Il trionfo della superstizione

A poche ore dagli attentanti, siano essi a Parigi o Bruxelles o Orlando (mai Tel Aviv o Gerusalemme), le bacheche dei social network, che altro non sono che gli ambienti da bar riproposti su scala mondiale, si riempiono di foto che invitano a pregare per le vittime, di tricolori per esprimere sostegno alle nazioni colpite, di catene di condivisioni per rimarcare che non tutta l’umanità è brutta e cattiva, che non tutti i nostri nemici sono davvero tali e c’è chi vorrebbe obbligarci a chiedergli pure scusa. Si invita al silenzio, ma in realtà il brusio è talmente alto che, immancabilmente, si accendono dapprima le polemiche, poi scatta la gara a chi la spara più grossa, tra idee di complotti, macchinazioni e strategie del terrore. Proprio come nei bar, c’è sempre qualcuno che crede di essere più furbo e sgamato degli altri.

A poche ore dall’omicidio della parlamentare laburista Jo Cox, mentre in Gran Bretagna la campagna referendaria veniva sospesa, anche in Italia è ripresa la competizione a colpi di tweet e post su Facebook per rendere la propria voce ancora più chiassosa tra tutte quelle che affollano il bar. In ben pochi sono rimasti in silenzio per porgere rispetto alla donna uccisa e per riflettere sulla drammaticità dell’evento: al contrario, in faccia al più cinico dei cinismi, c’è stato un senatore grullino che ha scritto che è il caso di colpirne uno per educarne cento, un economista (?) leghista che si è chiesto se soltanto lui vedesse una manovra orchestrata dai piani alti europei per scongiurare il rischio Brexit dietro all’assassinio, una serie di giornalisti che si sono messi a fare i conteggi – a cadavere ancora caldo – sull’esito del voto del prossimo 23 giugno, titolisti che si sono scervellati per aprire il giornale con una frase ad effetto, sperando di vendere qualche copia in più in un mercato mediatico in netto ribasso.

Nemmeno il Regno Unito è esente da tale malanno, ci mancherebbe: il Guardian oggi ha deciso che è anche colpa del Daily Mail se la Cox è stata freddata per strada, altrove si leggono opinioni pieni di distinguo e pensieri sottintesi sui mandanti morali ecc. ecc. ecc.. Dopotutto, le ultime settimane hanno registrato una impennata nelle polemiche tra le due fazioni in campo, Leave e Remain, e il fatto che la Cox fosse una convinta sostenitrice della seconda ha, purtroppo per lei, aggravato la situazione.

Purtroppo per lei perché invece di tacere e ritirarci per lasciare spazio alla preghiera e alla speranza per renderle tributo, proprio non si riesce a fare a meno delle parole inutili. È il riproporsi del cerimoniale descritto all’inizio, che si adatta facilmente ad una cultura che ha smarrito il senso religioso delle cose, perché ritenuto oscurantista, per affidarsi piuttosto alla superstizione, ovvero, vocabolario alla mano, “l’insieme di credenze o pratiche rituali dettate da ignoranza, frutto di errore, di convinzioni sorpassate, di atteggiamenti irrazionali” che spesso e volentieri trovano una platea disposta ad ascoltarle ed applaudirle in un bar, dopo diversi bicchieri ingurgitati.

 

(*) Articolo tratto da Rightnation

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:31