Brexit, Theresa May affronta il voto di sfiducia

Theresa May pensava di averla scampata. Almeno fino a gennaio 2019. Ma al dramma Brexit si è aggiunta una nuova pagina. Assolutamente imprevista. La fronda interna del Tory, il partito conservatore della premier britannica, ha raggiunto le 48 firme necessarie al voto di sfiducia. Così, la May dovrà sottoporsi ad un pronunciamento del Parlamento altamente a rischio. Stasera, infatti, potrebbe concludersi, in maniera disonorevole, la sua carriera politica. Di fatto, il suo partito l’ha già sfiduciata. Ma se riuscisse superare anche questo scoglio, la premier rimarrebbe alla guida per un anno del partito, e, forse, del governo. Se non dovesse farcela, la May perderebbe tutto: leadership del partito e del governo. Servono 158 voti stasera ai congiurati, su 315 parlamentari, per affondare la premier.

Prima del rinvio del voto si parlava di almeno cento deputati, guidati da Boris Johnson e Jacob Rees-Moog, pronti a metterla sotto. Il risultato della caduta della May avrebbe delle conseguenze politiche disastrose per il futuro del Regno Unito. Sarebbe il caos. E rappresenterebbe un ottimo spot per gli europeisti convinti. Della serie: questo accade a chi decide di lasciare l’Europa unita. Ma la premier si è mostrata combattiva. “Darò tutto per superare il voto e restare leader”, ha detto stamattina.

Secondo la May, “un cambio di leadership, in questo momento, metterebbe il nostro Paese in pericolo e lo farebbe sprofondare nell’incertezza. Inoltre, dato che un nuovo eventuale leader verrebbe eletto solo a fine gennaio, sarebbe a rischio l’intera Brexit: potrebbe essere rinviata o addirittura fermata. Faccio parte del partito conservatore da quarant’anni. Io vado avanti e cercherò di far approvare l’accordo fino alla fine”.

Aggiornato il 12 dicembre 2018 alle ore 12:12