In Egitto la Russia disegna il futuro libico

venerdì 7 aprile 2017


Alcuni report della scorsa settimana hanno evidenziato la presenza di droni e forze speciali russe nella città egiziana di Sidi Barrani, a soli 100 chilometri dal confine libico. Fonti egiziane, che hanno preferito restare anonime, hanno parlato di 22 unità di forza speciali vicine al confine con la Libia, aggiungendo che, già in precedenza, alcune forze russe erano state avvistate nei pressi del porto egiziano di Marsa Matrouh.

Nonostante le smentite provenienti dal Cairo, è ormai chiaro quale sia il disegno della Russia nel Mediterraneo: sconvolgere l’attuale balance of power per imporre l’uomo di fiducia, Khalifa Belqasim Haftar. Dunque lo spiegamento di forze speciali in Egitto sarebbe, secondo molti analisti, da ricondurre all’interno della più grande cornice delle relazioni internazionali e, in particolare, del futuro della Libia. Il disegno russo sarebbe quello di aiutare militarmente il generale dissidente di Tobruk, Haftar, e successivamente mettere pressione alla comunità internazionale per il riconoscimento del suo governo. Mosca, inserendosi prepotentemente nel futuro libico, riutilizzerebbe la stessa strategia applicata in Siria con l’appoggio a Bashar al-Assad.

Haftar, infatti, resta uno degli attori centrali nella guerra civile libica e non ha mai nascosto l’ambizione di arrivare a controllare tutta la Libia una volta pacificata. Le truppe dell’ex generale di Gheddafi, in contrapposizione a quelle di Fayez al-Sarraj, sono schierate nella regione orientale del Paese (la Cirenaica), dove si trova il 70 per cento delle riserve petrolifere libiche. Mosca, dunque, sfruttando i rapporti con il generale Haftar, allungherebbe le mani sui preziosi pozzi petroliferi della regione e sui due strategici porti per le esportazioni di Ras Lanuf e di al-Sidra, tra i maggiori della costa nordafricana.

In tutto questo, la posizione italiana resta delicata. L’Italia infatti ha riconosciuto, assieme alle Nazioni Unite, il governo di unità nazionale di al-Sarraj come l’unico governo legittimo della Libia. Se l’azione russa in Libia fosse efficace e le truppe di Haftar diventassero il primo interlocutore sul futuro libico, allora la posizione italiana, e dunque i nostri interessi e in particolare quelli legati alla questione migranti, passerebbero pericolosamente in secondo piano. Haftar, intervistato a inizio anno dal Corriere della Sera, ha affermato che “l’Italia in Libia si è schierata dalla parte sbagliata” consigliando di non interferire negli affari interni libici e lasciando che siano i libici a occuparsi del futuro della Libia.

Una possibile vittoria del generale fedele a Mosca spaventerebbe anche Ankara, importante membro della Nato. Se nell’immediato, infatti, le forze russe, attraverso il sostegno ad Haftar, potrebbero essere utili per arginare le attività jihadiste nella regione nordafricana; nel lungo periodo la prospettiva di un’influenza di Mosca sul Mediterraneo orientale eroderebbe la posizione strategica della Turchia, la quale potrebbe, secondo alcuni analisti, spingere per alcune azioni provocatorie nel Mediterraneo. In base ad alcuni recenti sondaggi di Gallup, l’influenza di Vladimir Putin in Grecia è aumentata esponenzialmente a scapito di quella della Nato e dell’Europa. Al governo di Ankara, intrappolato dall’alleanza russa che va dalla Siria di al-Assad a una probabile Libia di Haftar, resterebbe solo la parte settentrionale di Cipro.

Alcuni mesi fa Putin affermò che uno dei più grandi errori dell’età contemporanea è stata la dissoluzione dell’Unione Sovietica e, seguendo i recenti sforzi militari di Mosca, pare proprio che il leader russo abbia un piano per riallacciare legami nella regione Mena (Medio Oriente e Nord Africa).

Gli Stati Uniti, l’Europa e la Nato sono avvisati.

(*) Fondazione De Gasperi


di Nicola Bressan