Tocca all’Italia salvare l’Europa

In un’intervista a “La Stampa” di Torino Martin Kobler, capo della missione Onu in Libia, ha messo a nudo una realtà che nessuna giaculatoria buonista può edulcorare.

“Nelle nostre liste - ha dichiarato - ci sono 235mila migranti che aspettano solo l’occasione per andare in Italia, e lo faranno”. Come ammette lo stesso Kobler, il problema è causato dallo sfascio libico dal momento che soltanto il ripristino della normalità nel funzionamento degli apparati istituzionali locali potrebbe arginare il fenomeno migratorio. È notizia di questi giorni che il Governo italiano, rispondendo a una richiesta delle autorità di Tripoli, stia inviando una missione umanitaria a Misurata. L’intervento prevede l’installazione di un ospedale da campo. Il contingente italiano in partenza per la Libia è formato da personale sanitario assistito da 200 paracadutisti del 186esimo Reggimento della Brigata “Folgore”. L’esecutivo libico, guidato dal primo ministro Fayez al-Sarraj, saluta e ringrazia per la disponibilità italiana a soccorrere i feriti nei combattimenti che le brigate di Misurata stanno sostenendo contro le forze affiliate allo Stato Islamico di Al-Baghdadi.

Sarà pure che la generosità non ha prezzo, ma un segno tangibile di gratitudine da parte dei libici verso l’Italia sarebbe apprezzato. Il signor Fayez al-Sarraj potrebbe favorire la creazione, nell’area messa in sicurezza dai militari italiani, di un hotspot, pagato e mantenuto dal governo di Roma, da destinare all’accoglienza dei richiedenti asilo in Europa prima che questi tentino, da clandestini, la traversata del Canale di Sicilia. Che male ci sarebbe a mettere in piedi sulla costa libica una struttura del tutto simile a quelle che già operano sul nostro territorio? Ve lo diciamo noi che male c’è. Un’iniziativa di buon senso sarebbe devastante per la variopinta combriccola “buonista” nostrana che non vuole che s’interrompa la giostra dell’accoglienza. Eppure, il Governo italiano avrebbe tra le mani la possibilità di salvare l’Europa.

Se l’Unione è in crisi esistenziale, come ammette lo stesso Jean-Claude Juncker, lo si deve principalmente al fatto che gli Stati membri stanno vivendo con angoscia la vicenda dell’ondata migratoria. Se i cosiddetti movimenti populisti avanzano dappertutto nel Vecchio Continente, se barriere vengono innalzate e muri eretti all’interno dell’Unione, una misura drastica che interrompa il flusso migratorio incontrollato potrebbe arrestarne l’implosione. Finora il nostro Governo ha preteso l’impossibile dai partner europei, brigando affinché accettassero di sobbarcarsi l’onere di accogliere i clandestini approdati in Italia. Ma l’unico effetto prodotto dal duo Renzi-Alfano è stato quello di rendere i governi “amici” ancor più diffidenti e ostili verso il nostro Paese. Ventimiglia, Como, il Brennero lo dimostrano oltre ogni ragionevole dubbio. Dopo la chiusura della rotta balcanica il problema si focalizza sul Canale di Sicilia.

Comunque sia, il boccino della soluzione finisce sempre col rimbalzare nei palazzi romani. Tocca al Governo italiano decidere se questa Unione europea, di là dalle sparate propagandistiche del tipo: gita a Ventotene, debba avere o meno un futuro. Sembra impossibile che qualcosa di vitale possa dipendere da noi, ma è così. Altri ve ne sono di scogli sui quali la barca europea rischi d’infrangersi ma, al momento, il problema numero uno resta l’ondata migratoria incontrollata. Su questo argomento si è giocata gran parte della Brexit, l’Austria sta per consegnarsi alla destra anti-immigrati dell’Fpö e in Ungheria, il prossimo 2 ottobre, un referendum sull’accoglienza, dall’esito scontato, metterà la parola fine a ogni politica di solidarietà comunitaria.

Se non si vuole che tutto venga giù tocca all’Italia metterci una toppa. Ma il punto di domanda è drammaticamente sempre uguale: può riuscirvi una classe di governo che pensi solo al proprio bene e a null’altro?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:05