«Come frenare la fuga dei cervelli»

mercoledì 20 marzo 2013


Una delle opinioni più ricorrenti tra i graditi ospiti di questa rubrica è quella secondo la quale l’unione tra la creatività italiana e il fecondo ambiente americano genera opportunità e successi altrimenti molto difficili. Capita in vari campi, ma mai come in quello della ricerca. Sono migliaia gli scienziati, gli intellettuali e i ricercatori italiani che svolgono la propria opera negli Stati Uniti, a volte cacciati dal nostro Paese senza pietà né opportunità, a volte semplicemente soddisfatti di poter dimostrare la propria eccellenza senza dover fare una gara con ostacoli sempre più alti, inutili e dannosi, senza sentirsi un peso invece che una risorsa. Nessuno meglio del Prof. Vito Campese ci può parlare di questo fenomeno, di urgente e dolorosa attualità.

Prof. Campese, lei è uno dei prestigiosi professionisti italiani di altissimo livello che svolgono la propria opera negli Stati Uniti. Qual è la sua storia?

Mi sono laureato nel 1966, summa cum laude, in Medicina e Chirurgia all’Università di Bari. Nel 1973 mi sono specializzato in Nephrologia presso la stessa Università. Nel 1974 mi sono trasferito negli Stati Uniti per un fellowship di un anno, per specializzarmi nello studio del ruolo del sistema nervoso simpatico nelle ipertensioni arteriose. Alla fine di quel primo anno, i miei mentors americani, mi hanno suggerito di rimanere per un secondo, al termine del quale mi hanno offerto un posto di assistente universitario. Accettare non è stata una decisione facile, poiché, a quel tempo avevo già un posto di ruolo alla Università di Bari. Ma decisiva, nella scelta, è stata una dichiarazione del mio mentor a Bari il quale, rispondendo alla mia richiesta di avere, al mio ritorno, la garanzia di un laboratorio che mi consentisse di continuare le ricerche che avevo intrapreso negli USA, mi rispose: “Ritorni e poi vediamo”. Negli Stati Uniti ho avuto la possibilità di fare una carriera universitaria di successo e di diventare direttore della Divisione di Nefrologia ed Ipertensione arteriosa, presso una prestigiosa università, grazie solo alle mie capacità e alla perseveranza. Senza “l’aiuto” di nessuno. Quest’obiettivo, in Italia, purtroppo non è sempre facile da raggiungere con le proprie forze.

Lei è il Presidente di ISSNAF, Italian Scientists and Scholars in North America Foundation. Cosa è ISSNAF, come nasce e quali programmi ed attività porta avanti?

ISSNAF è una fondazione che nasce per sopperire un bisogno sentitissimo dalle Istituzioni Italiane di creare una organizzazione per e di tutti gli scienziati e uomini di cultura italiani, che operano nel Nord America. Ne fanno parte oltre duemila italiani che lavorano, studiano, insegnano, fanno ricerca negli Stati Uniti e Canada in tutti i settori delle scienze e delle facoltà umanistiche. E’ un patrimonio umano di valore inestimabile, ignorato anche se (quando necessario) apprezzato in Italia ma che potrebbe certamente costituire un punto di riferimento e di forza per potenziare il livello scientifico e culturale del nostro paese di origine. L’Italia sta vivendo una fase di involuzione, causata anche dalla scarsa attenzione prestata al nesso che esiste tra ricerca scientifica, innovazione e sviluppo economico. E una società che non comprende ed ignora l’importanza di questo trinomio scienze- innovazione-sviluppo è una società destinata al declino. ISSNAF si propone di infrangere questa barriera culturale intraprendendo iniziative intese ad incrementare gli accordi e progetti scientifici tra l’Italia ed il Nord America e cercando di influenzare un cambiamento culturale in tal senso. Tutto ciò è raggiungibile se in Italia si incrementa il supporto per la ricerca; se si effettuano modifiche sostanziali nella distribuzione dei fondi per la ricerca utilizzando criteri e sistemi esclusivamente meritocratici; se si ristrutturano le università, se si incentivano i rapporti tra accademia, mondo imprenditoriale ed istituzioni. Un tentativo in tal senso è rappresentato dal Modello Marche, una regione che, attraverso l’utilizzo di fondi stanziati dalla Fondazione Marche, sta cercando di attuare questi principi con iniziative pratiche molto efficienti ed encomiabili. Attraverso l’istituzione di Young ISSNAF, infine ci proponiamo di facilitare lo sviluppo scientifico e culturale di giovani promesse italiane che operano nel Nord America tramite cooperazioni scientifiche, programmi di mentorship, fellowships e supporto di vario genere. E' importante sottolineare due aspetti fondamentali che caratterizzano ISSNAF: innanzitutto è il più grande network scientifico negli Stati Uniti e Canada con un esteso data base contenente i riferimenti diretti di tutti i nostri affiliati delle diverse discipline che, come ho detto, sono più di duemila. Questo aspetto è evidentemente di grande rilievo in quanto, in un ambito dove la connessione, lo scambio di idee e l'aggiornamento continuo sugli sviluppi dei vari progetti, come è la ricerca scientifica, avere la possibilità di interagire direttamente con i propri colleghi e' uno strumento utilissimo. Il secondo aspetto è invece la capillarità di ISSNAF sul territorio. Chiaramente essendo un'organizzazione no profit e non governativa non possiamo avere sedi fisiche in tutto il territorio Nord Americano. In questo senso il nostro portale, www.issnaf.org con le sue numerose applicazioni, diventa un luogo di incontro fondamentale per i nostri associati perché, seppur virtualmente, è quello lo spazio in cui nascono i progetti di ISSNAF. Abbiamo però anche dato vita a dei momenti di incontro reali, coordinati da quelli che abbiamo chiamato i nostri “Chapter”. Al momento ne sono attivi 7: Chicago, Minnesota, Seattle, Florida, New York, Ontario e Sud Ovest degli Stati Uniti. Ognuno di questi Chapter, il cui coordinamento e' affidato ad uno dei nostri associati della zona di competenza, si occupa di organizzare e promuovere le attività che ISSNAF realizza nel territorio: dal semplice meeting a una delle nostre mentorship lecture, ad un evento importante o un appuntamento interessante per la comunità scientifica italiana. Cosa da non trascurare nella gestione di queste attività, il ruolo fondamentale dei nostri associati che partecipano attivamente in forma totalmente volontaria.

Quella degli ultimi anni negli USA è un’emigrazione profondamente diversa da quella di una volta: chi sono i nuovi emigrati italiani in America?

L’emigrazione italiana, negli ultimi venti anni, è cambiata in senso negativo per l’Italia e positivo per le nazioni che invece aprono le loro porte. E’ certamente una migrazione più qualificata ma fatta anche di giovani “desperados” convinti che in Italia si vada avanti solo con l’appoggio politico o familiare e senza regole meritocratiche ben precise. Gli emigrati italiani, e parlo particolarmente dei giovani, vengono in Nord America anche spinti dalla convinzione di farcela in un mercato aperto, dove intelligenza, determinazione, e voglia di fare sono gli ingredienti determinanti. Questo è valido non solo nel settore delle scienze e della cultura, ma in tutti i campi. Il cameriere italiano che arriva oggi negli Stati Uniti è più capace a svolgere questo lavoro di ogni cameriere americano. E lo stesso può dirsi degli addetti al settore alimentare, il Made in Italy, etc. E’ la “crema” della nostra società che sta scappando via dall’Italia. Il futuro dei giovani che restano in Italia è un grossissimo problema di cui si parla, continuamente, ma per cui non si prendono ancora dei provvedimenti seri.

Nel vostro network sono molti i ricercatori con storie belle e di successo da poter mostrare ai nostri ragazzi Italiani per convincerli a credere in loro stessi. Ce ne può accennare un paio?

Un altro aspetto molto importante per ISSNAF è che la ricerca scientifica italiana, oltre avere un luogo di incontro, abbia anche visibilità, soprattutto quando manifesta delle eccellenze. A questo proposito è stata creata nel nostro portale la sezione “Italians” ovvero una selezione di scienziati italiani che operano nei diversi campi della ricerca e che con il loro lavoro hanno raggiunto traguardi eccezionali. Questa sezione viene aggiornata continuamente a seconda delle interviste con i ricercatori che riusciamo a contattare e che si rendono disponibili. Alcune di queste storie sono davvero esempi di altissima professionalità: penso al professor Piero Anversa, uno dei massimi esperti al mondo sulle cellule staminali le cui recenti scoperte sono state definite come “rivoluzionarie” dallo stesso giornale “Nature” che le ha pubblicate nel 2011, oppure alla dottoressa Cristiana Rastellini che oltre ad essere un medico affermato ha anche conseguito il titolo di una delle “dieci mamme più potenti che lavorano nella scienza, nella tecnologia, nell'ingegneria e nella matematica” assegnatole dal magazine “Working Mother”. Questo riconoscimento viene dato a quelle figure che abbiano ampiamente dimostrato di poter essere un esempio positivo per i giovani, in questo caso le giovani donne, cosa che è anche uno dei principi di ISSNAF. La sezione ISSNAF vuole essere proprio una raccolta di esempi affinché le eccellenze che qui raccontiamo possano essere nel tempo, sempre di più.

L’Italia sta faticosamente cercando di darsi un nuovo Governo: cosa si potrebbe fare, concretamente, per incentivare ricercatori e scienziati italiani a tornare in patria e contribuire a migliorare il nostro mondo della ricerca?

Nel 2012, su sollecitazione del Ministero degli Esteri e del MIUR, ISSNAF ha partecipato alla stesura di un documento inteso ad affrontare il problema della circolazione dei cervelli in Italia. Tale documento racchiude raccomandazioni essenziali per un rilancio di ricerca, innovazione ed economia italiana. I punti discussi, in quel documento, sono i seguenti: 1. Il sostegno per la ricerca; 2. Il Sistema di Governance; 3 Meccanismi di Governance: Assegnazione dei fondi e verifica dei risultati; 4. I rapporti tra governo, università e industria nello sviluppo della ricerca; 5. Il problema dei giovani ricercatori. Se queste tematiche non vengono affrontate in maniera sistematica e seria, il problema della “fuga dei cervelli” non si risolve, in quanto mancano le premesse e gli incentivi per facilitare il rientro dei giovani ricercatori italiani che operano in Nord America. Purtroppo la instabilità della situazione politica ed economica italiana è tale da sollevare seri dubbi sulla volontà politica di affrontare a breve questi temi, che a mio avviso sono alla base di un rinnovamento strutturale e morale della nazione. E’ sconfortante che durante la recente campagna elettorale si sia sentito parlare poco di ricerca ed innovazione come punti cardine per il rilancio morale ed economico della nazione.


di Umberto Mucci