La Catalogna sfida Madrid, referendum il primo ottobre

“Volete che la Catalogna sia uno Stato indipendente sotto forma di Repubblica?”.

È la domanda che sarà posta ufficialmente ai cittadini catalani nel referendum sull’indipendenza annunciato ieri per il primo ottobre dal presidente secessionista Carles Puigdemont. Il leader catalano ha così lanciato l’ultima sfida allo Stato spagnolo e al premier Mariano Rajoy - che denuncia il referendum come ‘illegale’, vietato dalla costituzione del 1978 approvata fra dittatura e democrazia - dopo il ‘no’ di Madrid alle sue offerte di trattativa. “Il referendum non si farà!” ha subito replicato il governo di Madrid.

“Il conto alla rovescia ora è iniziato” spiega El Pais. Puigdemont rivendica per la Catalogna il “diritto di decidere” concesso a Scozia e Quebec. Ma si è sempre scontrato con il “no” granitico di Rajoy appoggiato da tre dei grandi partiti spagnoli, Pp, Psoe e Ciudadanos. Gli stessi catalani sono divisi. I sondaggi danno il “no” all’indipendenza ora in leggero vantaggio ma dicono anche che il 72 per cento vuole votare.

Il governo ha invitato Puigdemont a trattare con il Congresso dei deputati, però a larga maggioranza contro il referendum. Intanto ha deciso di deferire ogni mossa indipendentista alla Corte costituzionale, che boccia sistematicamente ogni iniziativa pro-indipendenza. Sette anni fa aveva affondato lo statuto catalano voluto dal socialista José-Luis Zapatero che riconosceva la Catalogna come nazione. Spingendo milioni di catalani in piazza. Diversi dirigenti secessionisti sono stati incriminati per “disobbedienza”.

Rajoy ha avvertito che deferirà chiunque lavori al referendum “illegale”. Una minaccia che spaventa soprattutto i funzionari catalani - necessari per organizzare il voto - i quali temono di perdere il posto. Per evitare fino all’ultimo di finire nel mirino dei giudici i dirigenti catalani giocano al topo con il gatto. Puigdemont ieri ha annunciato la data del referendum circondato da ministri e deputati secessionisti ma non ha firmato nulla. La Corte costituzionale così per ora non può colpirlo. Nel Parlamento di Barcellona la maggioranza indipendentista ha pronta la legge di disconnessione. Ma sarà approvata solo all’ultimo momento con corsia preferenziale. Sul fronte opposto, Rajoy dispone di cosiddette “armi nucleari” ma è improbabile voglia usarle. L’articolo 150 della Costituzione gli permette di sospendere Puigdemont, e può usare polizia e esercito. Certamente chiederà alla Consulta di dichiarare fuorilegge il referendum non appena firmato il decreto in agosto e alla giustizia di procedere contro chi lo organizzi. Fornitori di urne e funzionari sono avvertiti. Potrebbe poi prendere il controllo dei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, ritirare le urne e recintare i seggi. Puigdemont potrebbe allora replicare con una dichiarazione unilaterale d’indipendenza. Ma l’ultima partita è ancora tutta da giocare.

Aggiornato il 10 giugno 2017 alle ore 09:59