utti da ragazzi abbiamo letto la favola
di Pinocchio, che, come tutte le favole,
contiene non una ma molte morali e tanti
insegnamenti che dovrebbero servire ai gio-
vani lettori ad evitare passi falsi ed a com-
portarsi nella vita come uomini veri e non
come burattini di legno. Purtroppo non tut-
ti i lettori – e non solo i più sprovveduti –
fanno tesoro di questi insegnamenti e fini-
scono per incorrere nelle disavventure che
colpirono il povero Pinocchio. Un chiaro
esempio di imitatore del burattino di legno
lo abbiamo proprio nel nostro paese. Av-
valendosi del fatto che agli uomini non suc-
cede che le bugie facciano crescere il naso,
ha pensato bene di rac-
contarne a iosa, nella
speranza infondata che
qualcuno le scambi per
verità. Ci ha quindi rac-
contato di aver salvato il
nostro paese dal disastro,
di aver ridotto il debito
pubblico, di aver incre-
mentato le esportazioni
di un’industria finalmen-
te fiorente, di aver posto
le basi per una solida ri-
presa e simili fanfaluche.
Si è poi ripetuta la storia
del gatto e della volpe e
dello zecchino sotterrato con lo scopo di
farlo crescere e moltiplicare: l’interpreta-
zione dei due astuti lestofanti è stata affi-
data, nel nostro caso, all’Europa ed alla Si-
gnora Merkel. Purtroppo lo zecchino, ossia
i vantaggi per la nostra competitività sono
finiti altrove. Poi, sedotto dalle lusinghe del
T
potere, ha dato ascolto al Lucignolo di tur-
no, si è associato a dei cattivi soggetti (Fini
e Casini), è finito in quello che lui credeva
essere il Paese dei Balocchi (la politica) ed
ha fatto la fine dell’asinello. E per sopram-
mercato sta per essere inghiottito dalla ba-
lena, interpretata dal Pd. Il sobrio perso-
naggio di cui stiamo parlando ha
dimostrato comunque un notevole livello
culturale e ancora recentemente ha citato
un’altra favola – questa volta, ovviamente,
di autore tedesco – ed ha definito il suo
principale avversario nella prossima tornata
elettorale come “un pifferaio”, facendo
evidentemente riferimento al ben noto Pif-
feraio di Hamelin, e vo-
lendo alludere alla capa-
cità dell’avversario di
incantare gli ascoltatori
per poi portarli alla ro-
vina. Purtroppo il pove-
retto non si è reso conto
che con la sua “salita” in
campo, se altri è un pif-
feraio, lui stesso si è tra-
sformato in piffero e, al-
meno per quanto
riguarda il numero dei
consensi che si raccoglie-
ranno, sarà il Pifferaio
che suonerà il Piffero. La
morale di queste riflessioni è che le favole
non sono affatto maestre di vita e che pri-
ma di citarle è bene fare molta attenzione
ai passi falsi. E questa regola vale per tutti,
anche per i più seriosi e sobri Accademici.
IL BERTOLDO
mangoditreviso.blogspot.it
ualche giorno fa, commentando una di-
chiarazione di Obama all’indomani del
compromesso sostanzialmente dilatorio rag-
giunto sul
fiscal cliff
,
evidenziavo che nel giro
di qualche settimana si sarebbe tornati al
punto di partenza. Obama inizia a mettere
le mani avanti, in modo tale da fare pressione
sugli avversari repubblicani. L’argomento uti-
lizzato è, a mio parere, platealmente disone-
sto. Il limite sull’indebitamento posto per leg-
ge dal parlamento all’amministrazione era
originariamente inteso a porre un freno al
deficit spending da parte del governo federale.
Negli ultimi trent’anni questo limite è stato
sempre più spesso innalzato senza particolari
distinzioni tra i due parti-
ti. La questione del tetto
legale rappresenta solo un
momento di tira e molla,
senza peraltro che vi sia
una reale divergenza di
opinioni tra repubblicani
e democratici. C’è diffe-
renza sul tipo di spesa da
effettuare, ma nessuno fi-
nora ha mostrato una
reale intenzione di iniziare
a ridurre il peso dello sta-
to. Una volta raggiunto il
limite massimo di indebi-
tamento, il Tesoro non
può più emettere titoli del debito federale, il
che in breve tempo comporta l’impossibilità
di pagare gli oneri ed effettuare i rimborsi
sul debito in essere. A quel punto lo stato di-
viene tecnicamente insolvente. Non si tratta
di un fenomeno imprevedibile: considerando
il tetto in vigore, l’ammontare di debito in
Q
essere e il ritmo di accumulazione di nuovo
deficit, è semplice stimare il momento in cui
verrà raggiunto il limite. Ci sarebbe, il tempo
per provvedere a impostare la politica fiscale
in modo tale da non dover sempre e comun-
que innalzare il limite. Si può discutere se si
debba aumentare la tassazione o ridurre la
spesa pubblica, ma dovrebbe essere evidente
che le pantomime a cui si assiste ormai sem-
pre più di frequente sono segno evidente della
totale assenza di volontà di invertire la cre-
scita sempre più veloce del debito. Tutto ciò
detto, gli effetti su scala globale di un default
tecnico degli Stati Uniti potrebbero davvero
essere molto pesanti, ma quanto sostiene
Obama è totalmente di-
sonesto. Pagare i debiti fa-
cendo altri debiti non è la
stessa cosa di pagare i de-
biti estinguendoli. Il reale
significato dell’innalza-
mento del tetto legale al-
l’emissione di nuovo de-
bito non è quello di
consentire all’America di
pagare i suoi debiti, bensì
quello di continuare a
spendere senza preoccu-
parsi di accumulare nuo-
vo debito. Se oltre a ciò si
considera che circa l’80
per cento delle emissioni di debito federale
sono finite nel bilancio della Fed, qualcuno
ha ancora dei dubbi che le differenze tra un
titolo del Tesoro e una banconota della Fed
siano più di forma che di sostanza?
MATTEO CORSINI
Usa: sul“fiscal-cliff”
Obama non la dice tutta
Ma la questione
del tetto fiscale
rappresenta soltanto
un“tira e molla”
tra le parti, senza
che vi sia disaccordo
reale tra repubblicani
e democratici
Se il Cav è un pifferaio
Monti è come Pinocchio
Ha raccontato di aver
salvato il nostro paese,
di aver ridotto il debito
pubblico, di aver
incrementato
le esportazioni, di aver
rilanciato ripresa
e simili fanfaluche
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SABATO 19 GENNAIO 2013
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