Per la liberazione del prigioniero politico Ali Moezzi

Continua la campagna per silenziare e ostacolare la dissidenza politica democratica iraniana da parte del regime degli ayatollah. Le autorità del regime iraniano continuano ad accanirsi nei confronti del prigioniero politico Ali Moezzi. Ali Moezzi è un prigioniero politico e sostenitore dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (Pmoi). Moezzi è stato detenuto per lungo tempo come prigioniero politico anche nel corso degli anni Ottanta ed è padre di due membri del Pmoi. L’ultima volta fu rinchiuso nel 2011 e condannato ad un altro anno di reclusione nel dicembre 2015, nonostante la sua pena fosse stata scontata. Moezzi soffre di diverse malattie e più volte è stato messo in cella di isolamento e torturato. A Gennaio di quest’anno risultava detenuto nella sala 12 della sezione 4 del carcere di Gohardasht a Karaj, ad ovest di Teheran.

Recentemente, grazie alle informazioni fornite dal Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana siamo a conoscenza del suo trasferimento al reparto 8 della prigione di Teheran. Nonostante abbia scontato la sentenza che lo condannava a due anni di reclusione, il regime fondamentalista sta cercando, in tutti i modi, di impedire la sua liberazione. La salute di Ali Moezzi è precaria, soffre di diverse complicanze mediche: cancro alla prostata, un tumore alla vescica e vari problemi renali. L’accusa contro il prigioniero politico continua ad essere quella di “Propaganda contro il Regime”.

La delicata situazione politica in Iran è figlia anche dello scontro in atto da tempo all’interno del regime, tra l’ala che fa capo al presidente “rieletto” Rouhani e a quella ultra-conservatrice che ha come punto di riferimento e guida, non solo spirituale, l’ayatollah Khamenei. Nel sistema teocratico iraniano la quasi totalità del potere è nelle mani del “leader spirituale”, Khamenei; i presidenti della repubblica hanno il compito di mostrare all’estero un diverso volto, funzionale ai diversi momenti storici.

Dunque considerare la dialettica “moderati” - “oltranzisti” nell’ottica del miglioramento dei diritti umani o di un cambiamento del comportamento del regime teocratico è del tutto fuori luogo. Le urla di Ahmadinejad, i sorrisi di Khatami, i proclami di Rouhani sono tattici e funzionali al sistema, che rimane uguale a se stesso.

L’attuale presidente dei mullah è stato un membro dell’apparato di sicurezza (che nella repubblica islamica significa repressione). Fu proprio Hassan Rouhani, in qualità di segretario del Consiglio di sicurezza nazionale, l’artefice, nell’estate 1998, della sanguinosa repressione degli studenti universitari. Tale situazione sta generando un ulteriore accanimento nei confronti della dissidenza democratica. Difendere e tutelare Ali Moezzi significa difendere e tutelare i principi dello Stato di Diritto.

“Nessuno tocchi Caino” si unisce all’appello della Resistenza Iraniana e di numerose organizzazioni non governative, per scongiurare che nuovi capi d’imputazione chiudano Ali Moezzi ancora in carcere e perché sia immediatamente ed incondizionatamente liberato.

(*) Consiglio direttivo di Nessuno tocchi Caino

Aggiornato il 24 giugno 2017 alle ore 14:52