Trump e il Messico:   opportunità per l’Ue

L’Europa ha sempre trascurato, colpevolmente, l’America Latina. Non l’ha capita Marx, non l’hanno capita le destre dei Paesi latini europei che, pure, dovrebbero avere un legame particolare con popoli che hanno in gran parte il medesimo sangue. E ora che Donald Trump evidenzia tutta la sua antipatia nei confronti del Messico, l’Europa sta perdendo una clamorosa occasione per approfittare della situazione.

Gli Usa hanno sempre considerato l’America Latina come il “giardino di casa” e non sopportano che il giardino si sviluppi in modo eccessivo. Quanto all’Europa, prevale ancora l’idea di popoli latino-americani impegnati soprattutto nella siesta. E si dimentica che il Messico si colloca tra il decimo e l’undicesimo posto tra le principali economie mondiali, fa parte del G20 e cresce anche mentre Brasile e Argentina arrancano.

Indubbiamente gli annunci di Trump in merito a possibili dazi sulle produzioni messicane che arrivano negli Usa potrebbero creare non pochi problemi al presidente Enrique Peña Nieto. E un’Europa in grado di comprendere le dinamiche mondiali sarebbe già intervenuta per approfittare della situazione. Il Messico, che ha il doppio della popolazione italiana, sta registrando un rapido e consistente incremento del ceto medio in grado di spendere per acquistare prodotti di qualità realizzati al di qua dell’Atlantico. E i messicani interessati a volare in Europa per viaggi turistici sono sempre più numerosi. Sarebbe il caso di non trascurare queste opportunità.

I problemi creati da Trump potrebbero trasformarsi in nuove chances per chi sarà in grado di comprendere l’America Latina nel suo insieme. Perché il Messico, “troppo lontano da Dio e troppo vicino agli Stati Uniti” come hanno sempre sostenuto gli abitanti del Paese latino-americano, hanno ora l’occasione per rivolgere uno sguardo a Sud, invece di puntare solo verso Nord.

La rinuncia di Trump al Partenariato Trans-Pacifico (Tpp) e il desiderio di rivedere anche il North American Free Trade Agreement (Accordo nordamericano per il libero scambio - Nafta) spiazza altri Paesi latino-americani, a partire da Cile e Perù. E gli accordi bilaterali ipotizzati dal neopresidente statunitense rischiano di trasformarsi in una sorta di capestro per Paesi che non hanno ovviamente la capacità e la possibilità di imporsi agli Usa.

Inoltre – come ricordato da Luca Lezzi e Andrea Muratore nel loro libro “Il socialismo del XXI secolo” (edito dal Circolo Proudhon) – il Sud America è alle prese con una difficile transizione nei Paesi a guida populista, a partire dal Venezuela ma senza dimenticare i due colossi del Sud, Brasile e Argentina, dove il cambiamento al vertice dei Paesi non ha portato al rilancio. Mancano i leader nazionali e manca un Paese guida. Il Messico, “troppo vicino agli Usa”, potrebbe ritrovarsi ora sufficientemente lontano per poter pensare ad un nuovo ruolo da leader del mondo latino-americano. E per l’Europa avere a che fare con una leadership messicana potrebbe essere un grande affare. A patto di cancellare l’immagine del peon che sonnecchia sotto il sombrero e di non limitarsi a pensare al Messico come al Paese del narcotraffico. Che esiste e provoca morti in quantità, ma che non rappresenta un popolo in piena espansione e con potenzialità di crescita decisamente interessanti. Soprattutto se svincolate dal colonialismo economico nordamericano.

(*) Think tank di geopolitica “Il Nodo di Gordio

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:04