Il giorno più difficile per il Venezuela

Si è insediata ieri a Caracas la contestata Assemblea Costituente.

Eletta domenica scorsa tra dure opposizioni, scontri, minacce e tanti dubbi di legittimità, il nuovo organismo non sarà riconosciuto dalla maggior parte dei Paesi della Comunità internazionale. Anche gli Stati Uniti hanno voluto rimarcare, con toni forti, le loro perplessità su una questione che non ha nulla di democratico, se non all’interno delle gerarchie di Nicolás Maduro. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Heather Nauert, ha dichiarato: “Il processo è stato truccato dall’inizio, dal modo irregolare in cui le elezioni sono state indette fino al rifiuto, da parte del governo, di permettere agli elettori di opporsi alla modifica della costituzione”.

Un’affermazione che trova maggior forza anche nella denuncia, senza equivoci, che la nuova Assemblea Costituente è “il prodotto illegittimo di un processo scorretto”. Ma Maduro dovrà fare i conti anche all’interno del proprio Paese. Sempre l’altra sera, infatti, il procuratore generale del Venezuela, Luisa Ortega Díaz, ha chiesto ai vertici giudiziari di annullare l’insediamento dell’Assemblea poiché sussistono concreti indizi di reati consumati durante il processo elettorale.

Quello che resta è un Paese in ginocchio, messo duramente alla prova da carestia, repressione e indigenza. E mentre la Comunità internazionale sta facendo di tutto per ostacolare una deriva pressoché autoritaria, l’Unhcr (l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) continua a esaminare le richieste di asilo da parte di cittadini venezuelani che vogliono sottrarsi alle violenze. Secondo l’agenzia dell’Onu, con il perdurare della grave situazione d’ingovernabilità nel Paese sudamericano, il numero delle domande d’asilo da parte dei cittadini venezuelani è aumentato. Lo scorso anno i richiedenti asilo venezuelani, a livello mondiale, sono stati circa 27mila. Dall’inizio del 2017, più di 52mila persone provenienti da quel Paese hanno già chiesto asilo.

In tutta questa surreale idea di democrazia, il presidente Maduro insiste sul fatto che la nuova Assemblea sarà necessaria per ripristinare l’ordine in Venezuela, dopo mesi di crisi economica e politica. Ma ormai sono in pochi a credergli. Né lo faranno migliaia di oppositori in un Paese il cui destino sembra ormai nelle mani di una sola persona.

Aggiornato il 04 agosto 2017 alle ore 21:50