Chernobyl: è finito  l’incubo nucleare

L’incubo nucleare di Chernobyl è domato - per almeno altri 100 anni. Tanto infatti dovrà restare in servizio il gigantesco arco d’acciaio che oggi è stato posizionato sui resti del reattore numero 4, responsabile di quel disastro che nel 1986 gettò nel terrore mezza Europa (e in parte segnò l’inizio della crisi della perestrojka inaugurata da Mikhail Gorbaciov). Uno sforzo - si tratta di uno dei progetti ingegneristici più ambiziosi al mondo - al quale l’Italia ha peraltro preso parte in modo massiccio, contribuendo con “oltre 100 milioni di euro”. Mosca, nonostante le promesse di un’Era di disgelo, segnata anche da una maggior trasparenza, minimizzò per giorni la gravità della sciagura, esponendo a inutili rischi la popolazione coinvolta: ancora oggi non è possibile quantificare con certezza il costo umano dell’incidente. Di certo si sa che le squadre d’intervento rapido - i cosiddetti “liquidatori” - di fatto sacrificarono la loro vita per spegnere l’inferno radioattivo; intorno al reattore venne poi costruito, in fretta e furia, un “sarcofago” di cemento e ferro che aveva il compito di ingabbiare il cuore pulsante del reattore. Una “toppa” che ha svolto il suo dovere per oltre 30 anni, ma che da tempo aveva iniziato a dare segnali di cedimento. La comunità internazionale ha così deciso d’intervenire e oltre 40 fra Paesi e organizzazioni hanno condiviso risorse e conoscenze per trasformare quel rammendo in una soluzione permanente.

L’operazione “New Safe Confinement” ha così raccolto oltre due miliardi di euro di finanziamenti, gestiti ed erogati dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers). “Oggi siamo tutti testimoni di quello che l’Ucraina e il mondo possono fare quando si agisce tutti insieme”, ha detto il presidente ucraino Petro Poroshenko. L’arco - largo 275 metri e alto 108 metri - è stato fatto scivolare grazie all’uso di martinetti per due settimane. Ora gli operai inizieranno a smantellare le parti instabili del “sarcofago”. Il piano prevede di rendere l’area di Chernobyl ecologicamente “sicura” entro novembre 2017 (per quanto un’area di 2,600 chilometri quadrati, pari all’estensione del Lussemburgo, resterà comunque chiusa alla normale attività umana). “Alla realizzazione della struttura ha contributo l’impresa Cimolai di Pordenone che, presso il proprio stabilimento, ha creato le strutture in acciaio ad alta resistenza che compongono l’arco”, ha precisato l’ambasciatore italiano a Kiev, Davide La Cecilia.

(*) Per gentile concessione dell’Ansa

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:00