Pagina 1 - Opinione del 22 -8-2012

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Direttore ARTURO DIACONALE
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Mercoledì 22 Agosto 2012
delle Libertà
Nel caso di “Cosa bianca”, servono altri tecnici
assera, Riccardi, Ornaghi, Seve-
rino. Ormai sono sempre più in-
sistenti le voci che danno per scon-
tato la partecipazione di questi
ministri tecnici del governo Monti
alla costruzione della cosiddetta “co-
sa bianca” insieme con l’Udc di Pier-
ferdinando Casini e qualche tran-
sfugo del Pdl guidato da Beppe
Pisanu.
Nessuno è in grado di stabilire
se le voci siano vere o fasulle. Ma,
nell’incertezza, sarebbe corretto se
Pdl e Pd informassero il Presidente
del Consiglio ed il Lord Protettore
dell’attuale esecutivo, cioè il Presi-
dente della Repubblica, Giorgio Na-
politano, di preparare per tempo
P
l’elenco dei nuovi tecnici destinati a
sostituire nel governo i tecnici decisi
a scendere personalmente in politica.
Non si tratta di minacciare la cri-
si. Si tratta, più semplicemente, di
porre una chiara questione politica
sulla evidente incompatibilità di chi
è stato chiamato in quanto tecnico
a partecipare ad un governo d’emer-
genza e decide di sfruttare il ruolo
di ministro tecnico per partecipare
ad una competizione elettorale con
il chiaro obbiettivo di togliere voti
ai partiti che sorreggono la maggio-
ranza del governo di cui fanno par-
te.
Si dirà che in passato, cioè ai
tempi della Prima Repubblica, quan-
do le elezioni si svolgevano con il si-
stema proporzionale ed i governi
erano sempre e comunque di coali-
zione (anche i monocolori democri-
stiani avevano il sostegno dei partiti
laici), i ministri dei singoli partiti
della maggioranza partecipavano
alla campagna elettorale impegnan-
dosi al massimo per la difesa delle
rispettive bandiere.
Ma il paragone non regge. Per-
ché non siamo (almeno per ora) nel-
la Prima Repubblica, il sistema pro-
porzionale deve essere ancora
ripristinato e, soprattutto, lo stato
d’emergenza su cui regge l’esecutivo
non consente in alcun modo ad al-
cuni suoi componenti di sfruttare il
proprio status per fare concorrenza
sleale agli alleati imposti dalla dram-
matica necessità del momento.
Naturalmente nessuno può vie-
tare a Passera, Riccardi, Ornaghi,
Severino ed a qualsiasi altro ministro
di giocare la carta di una nuova ag-
gregazione di centro. Lo facciano e
tanti auguri. Ma lo facciano uscendo
dal governo dove sono stati chia-
mati non per fare la “cosa bianca”
ma per mettere a disposizione del
paese le proprie vere o presunte
competenze. E lo facciano evitando
di assumersi la responsabilità di
mettere in crisi, in un momento di
estrema difficoltà
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Fenomenologia diVendola, il Nichi che non esiste
ichi Vendola non esiste. Può
scrivere una poesia, fare il po-
lo della speranza con Bersani, man-
dare un video messaggio ai suoi,
arrivare a nuoto in Albania, ma
continua a non esistere. Esistono
il suo sorriso striminzito, le sue t-
shirt scure sotto i completini della
cresima (si veste come Berlusconi),
il gigantesco orecchino avvinghiato
al flaccido lobo del suo orecchio
sinistro. Ma Vendola non esiste.
Che cos’è Vendola? L’ammini-
stratore a cui hanno arrestato mez-
za giunta senza che lui s’accorgesse
di niente. Il rifondarolo che nel
1998 ha fatto cadere l’unico buon
governo della seconda repubblica.
N
Il titolare dell’ennesimo partito
personale, vero cancro del sistema-
paese. L’omosessuale che bacia gli
anelli dei cardinali. Il politico che
ogni volta che è in minoranza nel
suo partito, esce e ne fonda un al-
tro. Il retore dannunziano fulmi-
nato da Claudio Cerasa. L’Alean-
dro Aleandri della politica italiana.
Vendola non esiste e quando
parla non dice mai qualcosa. E non
la dice perché non ha nulla da dire,
perché è lui stesso il nulla che, solo,
gli interessa comunicare. Vendola
adora sentirsi parlare, ama la sua
voce “come una rana che ripete il
suo nome a una pozzanghera che
la sta a sentire”. Ascoltarlo è come
giocare all’infinito a “unisci i pun-
tini”. È ovvio che Vendola abbia
scritto molti più libri di quanti ne
ha letti, che non ha un’idea che sia
una e sa solo criticare quelle degli
altri, definendosi proprio in que-
st’opera di assidua negazione del-
l’altrui pensiero. Ve l’immaginate
Vendola a un vertice europeo?
Fuori dalla continua contrap-
posizione che i suoi giri di parola
ricercano, Vendola non esiste. An-
che di recente, ha riacquistato le
ribalte nazionali in contrapposi-
zione a Di Pietro, che un’identità
pestilenziale almeno ce l’ha. Ven-
dola è quello buono, quello che
non insulta Napolitano, quello che
si pulisce le labbra prima di bere
un bicchiere di rosso piacentino.
Eppure Vendola la pensa esatta-
mente come Di Pietro, dalla Tav a
Pomigliano: avesse potuto, avrebbe
votato contro il fiscal compact,
contro la spendig review, contro la
riforma delle pensioni, contro ogni
rifinanziamento di qualsiasi mis-
sione internazionale. È Vendola che
ha fatto cadere Prodi nel ‘98, non
Di Pietro. Ma Vendola
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di
ANTONIO FUNICIELLO
Se il fascismo è stato
una radiografia
della nazione,
il “vendolismo”
è una risonanza
magnetica della sinistra.
Esistono il suo sorriso
striminzito, le sue t-shirt
scure, il gigantesco
orecchino.Ma lui no
di
ARTURO DIACONALE
Si tratta di porre
una questione politica
sull’incompatibilità di chi
è stato chiamato come
tecnico ad un governo
di emergenza e decide
di sfruttare il ruolo
di ministro tecnico
per partecipare
alla campagna elettorale
“Cosa bianca”, governo a rischio
K
O si fa il ministro tecnico, o si
fa il candidato politico. Delle due l’una.
O si decide di fare campagna elettorale
per la Cosa Bianca, qualunque cosa sia,
oppure si manda avanti un dicastero di
emergenza in un governo di emergenza
chiamato (e non votato, si badi bene) a
traghettare l’Italia fuori dalla crisi, possi-
bilmente senza spingerla a forza verso
una pantomima della Prima Repubblica.
Tertium non datur.
Per carità, siamo in un paese libero e
democratico (?). Nessuno vieta dunque
ai ministri Passera, Riccardi, Ornaghi e
Severino di immaginare un prosieguo
del loro futuro al governo del paese.
Solo che non sono questi né i tempi né i
modi. Il professor Monti ha bisogno di
un governo di tecnici, non di sedicenti
tali che giocano al risiko della politica
cercando di portare via i voti che non
hanno alla stessa maggioranza che li
sostiene.
Se la politica li affascina così tanto, ras-
segnino le proprie dimissioni. Di altri
banchieri e funzionari competenti pronti
a prendere il loro posto, non ne man-
cano. Che sia una fortuna o meno.