Fari sul Piano d’azione congiunto globale

L’accordo sul nucleare iraniano – Jcpoa (Joint Comprehensive Plan of Action) è nuovamente al centro dell’attenzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Com’è noto, l’Amministrazione Obama, gli alleati degli Stati Uniti e la comunità internazionale erano convinti che dopo l’entrata in vigore di tale accordo, l’Occidente ne avrebbe tratto dei benefici e che sarebbe nato un Iran “diverso” e membro responsabile della comunità mondiale, che il Medio Oriente – quindi anche Israele – sarebbe stata la prima regione a godere di questo risultato. Non è chiaro a tal proposito quale processo mentale logico possa immaginare tali benefici in vista di un futuro che vede un Paese in mano a una dittatura islamica sciita che possegga la bomba nucleare.

Il Segretario di Stato americano Rex Tillerson ha detto che da quando è stato confermato l’accordo non si è visto alcun miglioramento sul piano delle relazioni dell’Iran con il terrorismo internazionale. Recentemente, anche Berlino ha fatto alcune dichiarazioni su Teheran: “Gli americani hanno ragione. L’Iran non sta avendo un ruolo costruttivo in Medio Oriente, men che meno nello Yemen e in Libano. Lo Yemen ha un’importanza geostrategica per via del fatto che è la ragione più probabile per la quale Al Qaeda ha cercato di creare un grosso punto di appoggio proprio in quel territorio, motivo per cui l’Iran continua a sostenere gli Huthi. Teheran continua a contrabbandare armi illegali e tecnologia utile a prolungare la campagna degli Huthi, secondo il vice ammiraglio Kevin M. Donegan, alto comandante della marina degli Usa in Medio Oriente. Il New York Times ha citato Donegan dicendo che gli Huthi stanno ricevendo “un arsenale sempre più potente di missili balistici e anti-nave, mine sottomarine e barche esplosive che avrebbero attaccato le navi alleate nel Mar Rosso e nel territorio saudita su tutto il confine settentrionale dello Yemen”.

L’ex inviata Onu Samantha Power ha dichiarato che sono numerose le esportazioni di armi agli Hezbollah libanesi. A due anni dall’accordo nucleare iraniano, gli Ayatollah non hanno cessato di avere un atteggiamento ostile verso l’Occidente e Israele. L’Iran sta violando apertamente le direttive - la risoluzione 2231 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu - e lo spirito dell’accordo continuando impunemente a sviluppare il suo programma nucleare; prosegue i test di lancio di una serie di missili balistici. Si pensi che il missile a medio raggio Khorramshahr ha superato il test di lancio con successo circa quindici giorni fa. Secondo l’agenzia di stampa semi-ufficiale Tasnim, questa nuova arma ha una portata di 2mila chilometri e può trasportare testate nucleari multiple. Per questi motivi il Presidente degli Usa, Donald Trump, sta contestando il Jcpoa e accusando Teheran di collaborazionismo con Pyongyang. La Francia da parte sua ha chiesto al Segretario generale dell’Onu António Guterres di presentare un rapporto esaustivo sui recenti test missilistici.

Rouhani ha detto: “Siamo fieri delle nostre forze armate e delle Guardie Rivoluzionarie (Irgc) dei Basij e delle forze di sicurezza”. L’Irgc è a capo del programma nucleare e missilistico iraniano ed ha il compito di sedare ogni forma di dissenso interno e di esportare la Rivoluzione Islamica del regime all’estero. È chiaro che l’alleggerimento delle sanzioni seguito all’accordo Jcpoa ha portato nelle casse del regime una cospicua somma di denaro che è stato utilizzato per alimentare il terrorismo in tutta la regione e inviare soldati dall’Afghanistan e dal Pakistan a combattere in Siria per aiutare il dittatore siriano Bashar al-Assad.

Nel frattempo i diritti umani in Iran sono sistematicamente violati attraverso condanne a morte per impiccagione e la repressione sulle donne. Sono quasi quarant’anni che Teheran sfrutta l’approccio all’impegno dell’Occidente che in qualche modo ha sostenuto un cambiamento di politica in Iran, in realtà l’asservimento occidentale ci ha portati a un Medio Oriente infuocato dalla guerra e il terrorismo che pervade l’Europa, minaccia la sicurezza e addirittura ne auspica la distruzione dello Stato di Israele. Per questo motivo, Walid Phares – ex consulente di politica estera di Trump, aveva dichiarato di essere favorevole a che Washington utilizzi la Coalizione araba e l’opposizione della dissidenza iraniana contro Teheran. È probabile che il Presidente degli Stati Uniti non certificherà la conformità dell’Iran rispetto all’accordo sul nucleare la prossima settimana. Trump ha l’obbligo di informare il Congresso della sua decisione entro il 15 ottobre. Se non certificherà la conformità dell’Iran all’accordo, il Congresso avrà 60 giorni per decidere se imporre nuovamente le sanzioni e segnare la fine dell’accordo. Il regime degli Ayatollah a tal proposito ha fatto molte minacce dicendo di essere pronto in tal caso ad arricchire l’uranio massi livelli.

Aggiornato il 14 ottobre 2017 alle ore 11:47