Come vaccinarsi dal virus totalitario

sabato 12 agosto 2017


Le definizioni di “totalitarismo” sono ormai superate. Ma i movimenti e i regimi totalitari ci sono ancora e fanno morti a migliaia. Agiscono nel Medio Oriente e in Africa, soprattutto, ma si annidano anche nel civile Occidente, anche dove meno ce l’aspettiamo. E’ superata la definizione del Partito-Stato, che oggi riesce a spiegare, al massimo, la Corea del Nord ancora stalinista ed era molto utile per comprendere i totalitarismi del Novecento. E’ superata anche la definizione del totalitarismo come di una “ideocrazia”, perché dopo la morte delle grandi ideologie e utopie del Novecento, oggi i totalitarismi attecchiscono anche nelle religioni tradizionali, nell’Islam in particolar modo. Per riuscire a comprendere il totalitarismo in tutte le sue sfaccettature, Dario Fertilio, firma storica del Corriere della Sera, usa una metafora biologica. Il totalitarismo è come una malattia virale. Le idee e le religioni in cui attecchisce sono i corpi che contagia per potersi espandere, ciascuno con la sua vulnerabilità più o meno forte. Ma il fine è la sua espansione, “potenzialmente all’infinito”, ci spiega Fertilio. “Se il virus totalitario avesse la possibilità di conquistare tutto l’universo lo farebbe. Ma una volta che ha bruciato tutto il suo materiale di combustione, lì inizia ad auto-cannibalizzarsi, come abbiamo visto nelle grandi purghe che caratterizzano tutti i regimi totalitari. E alla fine si autodistrugge”.

Tutto può essere contagiato dal virus, anche il liberalismo occidentale? “Certamente – ci risponde Fertilio – Il virus utilizza tutto ai suoi scopi di espansione. Dal punto di vista del virus, avere a che fare con il Corano, con il liberalismo, con il conservatorismo, con l’ecologismo, è indifferente. Laddove esiste un circuito mentale chiuso, come può essere una religione o una ideologia codificata, il virus agisce con più potenza. Il liberalismo non è ideale come sede di espansione del virus, ma può funzionare se assolutizzo la teoria dei diritti. Se io mi convinco che i diritti siano inviolabili, intoccabili e infiniti, ho posto le premesse del contagio totalitario anche nel liberalismo”. Per diritti, in questo caso, non si intendono tanto i diritti tradizionali, naturali (vita, libertà e proprietà), ma soprattutto i nuovi diritti, che stanno proliferando nell’ultimo mezzo secolo. Fertilio spiega così il soggettivismo dei diritti: “Il fatto che io stabilisca di quali diritti sono titolare, li considero inviolabili e la politica li deve approvare e proteggere. La moltiplicazione dei diritti, che sta avvenendo in Occidente, porta all’impossibilità della loro applicazione, per il solo fatto che i miei diritti confliggono con quelli di un altro. Sta al ‘buon legislatore’ dunque intervenire per stabilire quali sono i diritti da tutelare e quelli che non si possono ammettere”. Nell’era Obama, ad esempio si è assistito al conflitto fra diritti di parità di genere, soprattutto per i gay e diritti di libertà di religione, una battaglia vita in modo decisivo dai primi, che ha comportato una sensibile libertà di espressione per chiunque esprima un punto di vista religioso. Ma gli esempi sarebbero tantissimi.

In Occidente, comunque, l’avanzata di questa forma di pre-totalitarismo è più debole e può essere arrestata in tempo. “La teoria dei diritti è un pericoloso strumento nelle mani del pre-totalitarismo. Sottolineo la distinzione: il pre-totalitarismo è la fase di diffusione del virus totalitario, ma non è affatto detto che si imponga, che prenda in mano la società. Come si è visto nelle elezioni americane, d’altronde: l’egemonismo progressista ha dovuto subire una battuta di arresto con la vittoria di Donald Trump. Una pesante sconfitta, accolta in modo isterico: per una forma di astinenza da virus, mezza America è scesa in piazza non accettando i risultati elettorali”.

Il totalitarismo vero e proprio è, per esempio, oltre allo jihadismo anche il “nazional-comunismo post-sovietico che si è affermato in Russia. Con questo non sto affatto dicendo che Vladimir Putin sia un nazional-comunista. Putin è una macchina politica che riceve il carburante dal nazional-comunismo, ma è e resta un freddo agente dei servizi segreti”. Ma c’è il pericolo che la Russia diventi totalitaria nel senso pieno del termine? “Non lo si può prevedere. Il confine fra leader e movimento totalitario è sottile. Mussolini era al vertice di un movimento totalitario, ma a capo di un regime autoritario, almeno fino alle leggi razziali. Un governo che poi progressivamente si trasformò in totalitario. Putin è oggi a capo il capo politico di un movimento totalitario nazional-comunista, che ha usato per arrivare al potere e mantenerlo e da cui a sua volta si è fatto usare. Per ora resta al vertice di un regime autoritario, però. In futuro potrebbe addirittura scaricare il movimento e cambiare in senso liberale, nel momento in cui il nazional-comunismo si affievolisse. Oppure, come nel caso del fascismo, potrebbe mollare gli indugi e far diventare la Russia un nuovo totalitarismo nazional-comunista. Quando si entra nel campo della singola personalità, bisogna sempre essere molto cauti”.

Lo stesso si può dire di Recep Tayyip Erdogan, un presidente democraticamente eletto dai turchi, come Putin dai russi, ma a cavallo fra autoritarismo e totalitarismo. “E’ un neofita della tradizione nazional-islamica turca. Anche se scarta la componente nazionalista occidentaleggiante di Ataturk e invece accentua l’elemento islamico ottomano, anche per le sue ambizioni di egemonia regionale”. E veniamo al tema più noto, quello del totalitarismo islamico. Il totalitarismo si è evidentemente innestato nella religione musulmana, producendo mostri come Al Qaeda, i Talebani e l’Isis. Ma può essere tracciato un confine netto fra totalitarismo islamico e Islam in quanto tale? “La risposta è sia sì che no – ci risponde Fertilio – E’ impossibile dire che la religione musulmana coincida con l’islamismo ideologico. E sappiamo anche il perché: il virus totalitario usa il Corano e la tradizione islamica per diffondere il contagio, come fa con qualunque altro sistema di pensiero. Ma non possiamo neanche dire che l’Islam non c’entri nulla con il totalitarismo islamista, perché quest’ultimo se ne fa difensore e portavoce esplicitamente, battendosi per le sue tradizioni e per la sua espansione. Questo rischio vale per qualsiasi religione. Qualunque forma religiosa può essere bersaglio del contagio totalitario. Vale, ad esempio, per l’induismo, se noi pensiamo ai movimenti estremisti che stanno crescendo in India”.

Il virus si espande “e il suo modus operandi è sempre inevitabilmente la guerra” – ci spiega Fertilio – “non bisogna illudersi. Quando il regime o movimento totalitario parla di pace, in realtà intende solo una tregua, per organizzarsi e continuare a espandersi”. E come sconfiggerlo è chiaro: “isolandolo, togliendogli di torno il materiale combustibile, per farlo regredire alla sua forma originaria. Ma non ci si deve fare illusioni, perché questo è un virus che non potremo mai estirpare, perché è parte della natura umana”.


di Stefano Magni