Migranti in Germania: boom malattie infettive

mercoledì 9 agosto 2017


Un richiedente asilo yemenita respinto, che è stato ospitato in una chiesa nel nord della Germania per evitargli l’espulsione, ha potenzialmente infettato più di 50 bambini, avendo contratto un ceppo altamente contagioso di tubercolosi.

L’uomo, accolto in una chiesa di Bünsdorf tra gennaio e maggio scorso, è stato in stretto contatto con i bambini, alcuni di tre anni, che frequentavano un asilo della struttura. A giugno è stato ricoverato in un ospedale a Rendsburg dove gli è stata diagnosticata la tubercolosi – una malattia che solo di recente è tornata alla ribalta in Germania.

Secondo le autorità sanitarie locali, bambini, genitori, insegnanti e parrocchiani sono stati sottoposti a controlli per verificare se avessero contratto la malattia, che può avere un periodo di incubazione di mesi o anche di anni. Non è chiaro se l’uomo al suo arrivo in Germania sia stato sottoposto agli esami clinici necessari o se fosse uno delle centinaia di migliaia di migranti che sono passati inosservati.

La paura della tubercolosi ha riacceso i riflettori sul rischio maggiore di contrarre malattie infettive da quando la cancelliera tedesca Angela Merkel ha consentito a circa due milioni di migranti provenienti dall’Africa, dall’Asia e dal Medio Oriente di entrare nel Paese.

Un nuovo rapporto del Robert Koch Institute (RKI), l’istituzione centrale del governo federale tedesco per il monitoraggio e la prevenzione delle malattie, conferma un aumento generalizzato delle malattie dal 2015, quando la Germania ha accolto un numero senza precedenti di migranti.

Il Rapporto annuale sull’epidemiologia delle malattie infettive – che è stato pubblicato il 12 luglio 2017 e fornisce dati sullo stato di oltre 50 malattie infettive diagnosticate in Germania nel 2016 – offre un primo spaccato delle conseguenze sulla salute pubblica dovute al massiccio afflusso di migranti alla fine del 2015.

Il rapporto mostra maggiori incidenze in Germania di patologie come congiuntivite da adenovirus, botulismo, varicella, colera, cryptosporidiosi, febbre dengue, echinococcosi, Escherichia Coli enteroemorragico, giardiasi, infezioni da Haemophilus influenzae, infezioni di Hantavirus, epatite, febbre emorragica, HIV/AIDS, lebbra, febbre ricorrente trasmessa dai pidocchi, malaria, morbillo, meningite meningococcica, meningoencefalite, parotite, paratifo, rosolia, shigellosi, sifilide, toxoplasmosi, trichinellosi, tubercolosi, tularemia, tifo e pertosse.

La Germania è riuscita – almeno finora – ad evitare lo scenario peggiore: la maggior parte delle malattie tropicali ed esotiche portate nel Paese dai migranti sono state contenute e non ci sono epidemie di massa tra la popolazione in generale. Tuttavia, le malattie più comuni, molte delle quali sono direttamente o indirettamente legate all’immigrazione di massa, sono in aumento, secondo il rapporto.

L’incidenza di epatite B, ad esempio, è aumentata del 300 per cento negli ultimi tre anni, secondo il Robert Koch Institute. Nel 2016, sono stati segnalati 3.006 casi in Germania; nel 2014, erano 755. Nella maggior parte dei casi sono coinvolti migranti non vaccinati provenienti dall’Afghanistan, dall’Iraq e dalla Siria. Tra il 2014 e il 2015, l’incidenza di morbillo è salita di oltre il 450 per cento, si registra anche un aumento del numero di casi di varicella, meningite, parotite, rosolia e pertosse. Secondo un rapporto separato del RKI, nel 2015, i migranti hanno rappresentato almeno il 40 per cento dei nuovi casi diagnosticati di HIV/AIDS.

Le statistiche del Robert Koch Institute possono essere solo la punta dell’iceberg. Nel 2016, sono stati segnalati 5.915 casi di tubercolosi; nel 2014, erano 4.488, pertanto, è stato registrato un aumento di oltre il 30 per cento. Alcuni medici, però, ritengono che il numero reale di casi di tubercolosi sia molto più elevato e hanno accusato il RKI di minimizzare la minaccia per evitare di alimentare i sentimenti contrari all’immigrazioni.

In un’intervista a Focus, Carsten Boos, un chirurgo ortopedico, ha avvertito che le autorità tedesche hanno perso le tracce di migliaia di migranti infetti. E ha aggiunto che il 40 per cento di tutti i patogeni della tubercolosi sono multiresistenti e pertanto sono intrinsecamente pericolosi per la popolazione in generale:

“Quando i richiedenti asilo provengono da Paesi con un elevato rischio di infezioni da tubercolosi, il Robert Koch Institute, quale organo più elevato tedesco per la protezione delle infezioni, non dovrebbe sminuire il pericolo. È un istituto federale che usa la correttezza politica per nascondere la spiacevole realtà?

“I media riportano che nel 2015 la polizia federale ha registrato la presenza di circa 1,1 milioni di rifugiati. Sono state presentate 700-800mila domande di asilo e sono scomparsi 300mila profughi. Sono stati sottoposti a controlli? Provengono da Paesi ad alto rischio?

“Si ha l’impressione che nel Robert Koch Institute la mano sinistra non sa quello che fa la destra”.

I quotidiani tedeschi hanno pubblicato una serie di articoli sulla dimensione sanitaria della crisi migratoria. Gli articoli spesso citano operatori sanitari che si occupano in prima persona della cura dei migranti. Molti ammettono che la migrazione di massa ha aumentato il rischio di malattie infettive in Germania. Qui di seguito alcuni titoli:

I profughi spesso portano malattie sconosciute ai Paesi ospiti“; “I profughi portano malattie rare a Berlino“; “Profughi in Assia: Tornano le malattie rare“; “I profughi spesso portano malattie sconosciute in Germania“; “Gli esperti: I profughi portano ‘malattie dimenticate’“; “Si sono triplicati i casi di epatite B in Baviera“; “I casi di tenia in Germania sono aumentati di oltre il 30 per cento“; “Malattie infettive: I profughi portano la tubercolosi“; “La tubercolosi in Germania è di nuovo in aumento, soprattutto nelle grandi città, a causa della migrazione e della povertà“; “I profughi stanno portando la tubercolosi“; “Aumentano le malattie in Germania: Torna la tubercolosi“; “Medico teme il rischio di tubercolosi per l’ondata di profughi“; “Molti più casi di tubercolosi nel Baden-Württemberg: Spesso ne sono affetti i migranti“; “Un esperto: La politica per i rifugiati è responsabile dell’epidemia di morbillo“; “Sono in aumento i casi di scabbia nel Nord Reno-Westfalia“; “Malattie semidimenticate come la scabbia tornano a Bielefeld“; “Venite in contatto con i profughi? Dovreste portare attenzione“ e “Profughi: Un’ampia gamma di malattie“.

Al culmine della crisi migratoria nell’ottobre 2015, Michael Melter, primario presso la Clinica universitaria di Regensburg, ha dichiarato che i migranti arrivavano nel suo ospedale con malattie mai viste in Germania. “Non vedevo da 20-25 anni alcuni di quei disturbi”, egli ha detto, “e molti dei miei colleghi più giovani non li hanno mai visti”.

Marc Schreiner, responsabile delle relazioni internazionali per la Società tedesca ospedaliera (Deutschen Krankenhausgesellschaft), fa eco alle preoccupazioni di Melter:

“Nelle cliniche, è sempre più comune vedere pazienti con malattie considerate debellate in Germania, come la scabbia. Tali malattie devono essere diagnosticate con attendibilità, il che è una sfida”.

Christoph Lange, esperto di tubercolosi presso il Centro di Ricerca Borstel, ha detto che i medici tedeschi disconoscono molte delle malattie importate dai migranti: “Sarebbe utile se le malattie tropicali e le altre malattie rare avessero un ruolo più importante nella formazione dei medici”.

La Società tedesca di gastroenterologia, malattie digestive e metaboliche, di recente ha tenuto un simposio di cinque giorni ad Amburgo per aiutare i medici a diagnosticare malattie che si vedono raramente in Germania. Tra queste patologie spiccano:

Intanto, in Germania si registrano focolai epidemici di morbillo che le autorità sanitarie hanno collegato ai flussi migratori dalla Romania. Secondo il Robert Koch Institute, nel Paese, nei primi sei mesi del 2017, sono stati diagnosticati circa 700 casi, rispetto a 323 casi del 2016. L’epidemia di morbillo si è diffusa in tutti i 16 stati federati tedeschi tranne uno: il Mecklenburgo-Pomerania, un land con una presenza molto bassa di migranti.

L’epicentro dell’epidemia di morbillo è nel Nord Reno-Westfalia, lo stato più popoloso della Repubblica tedesca e quello con il maggior numero di migranti. Nei primi sei mesi del 2017, in questo land sono stati diagnosticati 500 casi di morbillo, la maggior parte dei quali a Duisburg ed Essen, dove una madre 37enne di tre bambini è morta a maggio. Ma anche a Berlino, Colonia, Dresda, Amburgo, Lipsia, Monaco e Francoforte, dove un neonato di nove mesi ha contratto la malattia.

Il 1° giugno scorso, il parlamento tedesco ha approvato una nuova legge controversa che impone alle scuole materne di informare le autorità tedesche se i genitori non riescono a dimostrare di aver consultato un medico per la vaccinazione dei loro figli. I genitori che non rispettano l’obbligo rischiano una multa di 2.500 euro. “Non possiamo essere indifferenti al fatto che la gente muore ancora di morbillo”, ha detto il ministro tedesco della Salute Hermann Gröhe. “Ecco perché stiamo inasprendo le norme sulle vaccinazioni”.

Qualcuno dice che la nuova legge non è sufficiente e invoca l’obbligatorietà delle vaccinazioni per tutti in Germania. Altri sostengono che la legge è eccessiva e viola le protezioni sulla privacy garantite dalla Costituzione; e che spetta ai genitori, e non al governo, decidere cosa sia meglio per i loro figli. Continuano le ripercussioni causate dalla politica migratoria delle porte aperte della cancelliera Angela Merkel.

(*) Gatestone Institute

Traduzione a cura di Angelita La Spada


di Soeren Kern (*)