Page 6 - Opinione del 17-10-2012

ono entrata nella tribuna meno con-
facente al mio percorso e al mio im-
pegno civile e per questa ragione mi scuso
con tutti quelli che ne potrebbero subire
un danno riflesso». Piange lacrime di coc-
codrillo Ylenia Citino. Si pente (amaramen-
te?) della folgorante carriera politico-me-
diatica. Che a soli 26 anni l’ha portata a
sedere sullo scranno di Uomini e donne e
su una poltrona amministrativa prima a
Palazzo Grazioli, quindi a via dell’Umiltà.
Ma non in quest’ordine. Già, perché la pro-
de Ylenia non ha ripercorso la strada di
quella manciata di soubrette il cui bel visino
(
per tacer di altro) è stato notato dai piani
alti dell’entourage del Pdl
per poi esser simpatica-
mente cooptata nelle bal-
danzose schiere azzurre.
No, Citino ha fatto il
passo del gambero. E,
abbandonata una como-
da sedia nello staff della
comunicazione di Alfa-
no&soci, ha tentato la
carriera televisiva. Dopo
essersi laureata con 110
e lode in Giurisprudenza
presso la Luiss Guido
Carli, ha iniziato a colla-
borare con RagionPoli-
tica, il magazine online fondato da Gianni
Baget Bozzo. Di lì - si mormora grazie alla
vicinanza ad un membro molto influente
del cerchio magico di Silvio Berlusconi - la
carriera di Citino nell’organigramma del
Popolo della libertà è stata fulminate. Man-
data in televisione a difendere il buon nome
«
S
del partito (in Italia e all’estero), responsa-
bile comunicazione della Giovane Italia del
Lazio, delegata a moderare i convegni 2.0
del partito, ha affiancato in occasione di
alcuni eventi pubblici il Cavaliere in per-
sona. Infine è stata cooptata nel gruppo che
per il partito cura i rapporti con la stampa.
Ma poi qualcosa s’è rotto. A via dell’Umil-
tà, dopo aver occupato la scrivania lesta-
mente lasciatagli a disposizione, è durata
poco più d’un paio di mesi. Non si è inte-
grata con il resto del gruppo, pare aver con-
fidato ad alcuni amici. Ma forse il filo rosso
che la legava a Palazzo Grazioli s’è spezza-
to. E l’ottima Ylenia ha pensato bene di ri-
percorrere al contrario la
strada che alcune sue
compagne di partito ave-
vano già tracciato. Ma al
contrario. La sua espe-
rienza nel programma di
Maria De Filippi pare
aver creato più di qual-
che imbarazzo tra la di-
rigenza azzurra. Detto
fatto, Citino ha deciso di
mollare. “Ho già vinto
un concorso che a no-
vembre mi farà trasferire
in Francia”, ha scritto
sul suo blog. Spazio nel
quale si presenta così ai suoi lettori: “Al-
meno una persona su due ha un romanzo
nel cassetto. Giunse, quindi, anche per me
l’epoca dei romanzi incompleti”. Comun-
que vada, il finale sarà tutto da leggere.
VLADIMIRO IULIANO
l Pd, che ci piaccia o no, è un partito vivo,
vivissimo. Non passa giorno che dalle par-
ti dell’ex loft si discuta, si litighi, ci si arro-
velli su regolamenti e cavilli. Giovani e meno
giovani si preparano a conquistarne la lea-
dership, girano l’Italia in camper o vanno
alla pompa di benzina. Comunque sia, ali-
mentano la base, il proprio popolo. Il Pd,
sempre che ci piaccia o no, fa il partito. Fa
quello che il Pdl, dall’altra parte della stac-
cionata, avrebbe dovuto fare da tempo e che
invece non ha mai fatto e che per questo sta
morendo. Basta guardare la lotta per le pri-
marie, con Bersani Peppone che parte dalla
sua Bettola e Renzi che vuole rottamare tut-
to mandando all’ospizio
le vecchie mummie tron-
fie e imbalsamate del cat-
tocomunismo italiano.
Un soggetto da studiare
attentamente, Matteo
Renzi. Istruito a dovere
da Giorgio Gori, ha fur-
bescamente imbastito la
propria campagna pub-
blicitaria sul modello
obamiano: maniche di
camicia arrotolate, pas-
seggiate sul palco dei tea-
tri che ospitano i suoi
eventi, microfono in ma-
no, infografiche immediate e divertenti, car-
telli dei supporter rettangolari con il suo no-
me stampato sopra a caratteri cubitali. Una
campagna all’americana, di rottura, bella e
rischiosa. Sì, perché in Italia, e specie a sini-
stra, tutti i tentativi di copiare mode e ten-
denze d’oltreoceano sono miseramente fal-
I
lite. E non a caso il buon Bersani si è richia-
mato alle origini, alle radici, alla provincia,
alla pompa di benzina. Non sappiamo cosa
voglia fare davvero Renzi. Quel che è certo,
però, è che in questo preciso momento della
nostra vita politica la ventata di freschezza
da lui portata ci voleva. Sentir parlare di rot-
tamazione in toni civili senza scatenare for-
che o istinti barricaderi è un godimento as-
soluto. Quanto ci sarebbe piaciuto che anche
a destra si fosse imbastita un’operazione del
genere. Quanto avremmo voluto vedere un
giovane coraggioso con tessera del Pdl in
tasca girare l’Italia mostrando le facce dei
sepolcri imbiancati da mandare a casa. Ci
sarebbe piaciuto vedere i
milioni di elettori che nel
2008
mandavano trion-
falmente Berlusconi a Pa-
lazzo Chigi tornare nelle
piazze. Chiamati a sce-
gliere una nuova leader-
ship. Invece no, a destra
questo non si può fare.
Non c’è un Renzi e non
c’è – e ci costa dirlo – ne-
anche un Bersani che va
dal benzinaio. C’è solo
un padre fondatore chiu-
so nel suo palazzo blin-
dato e tanti piccoletti
inutili e dannosi che si affannano a stargli
vicino. Cortigiani prezzolati che non contano
nulla, che non hanno voti, che non hanno
idee. Gente a cui del domani interessa nulla.
Uomini che puntano solo a sopravvivere.
IL SENATORE
Il vuoto di questo Pdl
fa rimpiangere Bersani
Il Pd fa il partito.
Fa esattamente quello
che dall’altra parte
non sembra sappiano
più fare. Una situazione
come questa
fa invidiare le primarie
tra cattocomunisti
Citino: da viadell’Umiltà
finoaUomini eDonne
Via dall’ufficio
comunicazione
del Pdl, tenta la carriera
televisiva. L’esperienza
nel programma
della De Filippi lascia
di stucco gran parte
della dirigenza azzurra
L’OPINIONE delle Libertà
MERCOLEDÌ 17 OTTOBRE 2012
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