La vittoria di Pirro di Angela Merkel

venerdì 29 settembre 2017


La cancelliera Angela Merkel ha vinto il suo quarto mandato, ma il vero vincitore delle elezioni tedesche del 24 settembre è Alternativa per la Germania (Afd), un partito rampante che ha sfruttato la diffusa rabbia per la decisione della Merkel di far entrare nel Paese più di un milione di migranti soprattutto musulmani provenienti dall’Africa, dall’Asia e dal Medio Oriente.

I risultati preliminari delle elezioni mostrano che l’alleanza Cdu/Csu di centro destra della Merkel ha ottenuto circa il 33 per cento dei voti, il suo peggior risultato elettorale in quasi 70 anni. Il principale sfidante della cancelliera, Martin Schulz, e la sua Spd di centro sinistra, è crollato al 20,5 per cento, incassando il peggior risultato di sempre. Al nazionalista Alternativa per la Germania è bastato guadagnare il 13 per cento dei consensi per diventare il terzo partito del Paese, seguito dai liberali del Partito Democratico Libero (Fdp) con il 10,7 per cento; dalla Linke, una formazione di estrema sinistra, con il 9,2 per cento e dal partito ambientalista dei Verdi con l’8,9 per cento.

“Con soltanto il 33 per cento dei voti, la Merkel non ha solo ottenuto il risultato peggiore di tutte le campagne elettorali che ha condotto, ma ha incassato anche il secondo peggior risultato nella storia del partito”, ha scritto Die Zeit.

La Merkel ha ora due principali opzioni per costruire una coalizione di governo: una cosiddetta grande coalizione tra Cdu/Csu e l’Spd oppure una coalizione a tre che comprenda Cdu/Csu, Fdp e Verdi. Costruire una coalizione stabile sarà difficile, visto che tutti i partiti hanno ideologie, piattaforme e priorità diverse. La Merkel ha governato due volte in una grande coalizione con l’Spd ed una nella coalizione con l’Fdp. Schulz ha ribadito che il suo partito non accetterà un’altra grande coalizione perché in tal caso l’Afd sarebbe il primo partito di opposizione della Germania, il che gli conferirebbe speciali diritti e privilegi in parlamento.

Il quotidiano Frankfurter Allgemeine ha previsto che qualsiasi coalizione si disgregherebbe prima della fine della legislatura di quattro anni perché la Merkel dovrà riunire diversi partiti che non potrebbero essere più diversi: “La Cdu/Csu e i Verdi sono mondi diversi. Molte posizioni del liberale Fdp si scontrano con le idee dell’Unione Cdu/Csu. (...) Secondo le stime, le possibilità che tale alleanza duri sino alla fine della legislatura sono ben al di sotto del 50 per cento. È scontato che la Cdu/Csu, Fdp e Verdi formeranno una coalizione temporanea i cui protagonisti esausti getteranno la spugna dopo due anni. (...) E di certo, a quel punto la cancelliera avrà capito da sola che quando è troppo è troppo. Ne conseguiranno nuove elezioni, la fine dell’era Merkel e la formazione di un nuovo governo, guidato dal suo successore”.

Deutsche Welle è d’accordo: “Anche se questi risultati implicano che la Cdu rimarrà il partito più grande della Germania, essi stanno però a indicare una sostanziale perdita per i conservatori che nel 2013 avevano ottenuto il 41,5 per cento dei vori. Con una coalizione a tre che sembra essere la soluzione probabile per evitare un governo di minoranza, la Merkel si avvia a governare il Paese in modo meno stabile rispetto ai suoi tre precedenti mandati”.

Il Financial Times ha aggiunto: “La Merkel è chiaramente indebolita. Nell’ultimo anno, la cancelliera è stata ritratta come l’ultimo alfiere dei valori liberali dell’Occidente in un mondo stravolto da populisti come Trump. I risultati delle elezioni di domenica hanno esattamente evidenziato come il suo sostegno popolare sia diminuito e quanto siano state controverse le sue politiche”.

I risultati elettorali mostrano che più di un milione di voti della Cdu/Csu sono passati all’Afd. Secondo Detlef Seif, un parlamentare cristiano democratico, gli elettori hanno abbandonato la Cdu perché la Merkel avrebbe spostato l’orientamento del partito troppo a sinistra, soprattutto a causa della politica in materia di immigrazione e di apertura sulle nozze gay. “Dobbiamo concentrare maggiormente l’attenzione sui nostri fondamentali valori conservatori”, egli ha detto.

Il leader della Csu, Horst Seehofer, si dichiara d’accordo: “C’è un fianco scoperto nella nostra ala destra e noi dobbiamo chiuderlo imponendo una posizione chiara e chiari limiti”.

Il quotidiano berlinese Tagesspiegel ha scritto: “Angela Merkel governa questo Paese da dodici anni. Ha imposto ai tedeschi un debito pubblico di miliardi di euro per proteggere la parte meridionale dell’Europa dal tracollo e realizzare la sua idea di una comunità europea. Ha scosso l’industria energetica per salvare il clima mondiale e ha aperto le porte del Paese a centinaia di migliaia di rifugiati per un obbligo umanitario. Ha inoltre modificato il concetto tradizionale di matrimonio, inteso come unione di un uomo e una donna, proprio così. Il mondo celebra la cancelliera per tutto questo: è stata chiamata la cancelliera del clima, la salvatrice dell’Europa, è stata vista come una forza stabilizzatrice del mondo. Insomma, è la donna più potente del globo. Nel suo Paese, però, la Merkel si trova ad affrontare il caos, dopo tre mandati governativi. Quello che seguirà è l’inizio di un addio, anche se nessuno può dire oggi quanto durerà”.

In una preoccupante analisi dei problemi economici e sociali che affliggono la Germania apparsa su Die Zeit, si legge: “No, non va tutto bene in Germania. Gli affitti sono in aumento, è in atto un inasprimento delle divisioni sociali, le strade e le scuole sono spesso in pessime condizioni. Con il suo slogan ‘Per una Germania nella quale viviamo bene e volentieri’, la Cdu/Csu ha vinto le elezioni, ma ha perso molti elettori. L’Spd è stato perfino punito con il peggiore risultato registrato nella storia della Repubblica federale tedesca. Le ingenti perdite per la grande coalizione mostrano che troppi problemi sono stati ignorati nella campagna elettorale; non ci sono state risposte concrete ai problemi essenziali della nostra epoca. Questo non è più accettabile. Molti elettori vogliono un governo che trasformi il loro Paese e non che si limiti a gestirlo”.

La Merkel è rimasta sorda agli appelli. Durante una conferenza stampa post-elettorale, ha detto: “Non capisco cosa dovremmo fare di diverso”. Ha inoltre ribadito che non ci saranno cambiamenti nella politica migratoria e un tetto massimo per i richiedenti asilo.

L’Afd ha affermato che lo status quo è inaccettabile: “Cari amici, ora che siamo ovviamente il terzo partito della Germania, il governo dovrà allacciare la cintura”, ha dichiarato Alexander Gauland, ex esponente della Cdu, ora copresidente di Alternativa per la Germania. “Gli daremo la caccia. Daremo la caccia a Frau Merkel, e ci riprenderemo il nostro Paese e la nostra gente”.

Scrivendo per Die Zeit, il commentatore Ludwig Greven ha obiettato che la Merkel dovrebbe dimettersi per salvare i partiti tradizionali tedeschi dall’estinzione politica: “Con i risultati elettorali di domenica, la Germania ha seguito le orme di altri Paesi europei. In Francia, nei Paesi Bassi, in Italia, Austria, Spagna e nei Paesi scandinavi, i conservatori e i cristiano-democratici, i socialisti e i socialdemocratici sono stati gravemente decimati, se non sono addirittura scomparsi del tutto dalla scena politica. Soprattutto nella vicina Austria, dove i cristiano-democratici e i socialdemocratici hanno governato molto più a lungo che in Germania, i due grandi partiti ora raggiungono a malapena una maggioranza parlamentare... Se si spingesse questo spunto di riflessione fino alla sua logica conclusione, l’unica soluzione rimasta e probabilmente anche la più utile è che la Merkel si dimetta. Dovrebbe anche essere il suo ultimo mandato. Se rassegnasse le dimissioni, priverebbe l’Afd del suo ruolo decisivo quale partito di protesta contro la sua politica riguardo ai rifugiati e contro di lei, eterna cancelliera”.

Il principale quotidiano economico e finanziario del Paese, Handelsblatt, ha concluso: “La realtà è che da oggi Frau Merkel è in effetti un’anatra zoppa. Lei stessa una volta ha detto che non voleva essere ‘un mezzo rottame’ che espleta le sue funzioni. Eppure, finora ha eliminato o escluso ogni potenziale successore nel suo partito. Nel suo quarto mandato, la Merkel non si potrà più permettere quel lusso. Parte della leadership pianifica la successione e di allevare una nuova generazione di dirigenti. Al momento, le fila dei candidati presenti nel suo partito, e in tutto lo spettro politico, sembrano deplorevolmente poco convincenti”.

(*) Gatestone Institute

Traduzione a cura di Angelita La Spada


di Soeren Kern (*)