bisogno di continuare a svolgere il nostro lavoro. Dobbiamo portare a compimento una Brexit che rispetti il voto del referendum”.

La May si è detta intenzionata a mandare in porto “una Brexit che funzioni per tutti”. Prima del voto sulla mozione, la premier aveva annunciato che non si sarebbe presentata alle prossime elezioni legislative. Ma il voto di fiducia l’ha indubbiamente rafforzata. Ora, niente è escluso. Neppure una sua ricandidatura. Secondo fonti vicine a Downing Street, in caso di voto anticipato la premier potrebbe ancora guidare i conservatori.

Ma i “brexiteers” più oltranzisti del partito conservatore non si considerano affatto sconfitti dal voto sulla mozione di sfiducia. Anzi, invitano la premier a valutare le dimissioni, visti i numeri comunque significativi del dissenso interno. “Se hai un terzo del tuo partito contro di te – afferma Peter Bone, uno dei falchi Tory – e 150 di coloro che ti hanno dato la fiducia sono a libro paga del governo come ministri, sottosegretari o altro, come credi di poter andare avanti?”. Secondo Bone, per la May è arrivato il tempo di rassegnare le “dimissioni”.

Per il leader dell’opposizione laburista Jeremy Corbyn, il voto in casa Tory non cambia il quadro politico britannico e “non fa differenza per la vita delle persone. Il primo ministro ha perso la maggioranza in Parlamento. Il suo governo è nel caos e non è in grado di portare a casa una Brexit che funzioni per il Paese e metta al primo posto l’economia”.

Aggiornato il 13 dicembre 2018 alle ore 12:44