L’Irlanda cambia volto, indiano gay candidato premier

Un medico “prestato” alla politica, con sangue indiano nelle vene e apertamente gay. Ha ben poco di tradizionale il profilo di uno dei candidati in corsa per la guida del prossimo governo dell’Irlanda, Paese ormai in larga parte secolarizzato che troppo spesso il luogo comune della vulgata mediatica continua a etichettare come “cattolicissimo”.

Si chiama Leo Varadkar, ha 38 anni (uno meno di Emmanuel Macron), ed è sceso in lizza per subentrare all’attuale premier (taoiseach in lingua gaelica), il 66enne Enda Kenny, dimessosi dopo 15 anni da leader del Fine Gael, forza di maggioranza sull’isola. Sarà il partito stesso a scegliere il successore, destinato a ereditare anche il timone dell’esecutivo entro l’inizio di giugno. E Varadkar è stato il primo a presentarsi ai nastri di partenza assieme al 44enne Simon Coveney. I due sono accomunati dall’appartenenza a una leva generazionale emergente e dal fatto d’essere entrambi reduci del governo Kenny: titolare degli Affari Sociali il primo, dell’Edilizia l’altro. Ma le somiglianze si fermano qui. Se Coveney, originario di Cork e già varie volte ministro malgrado l’età, rappresenta il prototipo del giovane notabile rampante del Fine Gael - formazione di radici democristiane che da sempre contende ai conservatori liberali del Fianna Fail le leve del potere a Dublino - Varadkar ha alle spalle una storia familiare e personale assai più eccentrica: fuori dagli schemi classici di questa terra.

Nato nella capitale da padre immigrato dall’India e madre irlandese, è passato dalla medicina alla politica qualche anno fa, scalando rapidamente posizioni nel partito e nel governo sotto l’ala di Kenny: il premier dallo stile poco carismatico che ha incarnato la svolta liberal della repubblica su temi quali l’aborto o le nozze gay, talvolta in aperta sfida alla Chiesa cattolica. Ora Leo Varadkar, primo ministro a dichiararsi pubblicamente omosessuale nella storia dell’isola verde, punta a completare la scalata in solitaria. Parte da outsider, secondo i media locali e quelli della vicina Gran Bretagna. Sembra in vantaggio su Coveney, in affanno per le polemiche sulla crisi degli alloggi in Irlanda, ma deve guardarsi dalle intenzioni potenziali di un paio d’influenti veterani ultrasessantenni in agguato, che non hanno ancora scoperto le carte. Come la vicepremier e ministra della Giustizia, Frances Fitzgerald, o come il titolare dell’Istruzione,

Richard Bruton, protagonista di un tentato “golpe” interno contro Enda Kenny già nel 2010. A fare ombra alle chance dell’uomo nuovo indo-irlandese non è in ogni modo tanto la vita privata quanto le critiche a sue recenti iniziative ministeriali di “riforma” del welfare. A partire dall’annunciato giro di vite contro falsi invalidi e presunti truffatori giudicato da più parti un proclama di facciata o magari un tentativo di mascherare l’ennesimo taglio ai servizi sociali. In omaggio a quell’austerità che se ha consentito al Paese d’uscire dalla crisi del 2008, lo ha fatto non senza imporre pesanti pedaggi alla vita di molti.

Aggiornato il 19 maggio 2017 alle ore 14:36