La risposta evangelica e quella politica al terrorismo (2)

Caro direttore, indubbiamente un gran bel fondo, il tuo dell’altro giorno sull’Opinione. Salvando nel suo insieme la figura di Papa Francesco, hai sottolineato un aspetto non trascurabile della complessità del gioco al massacro perpetrato dai jihadisti europei, acutizzatosi nell’ultimo periodo con lo sgozzamento in chiesa di un ottantaseienne sacerdote, effettuato nel nome di Allah. Ben asserisci, nel finale, che “si tratta di accettare l’esistenza di una guerra dichiarata dal fondamentalismo islamista e, successivamente, di riconoscere che a questo tipo di guerra asimmetrica, anomala, diversa, si possa e si debbano dare risposte asimmetriche, anomale, diverse”.

Una analisi giusta e sensata, ma a mio giudizio, incompleta. Allo stato di “guerra” dichiarato dal fondamentalismo islamico non si può, infatti, cercare di identificare più concretamente chi è il nemico da combattere. Ecco, quindi, che contrariamente anche a quanto più volte dichiarato da Papa Francesco, ci si accorge che parlare di fondamentalismo automaticamente ci riporta alla matrice religiosa dell’Islam. L’Islam, infatti, è l’unica religione monoteista che nel suo unico riferimento coranico contempla per circa l’80 per cento della Rivelazione contenuti politici a carattere sociale, lasciando un misero 20 per cento al messaggio universale tipicamente religioso.

Non solo, ma in quell’80 per cento maggioritari politico si leggono anche chiari riferimenti, se non incitamenti, al jihadismo perverso. Il più appropriato nel caso del sacerdote francese: Sura 8:12 «E quando il tuo Signore ispirò agli angeli: “Invero sono con voi: rafforzate coloro che credono. Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi! E ciò avvenne perché si erano separati da Allah e dal Suo Messaggero”. Allah è severo nel castigo con chi si separa da Lui e dal Suo Messaggero».

Potrei continuare con molte altri versetti, ma credo sia prioritario cercare di capire che, oggi più che mai, una parte del mondo islamico continua a professare un ritorno alle origini dell’Islam, attuando quella politica che Maometto e suoi più fedeli compagni misero in pratica per sconfiggere la “corruzione (ideologica, morale e materiale)” che imperversava non solo in Arabia Saudita, ma in tutta l’area mediterranea.

E allora, caro direttore, non credo basti limitare le accuse ai soli jihadisti fondamentalisti. Il problema è molto più serio, perché va a interessare chiunque creda nel Corano, nel messaggero di Dio e, soprattutto, nella sua interpretazione. In altre parole, per ben comprendere quale nemico è da combattere e annientare, pena la nostra stessa sopravvivenza, c’è dunque bisogno di andare a scoprire “chi” è alla base di questa ideologia perversa che, pur partendo dalla stessa matrice comune: il Corano, identifica nella sua “increatività” (cioè il tutt’uno nella contemplazione del Corano e di Dio) e quindi della sua “immutabilità nel tempo”, “unicità” e “infallibilità”, l’ideologia di fondo che porta all’azione il Jihadismo deviato.

Più di un secolo fa il beato Charles de Foucauld scriveva: “Secondo la loro fede, i musulmani ritengono l’Islam come la loro vera casa e i popoli non-musulmani come destinati a essere sopraffatti da loro o dai loro discendenti... La loro fede li assicura che usciranno vincitori da questo scontro con gli europei. Ritengo che se i musulmani del nostro impero coloniale del Nord Africa non si convertono, sorgerà un movimento nazionalista simile a quello della Turchia (ottomana). Si formerà una élite intellettuale nelle grandi città, educata in Francia, ma senza lo spirito né il cuore francese, una élite che avrà perso la fede islamica, ma che ne conserverà il nome per influenzare attraverso di essa le masse. D’altra parte, la massa dei nomadi e dei contadini resterà ignorante e distante da noi, fermamente maomettana, portata all’odio e al disprezzo contro i francesi, contro la nostra religione, contro il nostro dominio, non sempre benevolo. Il sentimento nazionalista e barbaresco crescerà nell’élite colta. Quando troverà l’occasione, per esempio durante qualche situazione difficile per la Francia, interna o esterna, utilizzerà l’Islam come una leva per sobillare le masse ignoranti e così cercare di creare un impero musulmano indipendente in Africa”.

Alle chiare parole di Foucauld, io mi permetto aggiungere che, oggigiorno, bisogna andare a cercare chi ha alimentato questa nuova matrice francese deviata. Com’è nato lo Stato Islamico che appare foriero di tutte le malvagità protratte dall’Islam deviato? Beh, senza dilungarmi oltre, proviamo a dare uno sguardo a quelle frange “religiose” (i discendenti della famiglia Wahabita) dell’Arabia Saudita che hanno dato origine al pensiero di Osama Bin Laden prima e di Abu Bakr al-Baghdadi o di qualsiasi altra ideologia deviata, dai Fratelli Musulmani a qualsiasi altra forma di Salafismo radicale nato nell’ultimo secolo. Oltre alle azioni antiterrorismo che l’Occidente sta con tanta difficoltà portando avanti, è quindi l’Islam stesso che deve combattere e cancellare dal proprio retaggio la matrice più perversa del lato politico di questa religione. Sono i musulmani, in particolare quelli europei, che dovranno rivisitare la propria lettura e interpretazione del Corano, non più alla sola immutabile visone della rivelazione coranica dei tempi di Maometto, ma aggiornandola con fede e ragione ai valori costituzionali delle Nazioni europee che loro stessi hanno scelto come Patria e luogo di vita.

Un invito, dunque, a mobilitare i musulmani europei a sollevare il dialogo al loro interno per ben ridurre al definitivo silenzio qualsiasi accenno alla increatività dogmatica del Corano!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:59