Il nuovo nazionalismo di Trump e l’incoerenza dei governi di sinistra europei

Al discorso di Donald Trump all’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 20 settembre scorso, ancora una volta la maggior parte dei mass media europei ha risposto condannando senza riserve il radicalismo nazionalista, puntando l’indice sull’insistenza del presidente sul ruolo ancora vitale dello “Stato-Nazione” nello scenario internazionale. Per contro, la politica di Trump vede come discriminante solo il non essere “cittadino americano”.

Il “nazional-populismo economico” di Trump, a differenza delle miopi forme di nazionalismo europeo, è aperto a ogni fascia della società americana, senza alcuna discriminante sociale, sessuale, religiosa o ideologica. A fare da discrimine, dunque, sussiste soltanto l’essere o meno americano.

Ma il discorso di Trump è stato contrato anche dalla maggior parte dei leader europei e, a conti fatti, c’era da aspettarselo visto che il concetto europeo dell’essere “Liberale” va certamente contro il significato Repubblicano neoconservatore di Trump, ma abbraccia sempre più l’ideologia socialista dei liberal-democratici della sinistra europea, di cui Emmanuel Macron (in testa!), Angela Merkel e Matteo Renzi ne sono i migliori interpreti.

Se al G20 di luglio scorso Trump ha posto molti interrogativi sulla capacità dell’occidente di voler difendere la propria identità e i propri valori: “Abbiamo fiducia nei nostri valori per difenderli a qualsiasi costo? Abbiamo abbastanza rispetto per i nostri cittadini per proteggere le nostre frontiere? Abbiamo il desiderio e il coraggio di preservare la nostra civiltà di fronte a coloro che la vorrebbero sovvertire o la distruggeranno?”, alle Nazioni Unite Trump ha insistito sul ruolo più che mai vitale della sua visone dello “Stato-Nazione” quale insieme di valori comuni da difendere ad oltranza. Si è quindi scagliato sulla natura autoritaria di alcuni regimi, citando senza mezzi termini le efferate politiche dittatoriali della Corea del Nord e del Venezuela, che non fanno altro che aumentare la povertà e il dissesto sociale all’interno delle loro nazioni. Ma ha anche condannato l’Iran degli Ayatollah (peccato che si sia dimenticato dell’Arabia Saudita! - forse eccessivamente legata agli Usa dagli accordi energetici!) che ancora oggi è contraria a una completa apertura culturale ed economica per il proprio popolo, così come Cuba per le mancate riforme democratiche.

Sulla lotta al terrorismo, infine, Trump, specificando che quanto sta avvenendo in Medio Oriente non è una guerra di religione, bensì mera lotta al terrorismo, ha tentato di parlare al cuore e alla ragione della gente di tutte le nazioni di quelle martoriate terre che ancora oggi sono oppresse dalla guerra. I motivi ideologici che sono all’origine dei conflitti interni devono essere rimossi per poter quindi tornare “alle rigogliose radici della propria nazione (n.a.: di cultura filosofica greca!), centro di irradiazione della civilizzazione e della cultura mondiale, con le persone libere di essere prospere e felici come giustamente credono di essere”. Una lotta specifica, quindi, contro le ideologie che sono nate all’interno dell’Islam deviato!

Insomma, parlando della differenza tra “Regime” e “volontà popolare”, la visione di Trump è sempre più orientata al “non dialogo” e alla “ferma condanna” di tutti quei regimi che fanno derivare il proprio potere dal solo esercizio della violenza e della feroce repressione sul popolo. Nella sostanza, Trump non sta facendo altro che segnare un chiaro ritorno alla tradizionale politica estera repubblicana del dopoguerra di Truman ed Eisenhower, ma anche di Kennedy (Cuba), che aggiunse al quadro internazionale l’esclusiva “inclusività” del popolo amaricano.

Insomma, Trump ci ha parlato di quel concetto di Libertà che è tipico della tradizione americana. “Libertà” nata con la pistola e difesa dalla pistola, che ha trovato la sua unicità e unità nella guerra di secessione americana. Qualcosa di ben diverso, come retaggio storico-culturale, dalla “Liberté” della Rivoluzione francese nata dal popolo e dal forcone! Ma se il popolo americano si è ritrovato sui valori natii professati da Trump, a quando la riscoperta di un concetto di “Libertà” e un’identità tipicamente europea?

Aggiornato il 25 settembre 2017 alle ore 11:52