Qatar: si riunisce fronte saudita

Il Qatar resiste alla pressione del fronte a guida saudita che lo considera un elemento destabilizzante in Medio oriente. E, allo scadere di un ultimatum, Arabia Saudita, Egitto, Emirati arabi uniti e Bahrein si riuniscono al Cairo nelle prossime ore per fare il punto e, probabilmente, decidere altre sanzioni dopo la rottura dei rapporti anche aerei con Doha, accusata di sostenere terroristi ed estremisti islamici. I quattro paesi il 22 giugno avevano presentato all’emirato alleato degli Usa e massimo esportatore di gas al mondo una lista di 13 richieste e 10 giorni di tempo per soddisfarle.

Si tratta fra l’altro di pagare riparazioni, chiudere una base militare turca e anche la tv satellitare Al Jazeera. Il Qatar, che nega di sostenere terroristi, si è già detto disposto a discutere di sicurezza regionale ma non di farsi limitare nella propria sovranità con richieste “fatte per essere respinte”. Grazie a una mediazione di un altro stato del Golfo, il Kuwait, c’è stato un prolungamento di due giorni della scadenza fino a questa notte. Lunedì il ministro degli Esteri qatariota, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, ha portato a Kuwait City una risposta vergata a mano dall’emiro Tamim bin Hamad Al Thani, ma ufficialmente non è ancora chiaro cosa ci sia scritto: “Stiamo ancora attendendo la risposta dai nostri fratelli in Kuwait”, ha dichiarato il ministero degli Esteri emiratino.

Una fonte araba al Cairo, in linea con le aspettative generate da commenti ufficiali qatarioti dei giorni scorsi, si aspetta un sostanziale rifiuto delle 13 richieste. Nella capitale egiziana si incontrano i ministri degli Esteri dei quattro paesi all’attacco del Qatar, ufficialmente “per esaminare gli ultimi sviluppi dei rapporti” con Doha. La fonte araba ha però sottolineato che “imporre sanzioni supplementari contro il Qatar è divenuta l’opzione più probabile” se Doha “continua ad essere intransigente”. “Si profilano appelli a sospenderla nel Consiglio di cooperazione del Golfo e dalla Lega araba”, ha detto ancora. Anche dichiarazioni del ministro degli Esteri emiratino, Abdullah bin Zayed Al Nahyan, per ora senza precisare quali misure possano venire prese, suggeriscono che i quattro sono pronti all’azione (non però militare o ‘golpistica’, come hanno sottolineato diverse fonti ufficiali).

“Non diamo per fallito ogni tentativo di mediazione come non diamo per acquisito l’esito negativo delle richieste”, ha avvertito però il ministro degli Esteri Angelino Alfano dopo un incontro con il segretario generale della Lega Araba, Ahmed Aboul-Gheit. “Bisogna collocarsi in una logica temporale che non prevede una soluzione immediata”, ha esortato Alfano. La prospettiva di negoziati alla ricerca di un compromesso è stata evocata anche da diplomatici interpellati dal Financial Times, considerata la pressione su Qatar creata dall’embargo saudita e i legami dell’emirato con l’Occidente. Un legame esistente nonostante le accuse di sostenere terroristi in Siria e Libia (come ribadito stasera al Cairo da un portavoce del generale libico Khalifa Haftar) e di fornire un megafono ad estremisti attraverso le onde di Al Jazeera, oscurata in Egitto.

Aggiornato il 05 luglio 2017 alle ore 15:38