Tunisia: passa tra le proteste la “legge di riconciliazione”

Non si placano in Tunisia le proteste per l’approvazione da parte del parlamento della “legge di riconciliazione economica e finanziaria” che per opposizione e società civile cela un’amnistia mascherata per i corrotti dell’ex regime del presidente Ben Ali. Si tratta di un testo nato dalla proposta dal presidente della Repubblica Beji Caid Essebsi nel luglio 2015, presentata dai promotori come un passo necessario per il taglio con il passato, una nuova tappa nella storia del paese e una prova di coscienza patriottica. La legge, nelle intenzioni dei proponenti invece dovrebbe mettere la parola fine alle dispute legate ai funzionari del passato regime prevedendo la riabilitazione di coloro considerati legati all’ex presidente deposto. Una questione che ha suscitato un vivace dibattito fin dalla sua presentazione, con le dure reazioni dei partiti di opposizione che tuttora chiedono il ritiro del provvedimento.

Il collettivo “Manich Msameh” (Io non perdono) ha anche inscenato proteste davanti al parlamento durante le quali è scoppiato anche qualche tafferuglio. “Umilieremo questa legge cosi’ come gli stessi funzionari che si cerca di riabilitare hanno umiliato il popolo tunisino”, ha affermato Mongi Rahoui del Fronte Popolare promettendo, un ricorso costituzionale contro la legge. In aula del resto il dibattito si è surriscaldato al punto da costringere il presidente dell’aula a sospendere la seduta per ben due volte. Mai l’approvazione di una legge ha suscitato tante controversie in Tunisia: riveduta e corretta più volte, con i suggerimenti della “Commissione di Venezia” del Consiglio d’Europa sul diritto internazionale, è schiacciata tra una maggioranza desiderosa di concretizzare una promessa annunciata in campagna elettorale da Essebsi e una opposizione decisa a farla fallire in tutti i modi.

Pur interessando nell’ultima versione solamente gli “ex funzionari dello stato corrotti” (circa 2000) e non più anche gli imprenditori considerati legati all’ex presidente deposto, la legge non placa l’ira delle opposizioni per le quali è stato obbligatorio attendere la risposta sulla validità del testo da parte del Consiglio Superiore della Magistratura. Che però, interpellato in merito, non si è ancora pronunciato. L’opposizione tenta anche di mobilitare l’opinione pubblica, definendo la legge un affronto per i feriti e i martiri della rivoluzione, un favore all’impunità e l’ineguaglianza tra i cittadini davanti alla legge, un incoraggiamento alla corruzione e alla riabilitazione dei corrotti.

Aggiornato il 15 settembre 2017 alle ore 06:32