Cop23: conferenza Onu sul clima

Complessa, decisiva ma fortemente voluta. Nella città federale tedesca, sotto la presidenza delle Isole Fiji, finalmente ha preso il via la Cop23, la Conferenza delle Parti della Convenzione sul Cambiamento Climatico dell’Onu, dove la comunità internazionale, insieme ai principali attori economici e istituzionali, è chiamata ad affrontare i punti critici, nonché gli strumenti, dell’accordo di Parigi per limitare il riscaldamento globale.

L’accordo di Parigi va mantenuto e rispettato, questo è il pilastro fondamentale su cui regge l’intero impianto programmatico, non negoziabile ma sicuramente modificabile.

Tuttavia, quello che è sul tavolo dei 190 delegati provenienti da tutto il mondo, è un decalogo di regole per l’applicazione dell’accordo di Parigi (Cop21), entrato formalmente in vigore il 4 novembre 2016 e che mira a mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C rispetto al periodo preindustriale.

Nei primi quattro giorni di Conferenza (che vedrà la sua conclusione il 17 novembre prossimo) tre sono stati gli eventi che hanno dimostrato quanto sia delicata la situazione: il presidente Usa, Donald Trump, probabilmente non prenderà parte alla Conferenza di Parigi sul clima che si terrà nella capitale francese il 12 dicembre, la Siria ha confermato la sua adesione all’accordo sul clima di Parigi del 2015 e, infine, sono stati presentati i risultati di un sondaggio condotto dal Wwf in 6 Paesi (Australia, Cina, Francia, Germania, Italia, Usa) da cui emerge come il cambiamento climatico rappresenti una delle maggiori fonti di preoccupazione, anche in relazione agli eventi estremi come la siccità (soprattutto in Italia e Cina).

Non trascurabile, inoltre, un’altra ambizione. La Cop deve incoraggiare con misure certe ed effettive i governi nazionali sulle decisioni già prese nella Cop di Parigi, cioè valorizzare il ruolo degli attori non statali - dalle imprese alle città, dagli investitori ai governi subnazionali - e su come integrarli maggiormente negli impegni internazionali. Inoltre, la Cop23 presenterà la sicurezza idrica come connettore per lo sviluppo umano e vettore per l’adattamento ai cambiamenti climatici degli ultimi tempi.

Ma anche l’Unione europea sta facendo la sua parte infatti le istituzioni Ue nella giornata di ieri hanno raggiunto un accordo provvisorio sul nuovo assetto del mercato delle emissioni (Ets), uno dei pilastri delle politiche europee sul clima. Anche se per considerarsi definitivo l’accordo dovrà tornare in Consiglio per ottenere il placet dei rappresentanti dei Paesi Ue, si tratta indubbiamente di un risultato politico importante. Non a caso il commissario Ue al clima, Miguel Arias Cañete, ha dichiarato che “l’accordo dimostra che l’Unione europea sta trasformando l’impegno e l’ambizione di Parigi in azioni concrete”.

In attesa delle decisioni conclusive della Conferenza ma, soprattutto, dei lavori preparatori della Conferenza di Parigi di dicembre prossimo, fino ad oggi si registra un certo ottimismo durante le riunioni di Bonn. Un clima, anche questo, necessario.

Aggiornato il 10 novembre 2017 alle ore 08:56