Onu boccia voto a dicembre in Libia, strappo con Parigi

Lo “strappo” sulla Libia si consuma attorno al tavolo del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: la proposta di Parigi di elezioni nel Paese nordafricano il prossimo 10 dicembre - il cosiddetto piano Macron - non passa. Nella risoluzione, proposta dalla Gran Bretagna e varata all’unanimità dai 15, viene esteso il mandato della missione Unsmil di un anno fino al settembre 2019 ma non compare la data fortemente caldeggiata dall’Eliseo e dal Quai d’Orsay, osteggiata invece da Washington e da altre capitali europee. A partire da Roma, che continua a chiedere un quadro costituzionale chiaro e condizioni di sicurezza adeguate per il voto. È proprio questa la linea fissata nella risoluzione varata dal Consiglio di sicurezza riunito al Palazzo di Vetro di New York, in cui ci si limita a chiedere “elezioni il prima possibile purché siano presenti le necessarie condizioni di sicurezza, tecniche, legislative e politiche”.

Lo stesso ministro degli Esteri Enzo Moavero aveva espresso il suo disaccordo sull’insistenza di Parigi per il voto entro fine anno. “Io credo che a decidere la data delle elezioni debbano essere i libici. Né la Francia, né l’Italia, ma i libici”, ha poi sottolineato anche il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, spiegando come “il popolo libico deve poter decidere il suo futuro in libertà e in questo senso il nostro governo vuole dare loro il massimo supporto. L’obiettivo è la stabilità dell’area e le pressioni non fanno bene”. Il governo francese, prima dell’incontro del Consiglio di sicurezza, aveva ribadito che “la Francia continuerà con i suoi partner a sostenere gli sforzi delle autorità libiche e delle Nazioni Unite per garantire il proseguimento del processo politico e, in particolare, le condizioni per la tenuta di elezioni entro la fine dell’anno”. “La Francia - si legge nella nota del Quai d’Orsay - è convinta che solo una soluzione politica, sotto l’egida delle Nazioni Unite, permetterà di stabilizzare la Libia in modo duraturo. Questo è l’obiettivo della roadmap del Rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite, Ghassan Salamé, e il senso degli impegni assunti a Parigi il 29 maggio scorso dai principali protagonisti libici. È anche la volontà che hanno manifestato i libici iscrittisi massicciamente nelle liste elettorali”.

Il braccio di ferro sembra dunque destinato a durare ancora a lungo, e probabilmente a caratterizzare anche buona parte dei lavori dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a fine settembre. Intanto il parlamento di Tobruk, secondo quanto riportano diverse fonti, ha approvato la legge per tenere l’atteso referendum costituzionale: un passo molto importante proprio verso lo svolgimento di elezioni in Libia.

Aggiornato il 14 settembre 2018 alle ore 10:40