Marcia per la giustizia: in migliaia a Istanbul

Centinaia di migliaia di persone sono scese ieri in piazza a Istanbul per la manifestazione che ha concluso la “marcia per la giustizia” partita 25 giorni fa dalla capitale turca Ankara per iniziativa del partito Chp, principale forza di opposizione al presidente Recep Tayyip Erdogan, guidato da Kemal Kilicdaroglu. Nel quartiere di Maltepe, sulla sponda asiatica della metropoli sul Bosforo, sventolavanono a migliaia le bandiere turche.

Dopo mesi di ambiguità e incertezze su come affrontare le maxi-purghe seguite al fallito golpe, il leader dell’opposizione Kemal Kilicdaroglu ha deciso di puntare sulla piazza per mostrare a Erdogan e al mondo che c’è ancora un’altra Turchia. “La democrazia si indebolisce ogni giorno”, ma “noi vogliamo uscire dalla paura del colpo di stato civile del 20 luglio”, cioè dello stato d’emergenza decretato dopo il putsch, aveva spiegato in un’intervista all’Ansa. Alla guida dal 2010 del partito Chp, erede della tradizione di Ataturk, il “leader calmo” è stato spesso criticato per i suoi toni troppo morbidi di fronte ai ruggiti di Erdogan.

Ma ieri l’ex burocrate alevita ha sfidato anche la sua immagine di capo senza carisma, conducendo (letteralmente) i marciatori fino alla più grande manifestazione dell’opposizione turca negli ultimi anni. “I giudici non prendono più decisioni secondo la giustizia, ma secondo la volontà del Palazzo”, cioè del presidente, ha sostenuto Kilicdaroglu, parlando nella piccola roulette dove ha dormito per i 25 giorni del corteo, accanto a molti dei suoi sostenitori.

L’obiettivo finale sono le elezioni del 2019, le prime che sceglieranno il nuovo ‘super-presidente’ voluto da Erdogan con il referendum di aprile. Per provare a battere lui e la sua “mentalità da dittatore”, punta a catalizzare anche il malcontento del “milione di persone colpite dalle purghe”, considerando anche le famiglie. “Durante la campagna referendaria abbiamo costruito un fronte comune molto forte per difendere la democrazia. C’era l’Hdp (filo-curdo, ndr), parte del Mhp (nazionalista), il partito Saadet (islamico) e tanti altri. Ora in questa marcia c’è la stessa posizione comune, riceviamo sostegno dalla società civile e da altri partiti politici. Ci prepariamo al 2019”, ha spiegato il leader del Chp. La vera sfida sarà proprio il dialogo del suo partito, dalle forti radici nazionaliste, con i deputati curdi. Gli stessi che Erdogan non perde occasione di definire “terroristi”, e che oggi sono in piazza a Istanbul con Kilicdaroglu.

Aggiornato il 11 luglio 2017 alle ore 10:51