Direttore ARTURO DIACONALE
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Sabato 17 Novembre 2012
delle Libertà
Il picconatoreCossiga e ilmartellatoreNapolitano
arà pure vero che la Casa Bian-
ca di Barack Obama, le istitu-
zioni finanziarie internazionali e
le principali cancellerie europee si
aspettino che al governo tecnico
di Mario Monti subentri un altro
governo tecnico sempre guidato
da Mario Monti. Ma l’accidente
delle elezioni di fine legislatura
non è evitabile. In democrazia, co-
me sanno Obama e le cancellerie,
funziona così. Ogni quattro o cin-
que anni, a seconda delle Costitu-
zioni, il popolo sovrano è chiama-
to a scegliere i suoi rappresentanti.
Il ché può dispiacere o può anche
irritare. Ma non può essere in ogni
caso evitato. Ora capita nel nostro
S
paese che, per venire incontro alle
richieste, sollecitazioni ed esigenze
della Casa Bianca, delle istituzioni
finanziarie internazionali e delle
cancellerie europee e nella convin-
zione di perseguire il bene della
comunità nazionale, il nostro at-
tuale presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, si sia messo
in testa che l’accidente delle ele-
zioni, pur non essendo aggirabile,
non debba e non possa rappresen-
tare un intralcio alle volontà so-
vranazionali di cui sopra. L’inten-
zione è apprezzabile. Napolitano
teme che per ingenua insipienza il
corpo elettorale possa far deraglia-
re il treno-Italia dai binari in cui
è stato posto dalle autorità supe-
riori. E, così come ha fatto quando
ha deciso di forzare la mano alla
politica nazionale trasformando
un austero professore in un sena-
tore a vita presidente del Consiglio
di un governo di tecnici mai pas-
sati al vaglio della volontà popo-
lare, adesso vuole perseguire il be-
ne comune e scongiurare eventuali
forsennatezze da parte di quegli
sconsiderati degli italiani favoren-
do, con la sua autorità morale e
la sua antica esperienza politica,
il destino fissato dai superiori co-
mandi internazionali. Cioè crean-
do ed imponendo le condizioni af-
finché Monti succeda a se stesso
ed il treno-Italia continui a viag-
giare tranquillamente e senza scar-
ti o deragliamenti di sorta lungo i
binari dell’austerità recessiva vo-
luti nell’Olimpo degli dei interna-
zionali. Di qui le indicazioni sulle
date delle elezioni e soprattutto
l’insistenza per il ritorno ad una
legge elettorale di tipo proporzio-
nale che dovrebbe creare le con-
dizioni per la conferma della go-
vernabilità dei tecnici fondata sulla
ingovernabilità dei politici.
La buona fede ed i buoni pro-
positi del presidente della Repub-
blica non sono minimamente in
discussione.
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2
Dalla parte di Israele, senza“se” e senza“ma”
ai come in questo momento
con i razzi di Hamas che as-
sediano da settimane i confini israe-
liani con Gaza è cosa buona e giu-
sta riaffermare che tutti noi, che
ancora distinguiamo il bene dal
male, nonché un esercito regolare
da una banda di terroristi islamici
assassini e oscurantisti e altri det-
tagli del genere, non possiamo che
stare con Israele. Senza se e senza
ma. Erano svariati mesi (e poco i
giornali si erano occupati della co-
sa) che questa pressione su Eretz
Israel cresceva, e mai una reazione
se non qualche azione mirata. Trop-
pa la paura di mettersi contro la
solita opinione pubblica interna-
M
zionale “mainstream” e ipocrita che
poi se ne esce fuori con qualche po-
litico alla D’Alema che ti parla di
reazione sproporzionata”. Poi pe-
rò qualcosa è cambiato e, guarda
caso, in concomitanza con la riele-
zione di Obama alla Casa Bianca,
è come se tutti i terroristi islamici
della Striscia si fossero scatenati e
avessero voluto festeggiare così, con
fuochi d’artificio certo non a salve.
Obama da parte sua chiede a Mor-
si, un fratello mussulmano, cioè
stessa ideologia di Hamas, di met-
tere le cose a posto. A meno che
non si tratti di una nuova cura
omeopatica e geopolitica verrebbe
voglia di ridere. Certo l’Egitto ha
problemi con il traffico di armi e
droga nel Sinai e Hamas con i pro-
pri tunnel sovverte l’ordine anche
nei dintorni del Cairo. Ma pensare
che Mohammed Morsi possa fare
qualcosa per togliere le castagne
dal fuoco a Gerusalemme è fanta-
scienza da B movie. Così adesso
prepariamoci alla solita sceneggia-
ta di “Pallywood”, Palestina Hol-
lywood, già iniziata l’altro ieri con
la messa in rete, su facebook, della
foto di un ospedale da campo si-
riano pieno di bambini feriti, spac-
ciato per ospedale di Gaza. E pre-
pariamoci a leggere sui giornali sia
di destra sia di sinistra della fami-
gerata “lobby ebraica” negli Stati
Uniti che bloccherebbe le risolu-
zioni Onu di condanna sempre
contro Israele, secondo la logica
con cui «è normale che il tuo vici-
no di casa ti spari dentro le finestre
ma è assurdo che tu reagisca». Pe-
raltro Israele, sebbene ovviamente
il governo di Nethanyahu tenda
meno al politically correct di quelli
dei suoi predecessori, Sharon in-
cluso, reagisce solo quando non ne
può fare a meno.
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2
di
DIMITRI BUFFA
Con i razzi di Hamas
che assediano
da settimane i confini
israeliani lungo
la Striscia di Gaza
è cosa buona e giusta
ricordare
quale sia la posta
in gioco nello scontro
mediorientale
di
ARTURO DIACONALE
Alla lunga le azioni,
passate e presenti,
del Quirinale
faranno pure piacere
alle autorità
sovranazionali,
ma tendono comunque
a smantellare
sistematicamente
le istituzioni italiane
K
Da Milanello, dov’era in visita
ai rossoneri, Silvio Berlusconi boccia
senza appello i risultati del primo anno
di governo Monti. «Io ho già fatto tre
passi indietro, ciò che mi preoccupa -
prosegue l’ex premier - sono i dati dopo
un anno di governo tecnico, che sono
disastrosi. C’è una politica imposta
dall’Europa, con l’egemonia tedesca che
non pensa al bene di tutti ma a se
stessa. Credo che questa sia una ten-
denza da invertire». Ma ai giornalisti che
gli chiedono se il Pdl debba o meno riti-
rare il proprio appoggio all’esecutivo dei
tecnici, il Cavaliere risponde che questa
decisione spetta solo al segretario: «To-
gliere la fiducia? Decide Alfano».
Ma Berlusconi ne ha anche per il leader
dell’Udc, Pierferdinando Casini, al quale
riserva frasi a metà strada tra la critica
costruttiva e lo smaccato corteggia-
mento politico: «Non credo che Casini
voglia rappresentarsi come un manca
parola assoluto nei confronti degli ita-
liani. Credo il mio passo indietro possa
essere un fatto decisivo perché lui si im-
pegni a far parte del centrodestra».
Un Cav ecumenico e “fusionista” più
che mai, dunque. Anche per quanto ri-
guarda la scelta del futuro candidato
alle regionali lombarde. Qui il partner
con cui cercare l’intesa è il Carroccio:
«
Auspico un candidato unico di Pdl e
Lega» dice ai giornalisti.
«
Il disastro dei tecnici»