Page 1 - Opinione del 22-9-2012

Direttore ARTURO DIACONALE
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Sabato 22 Settembre 2012
delle Libertà
I peccatori regionali e il peccato delle Regioni
nni ed anni di giustizialismo
da strapazzo e di moralismo
d’accatto hanno prodotto una
doppia distorsione. La prima è cre-
dere che il peccato sia sempre un
reato. La seconda è pensare che,
essendo il reato penale sempre per-
sonale, si debba perseguire sempre
e comunque il peccatore e mai af-
frontare il peccato. Il caso Lazio è
un esempio perfetto di questa dop-
pia distorsione. I giornali e le tv in
cerca di copie e di audience, che
sono i portatori principali del giu-
stizialismo da strapazzo e del mo-
ralismo d’accatto, puntano solo sui
peccatori pretendendo che paghino
il loro reato prima subendo la pe-
A
na della gogna popolare e poi of-
frendo la testa alla ghigliottina del
circo mediatico-giudiziario. Del
peccato, invece, si disinteressano
totalmente.
Le pagine dei quotidiani e gli
schermi televisivi grondano sdegno,
condanna, esecrazione, indignazio-
ne ed ogni altro sentimento di rab-
bia nei confronti di “Batman” Fio-
rito, di “Anna Magnani” Polverini,
di “Ulisse” De Romanis, di “Mefi-
stofele” Battistoni, così come in
passato hanno grondato di eguali
sentimenti per Formigoni, Lom-
bardo, Penati o qualsiasi altro pub-
blico peccatore emerso dalle cro-
nache giudiziarie degli ultimi anni.
Ma del peccato in sé, quello che
produce i capri espiatori da espor-
re al ludibrio popolare, nessuno
dei giustizialisti e dei moralizzatori
in servizio permanente effettivo si
preoccupa di parlare.
Il risultato è che la bolla di in-
dignazione sui singoli peccatori di-
venta la comoda copertura della
causa del peccato. Che rimane in-
tatta e che continua a produrre i
suoi frutti perversi senza soluzione
di continuità.
Il peccato in questione è il si-
stema delle autonomie che è stato
realizzato in Italia. Un sistema che
non può non produrre reati, dissi-
pazione, malcostume, criminalità
organizzata. Perché privo di con-
trolli e caratterizzato da una mi-
riade di centri di spesa fatti appo-
sta per usare il denaro pubblico
come ammortizzatore: clientelare,
sociale, politico che sia. Il caso La-
zio è, in realtà, la spia di un “caso
autonomie” che riguarda l’intero
paese. Questo non significa che nei
consigli e nelle giunte regionali e
provinciali non ci siano persone
virtuose. Significa solo che il siste-
ma è stato costruito e funziona per
trasformare i virtuosi in isolate ec-
cezioni ed i dissipatori negli appli-
catori generalizzati della regola
perversa.
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Cosa vuole Renzi (e cosa serve al centrodestra)
e evitate di guardare il dito (le
primarie del centrosinistra) e
vi concentrate sulla Luna (la po-
litica post-2013) potete capire
con facilità dove vuole andare a
parare Matteo Renzi.
Il Pd e la conta interna sono
solo un mezzo, non il fine, con
cui il sindaco di Firenze punta ad
una leadership molto più ampia,
forse la prima autenticamente
post-partisan del nostro paese. Sa
in partenza di avere poche residue
possibilità di vincere la sfida delle
primarie. I sondaggi più autore-
voli lo accreditano di un consen-
so interno tra il 25% e il 30% a
seconda che la sfida sia secca
S
contro Bersani o allargata ad altri
contendenti (Vendola, Puppato,
Civati).
Numeri che ad oggi impedi-
scono di pensare in grande e di
espugnare il fortino rosso costrui-
to dallo storico voto post-pci: sin-
dacati, cooperative, pubblico im-
piego sono tutti serbatoi di
consenso formidabili per il cen-
trosinistra nazionale e sono tutti,
per ragioni diverse, molto scettici
sul Renzi-pensiero.
Ma allora cosa spinge l’
enfant
prodige
fiorentino ad intrapren-
dere una sfida così ardita, costosa
e certamente rischiosa per chi po-
trebbe avere davanti almeno altri
otto anni da sindaco di una delle
città più importanti della peniso-
la? Non certo la guida del Pd, che
rimane ricompensa esigua per lo
sforzo titanico che attende chi si
cimenta in questa corsa.
A stuzzicare Matteo Renzi c’è
dell’altro, che va oltre le tradizio-
nali divisioni tra centrodestra e
centrosinistra che hanno, dal
1994
ad oggi, spaccato il nostro
paese. La lenta uscita di scena di
Silvio Berlusconi, colpi di coda
degli ultimi giorni inclusi, apre
praterie politiche che nessuno è
riuscito ad occupare. Non ce l’-
hanno fatta, per debolezze ende-
miche, i dirigenti ufficiali del Pdl.
Non ci sono riusciti, per impos-
sibilità ad essere credibili, i cen-
tristi del Terzo Polo. E non ci
stanno riuscendo, peccando di eli-
tarismo simil-bocconiano, i libe-
risti chic di Fermare il Declino.
Ma qualcuno dovrà raccogliere
l’eredità politica del Cavaliere,
fatta di percentuali di consenso
importanti e di una capacità fuori
dagli schemi di parlare agli out-
sider della politica.
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2
di
ANDREA MANCIA
e
SIMONE BRESSAN
Le primarie del Pd
sono solo un mezzo,
non il fine, con cui
il sindaco di Firenze
punta a una leadership
molto più ampia,
forse la prima
seriamente post-partisan
del nostro paese
di
ARTURO DIACONALE
Le pagine dei quotidiani
e gli schermi televisivi
grondano sdegno,
condanna, indignazione
e rabbia.Ma è soltanto
una comoda copertura
per la causa del peccato,
che rimane intatta
continuando a produrre
i suoi frutti perversi
Italia, cinque riforme per la ripresa
K
Un’Agenda Italia oltre l’Agenda
Europa di Bruxelles. Cinque grandi ri-
forme destinate a risolvere le grandi
questioni italiane (istituzioni, fisco, la-
voro, autonomie e giustizia) da aggiun-
gere nella prossima legislatura al piano
di risanamento economico e finanziario
richiesto dalla Ue. È questa la proposta
che L’Opinione lancia agli esponenti po-
litici di cultura liberale del centro destra,
del centro sinistra e delle forze interme-
die in occasione dibattito, che si tiene
oggi ad Assergi in provincia de L’Aquila.
Il convegno, con inizio alle ore 10, si ar-
ticolerà in due sessioni. Al mattino una
tavola rotonda, introdotta dal direttore
de L’Opinione, Arturo Diaconale a cui
partecipano Antonio Martino, Giancarlo
Galan, Enrico Morando, Giuseppe
Moles, Deborah Bergamini, Franco De-
benedetti, Guido Crosetto e Marco Tara-
dash.Nel pomeriggio il gruppo degli
Amici de L’Opinione annuncerà la na-
scita di un Movimento d’Opinione desti-
nato a svolgere una funzione di stimolo
nei confronti delle diverse forze politi-
che decise a sostenere la necessità
delle riforme.