Iran e Unesco, a che gioco giochiamo?

La dichiarazione che l’Unesco ha fatto in questi giorni in merito alla celebrazione della “Giornata mondiale della pace” da tenersi a Teheran con un evento organizzato presso la Azadi Tower in collaborazione con la Roudhaki Foundation e la Commissione Nazionale iraniana per l’Unesco, è stato reso noto dall’agenzia iraniana “Mehr news agency”.

In Italia nessuno ha parlato dell’evento programmato. Probabilmente nel tentativo di riscrittura della storia di Gerusalemme, l’Unesco ha ritenuto di far rientrare anche questo evento a dir poco anacronistico - visto il livello di pericolosità dell’Iran per la pace mondiale e in particolare la sua politica aggressiva nei confronti di Israele - del resto gli Ayatollah non hanno mai fatto mistero della loro ambizione di distruggere l’odiato nemico.

È certamente significativo rispetto all’atteggiamento che la politica europea ha nei confronti dell’Iran visto e considerato che questa notizia è stata riportata solo dall’agenzia iraniana. A tal proposito, è utile ricordare qual è la situazione dei diritti umani in Iran.

Di recente il regime teocratico degli Ayatollah, presieduto per la seconda volta da Rouhani, ha nuovamente giustiziato un adolescente. Si tratta di Alireza Tajiki, un ragazzo di 15 anni che era stato arrestato con l’accusa di ”comportamento immorale” e ha trascorso sei anni nella prigione di Adelabad di Shiraz situata nell’Iran meridionale. A nulla sono serviti i numerosi appelli a livello internazionale e dopo le richieste della famiglia per ottenere un nuovo processo; dopo sei anni di isolamento il ragazzo oltre ad essere stato torturato, ha subito la pena capitale per impiccagione la condanna a morte in Iran riguarda 5300 prigionieri durante la presidenza Rouhani, la maggior parte di loro ha un’età tra i 20 e i 30 anni.

Il governo Rouhani si caratterizza per essere composto da membri delle Guardie Rivoluzionarie, rapitori, carnefici e torturatori che hanno da sempre un ruolo attivo nell’esportazione del terrorismo e del fondamentalismo nel paese e a livello internazionale. La pena di morte in Iran viene comminata per omicidio, adulterio, stupro omosessualità, baci in pubblico, prostituzione, droga, blasfemia, estorsione, corruzione, contrabbando d’arte, consumo di alcool, rapina, atti contro la morale, pornografia, e per le donne considerate adultere. Mohammad Javad Azari Jaahromi, ministro delle Comunicazioni (quindi colui che autorizza le comunicazioni delle agenzie di stampa) e della tecnologia, è stato un agente del ministero dell’intelligence (Mois) fin dall’età di 21 anni, è inoltre noto per i suoi interrogatori e torture oltre che per la censura. Durante le proteste del 2009 fu nominato direttore della Sorveglianza del Dipartimento Tecnico del Mois allo scopo di controllare e interrompere le comunicazioni dei manifestanti. Ha fatto arrestare svariate persone e sedato le rivolte nel sangue.

Il rapporto con l’Iran è un aspetto cruciale della nuova politica americana in Medio Oriente, ha riflessi importanti per la Turchia, Israele, Russia, Italia ed Europa. La conclusione del Jcpoa non affatto modificato in alcun modo l’atteggiamento dell’Iran. Bensì si sta assistendo ad una esponenziale aggressività nelle dichiarazioni di intento iraniane. Si è radicalizzato il ruolo di attori “proxy” di Teheran e i vari conflitti in Siria, Iraq e Yemen in chiave di preminenza sciita.

La propaganda antisemita e gli appelli alla distruzione dello Stato di Israele, nonché contro i valori occidentali sono perseguiti caparbiamente dalla Repubblica Islamica. Non è mai venuto meno il sostegno ad organizzazioni terroristiche, tanto che, il Dipartimento di Stato americano lo scorso anno ha inserito l’Iran tra i principali Paesi sponsor del terrorismo internazionale.

Pure l’attuazione iraniana dell’accordo nucleare viene rimessa in discussione da numerosi test missilistici nonostante siano vietati da risoluzione del Consiglio di Sicurezza. Sono altrettanto gravi le inosservanze iraniane in merito alle convenzioni e trattati riguardanti i diritti umani che sotto la presidenza di Rouhani sono notevolmente peggiorati. L’Iran è il Paese con il più alto numero assoluto di esecuzioni, comprese quelle riguardanti minori e oppositori politici, la cui repressione è spietata fin dagli anni 80 che furono teatro di numerose uccisioni - in particolare il massacro dei dissidenti nel 1988, uccisero 30mila prigionieri attivisti del movimento di opposizione iraniano Organizzazione dei Mojahedin; negli ultimi anni è peggiorata. Il controllo dell’economia da parte del “Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica”, è annoverata nelle liste internazionali delle organizzazioni terroristiche, operazioni commerciali inconsapevole espongono a forti rischi nei rapporti commerciali con l’Iran.

L’asse di interazione tra l’influenza Iraniana nel conflitto siriano e Hezbollah non hanno preoccupato gli attori europei che dimostrano di non avere interesse a prendere posizione in merito, nonostante in passato durante la presidenza italiana del 2003 l’Unione europea aveva dimostrato una capacità di reazione agli atroci attentati perpetrati da Hamas inserendolo nella lista delle organizzazioni terroriste, oggi non muove un dito malgrado l’esponenziale crescita del terrorismo tanto di matrice sunnita che sciita.

È a fronte di tale situazione che dovrebbe sorgere l’interrogativo in merito a questa decisione grottesca e tragica allo stesso tempo da parte di Unesco di celebrare la pace nel mondo in un Paese governato da un Regime Clericale che ha le mani grondanti di sangue e la cui politica terrorista è ormai la norma. Sarebbe ora che l’Europa e l’Occidente si assumessero le proprie responsabilità difronte all’escalation terroristica che minaccia i nostri paesi invece di collaborare con chi ne è responsabile.

Aggiornato il 21 settembre 2017 alle ore 12:04