Uk: 423 nuove moschee e 500 chiese chiuse

martedì 11 aprile 2017


“Londra è più islamica di tanti Paesi musulmani messi assieme”, secondo Maulana Syed Raza Rizvi, uno dei predicatori che oggi guidano il “Londonistan”, come la capitale inglese è stata definita dalla giornalista Melanie Phillips. No, Rizvi non è un estremista di destra. Il premio Nobel per la Letteratura Wole Soyinka è stato meno generoso, definendo il Regno Unito “una fogna per islamisti”.

“I terroristi non sopportano il multiculturalismo londinese”, ha detto il sindaco di Londra Sadiq Khan dopo il recente attacco terroristico letale a Westminster. È vero il contrario: i multiculturalisti britannici alimentano il fondamentalismo islamico. Soprattutto, il Londonistan, con le sue nuove 423 moschee, è costruito sulle tristi rovine del Cristianesimo inglese.

La Hyatt United Church è stata acquistata dalla comunità egiziana per essere convertita in moschea. La St Peter’s Church - la chiesa di San Pietro - è diventata la moschea Madina. La Brick Lane Mosque è stata costruita sui resti di un’ex chiesa metodista. Non solo gli edifici sono convertiti, ma anche le persone. Il numero dei convertiti all’Islam è raddoppiato e spesso abbracciano l’Islam radicale, come ha fatto Khalid Masood, il terrorista che ha colpito Westminster. Il Daily Mail ha pubblicato le fotografie di una chiesa e una moschea a pochi metri l’una dall’altra nel cuore di Londra. Nella chiesa di San Giorgio, progettata per ospitare 1.230 fedeli, solo dodici persone si sono riunite per celebrare la messa. Nella chiesa di Santa Maria, ce n’erano venti. La vicina moschea Brune Street Estate ha un problema diverso: il sovraffollamento. È una piccola stanza e può contenere solo cento fedeli musulmani. Il venerdì i fedeli devono riversarsi per strada a pregare. Stando alle tendenze attuali, il Cristianesimo in Inghilterra sta diventando un relitto, mentre l’Islam sarà la religione del futuro.

A Birmingham, la seconda città più popolosa del Regno Unito, dove molti jihadisti vivono e orchestrano i loro attacchi, un minareto islamico domina il cielo. Circolano petizioni per consentire alle moschee britanniche di chiamare con gli altoparlanti i fedeli islamici alla preghiera tre volte al giorno. Entro il 2020, si stima che il numero dei musulmani che partecipano alla preghiera raggiungerà almeno i 683mila, mentre il numero dei cristiani che vanno a messa la domenica scenderà a 679mila. “Il nuovo paesaggio culturale delle città inglesi è arrivato; il panorama omogeneo di una religione cristiana di Stato è in ritirata”, ha detto Ceri Peach della Oxford University. Se quasi la metà dei musulmani britannici ha meno di venticinque anni, un quarto dei cristiani ne ha più di sessantacinque. “In vent’anni, i musulmani praticanti saranno più dei cristiani praticanti”, ha asserito Keith Porteous Wood, direttore della National Secular Society.

Dal 2001, cinquecento chiese di Londra di tutte le confessioni sono state trasformate in abitazioni private. Nello stesso periodo, le moschee del Regno Unito sono proliferate. Tra il 2012 e il 2014, la percentuale di britannici che si identificano come anglicani è scesa dal 21 al 17 per cento, una diminuzione di 1,7 milioni di persone, mentre, secondo un sondaggio condotto dal rispettabile NatCen Social Research Institute, il numero dei musulmani è cresciuto di quasi un milione. I fedeli cristiani stanno diminuendo a una tale velocità che entro una generazione il loro numero sarà tre volte inferiore a quello dei musulmani che vanno regolarmente in moschea di venerdì. Demograficamente, la Gran Bretagna ha sempre più un volto islamico, in posti come Birmingham, Bradford, Derby, Dewsbury, Leeds, Leicester, Liverpool, Luton, Manchester, Sheffield, Waltham Forest (a nord di Londra) e Tower Hamlets (nella parte orientale della capitale). Nel 2015 un’analisi del nome più comune in Inghilterra ha rivelato che al primo posto c’era Mohammed, e le sue variazioni Mohammad e Muhammad.

Le grandi città inglesi sono ad alta densità musulmana: Manchester (15,8 per cento), Birmingham (21,8) e Bradford (24,7). A Birmingham, dove la polizia ha da poco smantellato una cellula terroristica, un bambino ha più probabilità di nascere in una famiglia islamica che cristiana. A Bradford e a Leicester, metà dei bambini è musulmana. I musulmani non hanno bisogno di diventare la maggioranza nel Regno Unito; hanno solo bisogno di islamizzare gradualmente le città più importanti. Il cambiamento è già in atto. Il “Londonistan” non è un incubo della maggioranza musulmana, piuttosto è un ibrido culturale, demografico e religioso in cui il Cristianesimo è in declino e l’Islam prospera.

Secondo Innes Bowen, nelle pagine di “The Spectator”, solo due delle 1700 moschee che ci sono oggi in Inghilterra seguono l’interpretazione modernista dell’Islam rispetto al 56 per cento negli Stati Uniti. I wahabiti controllano il sei per cento delle moschee inglesi, mentre i fondamentalisti deobandi fino al 45 per cento. Un terzo dei musulmani del Regno Unito non si sente “parte della cultura britannica”, secondo un sondaggio dello Knowledge Centre. Londra è anche piena di corti della sharia. Sono oltre cento solo quelle ufficiali. L’avvento di questo sistema giudiziario parallelo “alieno” è stato reso possibile grazie al British Arbitration Act e al sistema dell’Alternative Dispute Resolution. Questi tribunali si fondano sul rifiuto del principio di inviolabilità dei diritti umani, dei valori di libertà e di uguaglianza che sono alla base della Common Law inglese.

Molte personalità inglesi hanno aperto all’introduzione della sharia. Uno dei più alti in grado fra i giudici britannici, Sir James Munby, ha detto che la cristianità non influenza più i tribunali e le corti devono essere multiculturali, che significa più islamiche. Rowan Williams, ex arcivescovo di Canterbury, e il presidente della Corte suprema, Lord Phillips, hanno affermato che il diritto inglese dovrebbe “inglobare” elementi della sharia. L’establishment culturale britannico si sta rapidamente arrendendo ai fondamentalisti islamici, accettando le loro richieste.

Anche nelle università britanniche avanza la legge islamica. Le linee guida delle università, “External speakers in higher education institutions”, prevedono che “gruppi religiosi ortodossi” possano separare uomini e donne durante gli eventi. Alla Queen Mary University di Londra le donne hanno dovuto usare un ingresso separato e sono state costrette a sedersi in uno spazio in fondo alla sala, senza poter porre domande o alzare la mano, come a Riad o Teheran. La Società islamica alla London School of Economics ha tenuto una serata di gala, in cui donne e uomini erano separati da un pannello di sette metri.

Dopo l’attacco al giornale satirico francese Charlie Hebdo, il capo dell’Mi6, Sir John Sawers, raccomandò l’autocensura e “una certa moderazione” nel parlare di Islam. L’ambasciatore inglese in Arabia Saudita, Simon Collis, si è convertito all’Islam e ha compiuto l’haji, il pellegrinaggio alla Mecca. Ora si fa chiamare Haji Collis.

Quale sarà il prossimo passo?

(*) Gatestone Institute


di Giulio Meotti