Finem mundi?

Donald Trump, ovvero la fine dell’Occidente? Falso. Piuttosto scompare un modello basato sui presupposti del “nemico comune”, come lo furono il nazifascismo e il comunismo marxista-leninista. Al loro posto, troviamo attualmente due semi-totalitarismi rappresentati dalla “democratura” illiberale (la Russia di Putin), e da un’economia capitalista verticalizzata, controllata dal Partito comunista cinese, ibrido inedito tra dittatura e liberismo economico. Nessuno di questi due sfidanti però presenta i caratteri totalitari del nazifascismo o dell’imperialismo sovietico, dato che tutti e tre gli attori principali, Stati Uniti, Russia e Cina, hanno assoluto bisogno di essere i contrafforti (partner politico-economici planetari) l’uno dell’altro. Il dramma vero è che giocano con regole interne del tutto differenti, per quanto riguarda i sistemi di controllo su sostenibilità della produzione industriale e scelta della rappresentanza politica. La Cina è divenuta quel gigante che è oggi, grazie al fatto che l’Occidente ha chiuso entrambi gli occhi sulle condizioni disumane dello sfruttamento del lavoro interno e sull’intervento pesantissimo dello Stato cinese in economia, che mette dazi agli altri ma li rifiuta per sé.

Molti, dato l’atteggiamento ondivago e strumentalmente imprevedibile di Trump, parlano di “Finem mundi” a causa del tramonto dell’ordine mondiale occidentale, con la crisi dei suoi riti del politicamente corretto che presuppone la dittatura ideologica del multiculturalismo e del multilateralismo. Ma è proprio vero che stiano così le cose? Prendiamo il problema delle migrazioni epocali di oggi: dove sono le responsabilità? Certamente in chi ha permesso che la bomba demografica latino-americana e africana crescesse oltre i limiti tollerabili, ben sapendo quanto già da oggi le risorse della Terra siano drammaticamente in esaurimento. La gigantesca pressione alle frontiere di Stati Uniti ed Europa, esercitata dai flussi clandestini di disperati pronti a tutto pur di entrare nel paradiso consumista rappresenta, in realtà, una guerra mondiale mascherata che i miliardi di poveri perderanno, perché gli Stati ricchi hanno un vantaggio tecnologico assolutamente incolmabile per arrestarne la spinta anche con l’uso della forza. La cultura foucaultiana imperante all’Onu e nei media mondiali non ha capito una cosa fondamentale: ovvero, che oggi l’unica materia prima che conti è quella “grigia”.

Agli Stati Uniti basta e avanza la Silicon Valley (le cui Major della “Gig-economy” producono redditi stratosferici e bassissima occupazione) e gli scisti bituminosi per la produzione di petrolio. Del resto: tre secoli fa quanto valevano le risorse del sottosuolo del Golfo Persico? Zero. Così come quelle delle miniere africane di terre rare che solo la tecnologia dei cellulari e dei computer ha reso preziosissime. Sceicchi e leader africani incapaci e rapaci torneranno all’età della pietra, quando ci sarà abbondanza illimitata di energia alternativa (fusione nucleare?) e procedimenti estrattivi che rendano economici i fondali oceanici, rispetto a quelli continentali africani. Nel frattempo, per la salvezza dell’Occidente, occorrerà adottare politiche comuni per: sconfiggere l’immigrazione clandestina, controllare drasticamente la crescita demografica di Africa e America Latina, garantire l’alfabetizzazione tecnologica dei popoli diseredati (in modo che imparino a “pescare” senza danneggiare l’ambiente in cui vivono), rigenerare i territori oggi sconvolti dalla carestia, dalle guerre e dal terrore fondamentalista islamico. Dopo Atlantide nacquero l’Europa e l’America. Ricordiamocelo.

Aggiornato il 19 luglio 2018 alle ore 12:08