Page 2 - Opinione del 25-10-2012

llarme, preoccupazione e stato
d’agitazione al gruppo Espres-
so-Repubblica. Qualche giorno fa
è stata indetta un’assemblea di re-
dazione in difesa degli organici,
opposizione a nuovi stati di crisi e
ai licenziamenti consentiti dalla ri-
forma Fornero. È da alcuni mesi
che all’interno delle redazioni dei
quotidiani, dei settimanali e della
rete web serpeggia uno stato di di-
sagio per le incertezze sugli inve-
stimenti e sulla strategia aziendale
basata in realtà esclusivamente su
tagli e mancanza di piani di svi-
luppo nonostante, osserva il comi-
tato di redazione, gli “ingenti utili
conseguiti” dal complesso edito-
riale che fa capo all’ingegnere Car-
lo de Benedetti. Sul tavolo della di-
scussione lo stato della trattativa
con l’azienda dopo gli incontri con
il direttore generale Corrado Cor-
radi, il capo del personale Roberto
Moro e il delegato del direttore
Ezio Mauro, Aldo Balzanetti. L’as-
semblea è arrivata dopo una serie
di incontri del comitato di reda-
zione con molti settori in difficoltà.
Di fronte alla complessità della si-
tuazione è stato attivato il coordi-
namento dei cdr che ha deciso di
far pubblicare su tutte le 18 testate
un comunicato con il quale si chie-
de il ritiro del piano e di avviare
un ampio tavolo di negoziato su
tutte le vertenze in atto.
Il coordinamento (Finegil,
Re-
pubblica
,
Espresso
,
Elemedia, di
cui fanno parte anche
Il Mattino
di Padova
,
la Tribuna di Treviso
,
la Nuova Venezia
,
il Corriere delle
Alpi
)
riunito presso la Fnsi ha
espresso preoccupazione per l’as-
senza di un piano editoriale di ri-
lancio delle testate, in presenza del-
le trasformazioni legate alla grave
crisi economica che colpisce anche
il mondo dell’editoria. Secondo i
giornalisti non è possibile «garan-
A
tire risposte adeguate e mantenere
inalterata l’identità e la qualità del
prodotto affrontando questa con-
giuntura solo con la logica dei tagli
e la razionalizzazione dei costi».
Si teme che si voglia far passare
stati di crisi striscianti, blocchi del
turn over, un uso improprio dei
collaboratori e dei contratti atipici,
l’utilizzo di pensionati all’interno
delle redazioni, nuovi carichi i la-
voro nelle testate web senza rispet-
tare gli accordi sulla multimedia-
lità. Tra le risposte concrete che i
giornalisti attendono dall’azienda
c’è anche il giallo dei numeri rela-
tivi alle copie vendute di
Repub-
blica
.
Secondo i dati forniti dal-
l’editore il quotidiano diretto da
Ezio Mauro avrebbe perso nel me-
se di agosto rispetto all’anno pre-
cedente 50mila copie. Secondo i
dati Ads, osserva il cdr,
Repubblica
venderebbe 12mila copie più del
Corriere della Sera
.
Perché questa
discordanza? Spetta all’azienda
fornire spiegazioni sui numeri reali
e l’esatto quadro della situazione.
Per ora c’è incertezza sul futuro
e sugli organici delle testate
Velvet
e
XL
che rischiano il ridimensio-
namento. Per il primo ancora non
ci sono decisioni e nel caso di chiu-
sura i redattori sarebbero ricollo-
cati nel polo femminile che il grup-
po intende potenziare. Per il
secondo, invece, c’è già la comu-
nicazione del direttore di un piano
di ristrutturazione che prevede la
riduzione di 50 pagine e il conse-
guente ridimensionamento della
redazione e il taglio delle collabo-
razioni, per ridurre le perdite che
hanno toccato un milione e
400
mila euro. Nel corso delle as-
semblee nelle sedi locali sono infine
emersi molti problemi che vanno
dagli organici alla carente distri-
buzione dei giornali in edicola.
SERGIO MENICUCCI
di
DIMITRI BUFFA
e dovesse passare una legge solo
vagamente simile a quella che
tutti i giornali prospettano in questi
giorni, relativa alla diffamazione a
mezzo stampa, posso assicurare i
nostri affezionati lettori che
L’Opi-
nione
,
dal giorno dopo, si conver-
tirà in un quotidiano che si occu-
perà di giardinaggio. O di filatelia,
o di giocatoli per bambini. Infatti,
se già per restare sul mercato da
anni si fanno salti mortali, noi po-
veri giornalisti eternamente consi-
derati di serie B, che già veniamo
condannati, nel silenzio generale
del sindacato di categoria e dei
grandi e pensosi commentatori del-
la stampa che ha la fortuna di es-
sere posseduta da banche, fabbri-
che automobilistiche o
tycoon
della
tv e di altre categorie dello spirito
commerciale del paese, a risarcire
vuoi estremisti islamici in giro per
il mondo vuoi rivoluzionari di va-
rio tipo per avere dubitato della
genuinità del loro afflato anti si-
stema e per avere magari ipotizzato
una certa dose di compiaciuto fian-
cheggiamento ai vari terrorismi in-
ternazionali, ci troveremmo, grazie
alla pensata dei relatori di questa
legge, a fronteggiare multe da 5mi-
la a 100mila euro per una semplice
diffamazione, laddove adesso al
massimo te ne appioppano due o
tremila. Per non parlare delle pene
accessorie da delirio quali la so-
spensione delle erogazioni dei fondi
dell’editoria per chi li prende o l’in-
terdizione dalla professione. Chi
scrive non ha mai usato le proprie
condanne per diffamazione per far-
si pubblicità e magari rilanciare il
proprio giornale con una bella
campagna di opinione possibilmen-
te su basi costituite da fraintendi-
menti, perchè ad esempio che li-
bertà di stampa c’è da tutelare
S
quando chi scrive l’articolo dichia-
ra di avere “coscientemente” scritto
il falso per danneggiare qualcuno?
Magari può capitare, per sbaglio,
di scrivere una cosa non vera, ma
se lo si facesse apposta sarebbe la
stessa differenza tra investire qual-
cuno con la macchina, cosa che di
per sè è comunque esecrabile, e
passarci addosso sopra per com-
mettere un omicidio, come usa fare
anche la camorra. Così, nel silen-
zio, come uno dei tanti Fantozzi
del giornalismo italiano, quelli che
non superano i 1500 euro al mese
e non fanno opinione perchè non
sono amici di dame e cavalieri dei
salotti di regime, da anni ho dovu-
to mandare giù bocconi, cioè con-
danne, di un’amarezza incredibile:
il record l’ho battuto quando subii
una condanna per diffamazione
per un articolo che non avevo scrit-
to io, era una tabella che conteneva
un errore, ma che , siccome era a
fianco di un articolo firmato da
me, era “teleologicamente legato
all’articolo principale”. Questo
quando lavoravo in un piccolo set-
timanale satirico. La condanna
passò in giudicato e ora fà persino
giurispudenza, ma a nessuno è mai
fregato nulla di farci una campa-
gna stampa sopra.
Invece oggi assistiamo a una
co-
medy of errors
,
con un direttore di
un grande giornale che cerca il
martirio dell’arresto, e che secondo
me non riuscirà neanche a conse-
guirlo, per ragioni tutte interne alle
dinamiche del suo giornale, e su
questo presupposto si scatena una
controproducente, per la categoria,
campagna di stampa, che sta por-
tando a peggiorare una legge già
brutta.
Non bastava emendare la nor-
ma esistente con un piccolo com-
ma che diceva che «la condanna
per diffamazione era sempre con-
vertibile in pena pecuniaria», ren-
dendola così oblabile? O prevedere
la mancata pubblicazione tempe-
stiva e con lo stesso rilievo della
notizia ritenuta diffamatoria come
conditio sine qua non per esperire
quantomeno l’azione penale (delle
querele civili noto che nessuno par-
la,
ndr
)?
No, non bastava. Qual-
cuno ha dato ai politici di questo
Parlamento, che in quanto a rap-
porti con l’opinione pubblica non
è che se la passino tanto bene (tra-
lascio i 100 inquisiti, i dieci con-
dannati, quelli per cui è stato ri-
chiesto l’arresto e quelli per cui è
stato ottenuto), un’ottima arma
con cui vendicarsi della futura non
ricandidatura o non rielezione. E’
l’eterogenesi dei fini, e noi dal gior-
no dopo cominceremo a occuparci
dei giardini e dell’orto. Che, secon-
do un detto toscano, “vo’ l’omo
morto”. Ma almeno non pignorato
dai prepotenti di ogni risma.
II
POLITICA
II
K
Alessandro SALLUSTI
segue dalla prima
Bersani e Monti
(...)
Ma come si concilia questa linea, che
si sostanzia nell’ossessiva proposta della so-
lita e scontata “patrimoniale” , con le criti-
che e le resistenze contingente alla legge di
stabilità del governo Monti?
Il mistero è fitto. Ed è tale non per nascon-
dere una linea di politica economica che,
purtroppo, ha il vizio di essere sempre la
stessa da cent’anni e passa a questa parte.
Ma per celare le manovre politiche con cui
Bersani prepara la vera campagna eletto-
rale, quella che si svolgerà dopo le primarie
e con cui conta di arrivare a Palazzo Chigi
con uno schieramento di sinistra destinato
a chiudere una volta per tutte la fase del
governo dei tecnici voluta da Giorgio Na-
politano.
Non ha torto Roberto Maroni quando ipo-
tizza che Monti non riuscirà a mangiare il
panettone.
Per conseguire il suo obbiettivo di creare
una “gioiosa macchina da guerra” capace
di portare sul serio la sinistra al governo,
Bersani, dopo aver battuto Renzi, deve af-
frettarsi a liquidare Monti. Per andare ra-
pidamente alle elezioni. Con il “porcellum”
ed i suoi due porcellini Vendola e Di Pietro!
ARTURO DIACONALE
Renzismo
(...)
improvvisata copiata da quel genio di
Renzi il cui modello, grazie al cielo, si sta
imponendo inarrestabilmente, a onde con-
centriche, a sinistra e a destra. Meno male
che Renzi c’è: con le sue provocazioni quo-
tidiane grazie alle quali l’intero quadro po-
litico non sarà più come prima.Perchè una
volta posto con determinanzione il tema del
rinnovamento, non si fermerà e ciò vale per
tutti. Anche se la rottamazione vera dovreb-
be riguardare più gli incapaci che chi ha fat-
te tre o quattro legislature. O no? Eppure,
chi l’avrebbe detto una settimana fa che Vel-
troni abbandonava il Parlamento, e pure
D’Alema, ancorché corrusco di minacce, e
poi via tutti gli altri, dalla Rosy Bindi in giù.
La cura Renzi per i partiti è la stessa di Gril-
lo per l’Italia, con la differenza che Grillo
rischia di portare centinaia di parlamentari
nelle Aule privi di qualsiasi preparazione
trasformando Montecitorio in un suk, men-
tre Renzi, se vince, cosa peraltro resa assai
complessa dai trucchi escogitati dalla no-
menclatura bersaniana, potrebbe immettere
energie nuove e preparate e con una certa
allure liberalsocialista. E ritorniamo ai si-
lenzi del gruppo dirigente del Pdl, mai ten-
tato da congressi veri a tutti i livelli,travolto
prima dall’indigenstione di potere del Por-
cellum poi dalla scissione finiana per con-
cludere con l’abbandono del governo. Il tut-
to senza mai una discussione aperta, senza
assemblee, senza verifiche pubbliche,senza
confronti congressuali, senza ascoltare gli
stati generali, senza alternanze di responsa-
bilità - solo l’ottimo ministro Bondi ha la-
sciato, pur innocente. Ci si chiede perchè
l’attuale moltiplicarsi di iniziative varie e
di manifesti impegnativi non si sia verifi-
cato prima e non dopo, prima della crisi
berlusconiana di un anno fa e non dopo il
crollo, ponendo, allora, serie domande po-
litiche e programmatiche, interrogandosi,
per fare un esempio, sul rapporto troppo
esoso con una Lega che avrebbe innescato
la fine del governo, o sull’esigenza di
un’immissione di fortissime dosi di libera-
lismo in un Pdl smarritosi da anni su strade
confuse e senza sbocco, o sul progressivo
venir meno di afflati riformatori. Certo,
meglio tardi che mai. Un gruppo dirigente
avrebbe dovuto e potuto intuire non dopo,
ma prima, che la crisi berlusconiana signi-
ficava la crisi della seconda repubblica, ora
nella sua fase tragica e terminale. E nel cui
precipizio il Pdl sembra avviarsi senza nem-
meno un parapendio...
PAOLO PILLITTERI
Libertà di stampa: commedia
degli errori e leggi liberticide
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L’OPINIONE delle Libertà
GIOVEDÌ 25 OTTOBRE 2012
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