Moschea a Bucarest:   il “No” in tribunale

Gli oppositori del progetto per la costruzione di una mega-moschea a Bucarest, capitale della Romania, hanno intentato causa al governo nel tentativo di bloccare il piano. La prima udienza in tribunale è stata fissata per il 14 ottobre. L’azione legale cerca di ribaltare la decisione del giugno 2015 dell’allora premier romeno Victor Ponta di approvare la costruzione di quella che diventerebbe la più grande moschea dell’Europa orientale – seconda solo alla Moschea Blu di Istanbul – che sorgerà su una vasta porzione di terreno di proprietà comunale nella zona nord di Bucarest. La proprietà del valore di più di quattro milioni di euro (4,4 milioni di dollari), viene concessa gratuitamente dal governo romeno, mentre i costi di costruzione, stimati in tre milioni di euro (3,3 milioni di dollari), saranno sostenuti dalla Turchia. Ponta ha detto che la moschea recherà vantaggi economici alla Romania perché la Turchia è il principale partner commerciale dei Paesi che non sono membri dell’Unione europea. Gli oppositori della moschea, di cui fanno parte una serie di accademici, storici, politici romeni, gruppi contrari all’immigrazione e anche alcuni musulmani, controbattono che la moschea non solo aumenterà l’influenza turca sulla Romania, ma incoraggerà l’immigrazione musulmana nel Paese.

La moschea di Bucarest è frutto di più di un decennio di colloqui tra il governo romeno e quello turco. L’accordo originale prevedeva un “mutuo scambio” in base ala quale la Romania avrebbe costruito una nuova chiesa ortodossa a Istanbul e la Turchia avrebbe eretto una moschea a Bucarest.

Ma nel luglio del 2015, il premier rumeno Victor Ponta annunciò che il progetto di costruire la chiesa a Istanbul sarebbe stato accantonato perché “non permesso dalla legge turca”. Ponta ha approvato comunque il progetto della moschea a Bucarest, dicendo che è un simbolo multiculturale dell’accettazione della comunità musulmana da parte della Romania. La decisione di Ponta di approvare la moschea, che imiterà l’architettura di epoca ottomana, è stata accolta con indignazione in un Paese che è stato sotto la dominazione turco-ottomana per quasi cinque secoli, fino al 1877.

“La Turchia tenta una simbolica conquista dell’Europa attraverso queste moschee”, sostiene Tudor Ionescu, leader del Partito Noua Dreaptă (Nuova Destra) contrario all’immigrazione. “Non so perché siamo i destinatari di una tale ‘benedizione’”. Noua Dreaptă ha organizzato una manifestazione di protesta contro il progetto, in cui i partecipanti scandivano slogan del tipo: “La Romania non è una provincia turca”.

Gli oppositori affermano che la notevole dimensione della moschea è sproporzionata rispetto allo scarso numero di musulmani che abitano Bucarest. Il progetto, che interessa una superficie di 13mila metri quadrati situata nei pressi del centro fieristico Romexpo, include una moschea che potrà ospitare 2mila fedeli, una scuola coranica, una biblioteca e un centro ricreativo. A Bucarest vivono circa 9mila musulmani che dispongono di dieci moschee sparse per la città. La comunità musulmana in Romania è di 65mila persone, ossia meno dell’uno per cento della popolazione del Paese di 19,5 milioni di abitanti. La maggior parte dei musulmani è di etnia turca e tartara e vive nella Dobrugia, una regione situata nel sudest della Romania. In un’intervista a Balkan Insight, lo storico Ionut Cojocaru ha detto: “È alquanto strano che venga costruita una grande moschea in un Paese dove il numero dei musulmani è esiguo. Questo è solo un segnale della politica neo-ottomana della Turchia, che intende promuovere i propri interessi economici e politici in tutti i Balcani”.

La Turchia è smaniosa di erigere enormi moschee in tutti i Balcani e nell’Europa orientale per tentare di espandere la propria influenza – e il suo marchio dell’Islam – nella regione. Lo specialista di Balcani Michael Bird scrive che secondo molti osservatori il programma del presidente turco Recep Tayyip Erdogan di costruire moschee ovunque nel mondo fa parte del piano volto a far sì che la Turchia si configuri come nazione musulmana preminente.

“In sostanza, ogni moschea costruita all’estero con un marchio turco sembra contribuire ad attuare la strategia di Ankara di mostrarsi come una grande potenza islamica”, ha affermato Kerem Oktem, docente di Turchia moderna presso l’Università di Graz.

Ozgur Kazim Kivanc, un attivista contrario alla distruzione dei beni pubblici operata da Erdogan per costruire moschee, ha aggiunto: “L’Impero romano soleva costruire templi nei luoghi conquistati per ricordare alla gente la propria conquista. Pensiamo che l’impulso sia lo stesso. I luoghi di culto non sono obbligatori per un sistema di convinzioni da diffondere – soprattutto nell’Islam. Questo progetto non riguarda la religione, è un tentativo da parte delle autorità di marcare il territorio attraverso un monumento”.

L’ex presidente romeno Traian Basescu teme che la moschea di Bucarest possa alimentare l’estremismo islamico nel Paese. Egli ritiene che il progetto della moschea sia “irresponsabile” e rappresenti una minaccia alla sicurezza nazionale. Su Facebook ha scritto: “Forse non si riesce a immaginare una stazione della metropolitana di Bucarest, nelle ore di punta, dove un giovane uomo potrebbe farsi saltare in aria in nome di Allah. O forse la vostra intelligenza non riesce a immaginare dei falliti giovani romeni che vengono spediti nei campi di addestramento in Siria, Iraq o in Afghanistan e poi rimandati in Europa per arrecarci i benefici dello Stato islamico”.

Lo Stato islamico ha più volte ribadito che la Romania e altre zone dell’Europa orientale e dei Balcani fanno parte del suo “Califfato panislamico”. Omar Bakri Muhammad, un noto predicatore fondamentalista sunnita, che ha reclutato jihadisti britannici per l’Isis, ha affermato che la Romania è territorio islamico. In un’intervista al quotidiano bulgaro 24 Chasa (24 Ore), Omar Bakri ha detto: “Quando l’Islam entra in una terra, quella terra diventa islamica e i musulmani hanno il dovere di liberarla un giorno. La Spagna, ad esempio, è terra islamica, e così l’Europa orientale: Romania, Albania, Macedonia, Serbia, Kosovo e Bosnia”.

Inoltre, secondo Basescu, la moschea – la prima ad essere costruita nella capitale romena (i luoghi di culto islamico sparsi nella città sono edifici convertiti in moschee o sale di preghiera) – in realtà non è stata pensata per la popolazione musulmana di Bucarest, ma per i migranti musulmani che arriveranno nei prossimi anni. Durante una visita in Romania compiuta nell’aprile 2015, il presidente Erdogan ha detto che la moschea sarà “la più bella espressione di dialogo e solidarietà tra i due Paesi”.

Un leader musulmano romeno ha però mostrato scetticismo verso le intenzioni della Turchia. “Ne abbiamo sentito parlare in televisione come tutti gli altri - ha commentato - Siamo musulmani romeni, ma ora stanno arrivando i turchi e si prendono la terra. Quando completeranno la costruzione, non ci vorranno lì. Quindi, siamo stati venduti e buttati fuori”.

Nel corso di una visita ufficiale in Turchia, nel marzo 2016, il presidente romeno Klaus Iohannis ha cercato di rassicurare Erdogan del fatto che il progetto della moschea sta andando avanti, nonostante l’opposizione nel Paese. Commentando il viaggio, il quotidiano România Liberă ha scritto: “A quanto pare, Iohannis non ha chiesto nulla, se non una misera cappella ortodossa che probabilmente sarà costruita da qualche parte nella periferia di Istanbul, in cambio della costruzione della moschea. (...) Erdogan ha ereditato dagli ottomani l’abilità di fare sentire gli ospiti più importanti di quello che sono. (...) Iohannis è stato accolto con una cerimonia militare, con tanto di spari di 21 colpi di cannone, che solo i sultani offrono ai loro ospiti. (...) Alla fine, però, Erdogan lo disprezzerà per essersi lasciato ingannare e per averlo aiutato a trasformare il presidente di un Paese membro dell’Unione europea in un vassallo della sua corte”.

Alcuni politici romeni ora invocano un referendum sulla moschea. Più del 90 per cento dell’opinione pubblica è contraria al progetto, secondo un sondaggio online condotto dal quotidiano mainstream Gândul. Intanto, con la causa intentata si chiede alla Corte di annullare la concessione gratuita di terreno urbano disposta dal governo per la moschea in progetto. L’azione legale ribadisce: “Si ritiene che la concessione gratuita del terreno che, paradossalmente, apparteneva alla famiglia del principe Constantin Brâncoveanu, che fu decapitato dai turchi il 15 agosto del 1714, sia un tradimento del popolo romeno. Nell’attuale contesto in cui tutta l’Europa è messa in ginocchio dagli attacchi terroristici sferrati dagli estremisti musulmani, abbiamo il diritto di temere la creazione di scuole islamiche. Crediamo che lo Stato romeno non sia in grado di garantire la sicurezza dei propri cittadini e l’approvazione della costruzione di una mega-moschea in Romania potrebbe costituire un precedente con indesiderate conseguenze catastrofiche”.

(*) Gatestone Institute

(**) Nella foto: 10 aprile 2016, i romeni protestano contro la proposta di costruire una mega-moschea a Bucarest (fonte dell’immagine: RT video screenshot).

Traduzione a cura di Angelita La Spada

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:06