Page 4 - Opinione del 14-10-2012

II
POLITICA
II
Napoli: buco da unmiliardo
Necessari 10 anni per sanarlo
Uno stupidario naif
dell’arte di Paolini
L’italiano che non paga?
Arriva l’ipoteca europea
iù di mezzo milione di persone ha
perso il lavoro, e migliaia di imprese
hanno chiuso... un crollo del Pil del 7% dal
2007,
peggio di noi hanno fatto solo Irlanda
e Grecia», è l’allarme lanciato al Forum della
Piccola industria dal presidente di Confin-
dustria, Giorgio Squinzi, che ha aggiunto
«
sommando anche cassa integrazione e ri-
duzioni varie degli orari, l’utilizzo del lavoro
si è abbassato di un milione e 300mila uni-
tà».
Gli italiani non hanno più risparmi in
banca, il reddito medio è tornato ai livelli
del dopoguerra: nel Belpaese siamo solo agli
inizi della stagione dei “licenziamenti alla
greca”. A questo s’aggiunge che il governo
non può assolutamente diminuire il gettito
fiscale, nemmeno la rarefazione della base
imponibile giustificherebbe un calo delle tas-
se. Poi sono in aumento le municipalità che
mettono alla porta Equitalia e, soprattutto,
manifestano insofferenza verso l’Imu, la nuo-
va imposta sulla casa. Tutto questo si con-
suma mentre l’Italia s’appresta a cedere altre
quote di sovranità all’Ue. A conti fatti, con
un governo supertecnico (un nuovo Monti)
la non disponibilità degli italiani a pagare
nuove tasse potrebbe spingere l’Ue ad im-
porre un’ipoteca sulle case degli italiani. Ipo-
tesi già ventilata meno d’un annetto fa, e va-
lutata come unica ratio per dimezzare il
debito pubblico in pochi anni (forse anche
estinguerlo). Ma a che prezzo? «Il Pdl si im-
pegni a non votare più la fiducia al governo
Monti», è la richiesta che, al termine del
convegno dei democristiani nel Pdl (svoltosi
a Saint Vincent), il senatore Carlo Giova-
nardi rivolge al segretario Angelino Alfano.
«
P
Secondo Giovanardi, infatti, «la drammatica
recessione che sta vivendo l’Italia non con-
sente ulteriori sacrifici per imprese e famiglie,
prese di mira senza che si sia abbattuto il
debito e si sia rilanciato lo sviluppo». Questo
enorme mutuo di miliardi di euro potrebbe
venir accesso presso la Bce, e peserebbe sui
tetti di tutti gli italiani. E chi non pagasse le
rate? C’è da credere che l’Europa si dimo-
strerebbe meno magnanima della stessa
Equitalia.
L’Ue potrebbe arrivare a questa soluzione
perché l’Italia non è più credibile sul fronte
privatizzazioni: l’accusa rivolta al governo
sarebbe di costruire false privatizzate.
Il Fondo strategico italiano (di Cassa de-
positi e prestiti) sta scalando tutte le società
pubbliche: in pratica la Cassa depositi e pre-
stiti starebbe privatizzando l’Italia, acqui-
stando Ansaldo Energia, Finmeccanica,
Snam, Eni, Enel... Ma il Fondo strategico
italiano è una struttura privatistica collegata
ad una pubblica, la Cassa depositi e prestiti.
Nel deriva che l’Ue avrebbe già scoperto che
si tratterebbe di false privatizzazioni: i soldi
che entrano nelle casse pubbliche a seguito
di privatizzazioni sono delle semplici partite
di giro. Facciamo un esempio: la famiglia
ha un debito, quindi il papà vende il proprio
debito alla mamma, e poi dice ai figli “vostro
padre non ha più debiti”. La situazione ita-
liana è identica, ecco che l’Ue non crede più
alle privatizzazioni all’italiana, soprattutto
che vengano pagati i debiti. E siccome il po-
polo italiano è fatto per l’83% di proprietari
di mattoni, ecco che l’Ue starebbe meditando
l’ipoteca europea sulla casa degli italiani.
RUGGIERO CAPONE
e fossi più giovane, voterei ad occhi
chiusi per lui perchè è in grado di essere
sornione, battagliero, dolce, sorridente,
grintoso, amministratore, oppositore: lui
è uno di quelli che riesce a parlare per mi-
nuti interi senza farti capire un concetto
che sia uno. Dice tutto con parole talmente
celestiali che le stesse vanno in cielo un at-
timo dopo essere state pronunciate: di lo-
ro, su questa terra, resta poi solo il nulla.
Per quel che mi riguarda, non resta che
considerarmi un po’ avanti con gli anni:
il pericolo è, di conseguenza e per fortuna,
sventato. Il Nostro è però anche bravo a
presidiare i social network e lanciare i mes-
saggi al popolo della rete. Quella dell’altro
giorno, è stata una versione particolarmen-
te prolifica del mio potenziale candidato:
su Twitter è stato possibile leggere inter-
venti di altissimo valore. Se ne forniscono
in questa sede alcuni illuminanti esempi.
Esempio uno. «Casini non lo abbiamo de-
finitivamente perso. Non l’abbiamo mai
trovato». Esempio due. «La questione mo-
rale non è solo nel fatto che c’è chi ruba.
È nel fatto che la politica ha dismesso ogni
ambizione di cambiare il mondo». Esem-
pio tre. «In un paese che da vent’anni non
ha uno straccio di politica industriale, il
nostro sistema produttivo torna tra i più
arretrati del mondo». Esempio quattro.
«
Ho chiesto il rito abbreviato per chiudere
la mia questione giudiziaria e potermi can-
didare. Se sarò condannato mi ritirerò».
Gli esempi sopra riportati costituiscono
testimonianze di una capacità dialettica
quasi superiore al normale. Ma non chia-
riscono, nel contempo, che fine abbia fatto
S
Casini (almeno, ma non solo, nella mente
del Nostro) e, soprattutto, come mai l’at-
tuale compagno di cordata del Nostro si
intendeva con lo stesso Casini fino all’altro
ieri. È vero, “la politica ha dismesso ogni
ambizione di cambiare il mondo”. Infatti
quel tipo di politica sta mostrando di de-
dicarsi sempre di più ai sistemi sanitari ed
ad ogni altra fonte di reddito che può de-
rivare dall’attività amministrativa. Ed è al-
trettanto vero che il nostro sistema indu-
striale e produttivo “è tra i più arretrati
dal mondo”. E questo perchè esiste anche
una certa ritrosia degli enti locali a inter-
ferire con le scelte industriali dei grandi
gruppi ed alle conseguenze che ne conse-
guono: la recente vicenda dell’Ilva di Ta-
ranto ne è, del resto, un esempio concreto
che ha visto, per decenni, gli enti locali far
finta di nulla di fronte all’inquinamento
prodotto dall’acciaieria situata in quella
città. Quel mio candidato ideale non mi
ha però fatto capire da che cosa si ritirerà
in caso di eventuale condanna: dalle pri-
marie, dalla vita politico-amministrativa
o da entrambi? Perchè, se è diritto dell’in-
tera Italia “liberarsi di Formigoni” che at-
tualmente è soltanto un indagato, in base
a quale “sistema di potere” la stessa na-
zione non dovrebbe avere il medesimo di-
ritto di liberarsi di un rinviato a giudizio
che è in impaziente attesa del verdetto che
lo riguarda, tanto da chiederlo con rito ab-
breviato? Ammetto di essermi reso conto
di aver dimenticato di riferire ai lettori che
stavo scrivendo del governatore della Pu-
glia Nichi Vendola. Me ne scuso.
GIANLUCA PERRICONE
Formigoni deve lasciare:
ma perchéVendola no?
di
SERGIO MENICUCCI
apoli non si fa mancare
niente.
Il disastro politico e finanzia-
rio dell’amministrazione comu-
nale (ci vorranno dieci anni per
ripianare il rosso di un miliardo
delle casse gestite per una quin-
dicina d’anni da Antonio Basso-
lino e Rosa Russo Jervolino e ora
dall’ex pm Luigi De Magistris),
il sequestro di documenti in Re-
gione dei bilanci dal 2008 al
2012
e sulle spese dei consiglieri.
Passando per l’alluvione che
ha trasformato in inferno (un fiu-
me d’acqua) la stazione della me-
tropolitana di piazza Garibaldi,
la Riviera di Chiaia parallela al
lungomare, il centro direzionale
con i sottopassi di Fuorigrotta, la
periferia industria di Napoli- Est.
Per tacer della spianata dell’ex
Italsider di Bagnoli.
Un pericolo che potrebbe ri-
petersi ad ogni temporale ammet-
te il sindaco perché «per le fogna-
ture ci vorrebbe un piano
straordinario d’investimenti men-
tre noi non ne abbiamo alcuno,
anzi ci tagliano i fondi ordinari».
Un ottobre nero, disgraziato
partito con la raffica di certificati
di malattia dei macchinisti della
Circumvesuviana che hanno reso
più pesante lo sciopero dei tra-
sporti (metro, funicolari, Cuma-
N
na, Vesusiana).
E proseguito con la denuncia
del Cardinale Sepe e della Con-
ferenza Episcopale campana sul
rischio di infiltrazioni malavitose
nelle feste religiose.
Il caso è scoppiato quando a
Barra uno dei carri dei “Gigli” è
stato demolito perché appartene-
va ad una famiglia di camorra ed
era stato costruito con il soldi
delle estorsioni.
Malavita organizzata presente
su tutto il territorio e che assolda
giovani killer (in funzione di ve-
dette di ronda armata) che spa-
rano contro la polizia come av-
venuto durante il blitz antidroga
nel Parco Monaco, presso Corso
Europa rione controllato dal clan
Amato-Pagano (scissionisti).
Sbocchi clamorosi si attendo
dal processo in corso al Tribunale
penale contro la famiglia Iorio,
imprenditori della ristorazione
accusata di riciclaggio; processo
nel quale è accusato di favoreg-
giamento personale l’ex capo del-
la squadra mobile Vittorio Pisani.
Il quale Pisa è considerato uno
dei più brillanti investigatori delle
forze dell’ordine.
Risultati di rilievo hanno por-
tato le indagini sulle false invali-
dità: arrestate 260 persone, se-
questrati beni mobili e immobili
per un valore che supera i 10 mi-
lioni di euro.
l Mistero di Bellavista
è un bel
film di Luciano De Crescenzo del
1985.
Celeberrima è la scena in cui
il professore medesimo si reca a
una mostra d’arte contemporanea
insieme allo spazzino Saverio e al
vice-sostituto portiere Salvatore. In
loco incontrano il marchese Filiber-
to Buonajuto di Pontecagnano, ma-
gistralmente interpretato da Ric-
cardo Pazzaglia, impegnato a
tessere le lodi del capolavoro di
TomWesselman («davanti al quale
ci dobbiamo togliere tanto di cap-
pello»). Peccato l’opera non rap-
presenti altro se non una toletta. Sì,
un mero water. Cambio di scena,
Saverio e Salvatore si interrogano.
Disagio e perplessità: «Tutto sem-
brava tranne che un’opera d’arte».
Finalmente, però, arriva Bellavista.
Superlativo come sempre, con la
sua immensa signorilità, tenta di
spiegare ai nostri malcapitati le basi
e i principi ispiratori dell’arte con-
temporanea: «Protagora di Abdera
diceva: l’uomo è la misura di tutte
le cose. Di quelle che sono in quan-
to sono e di quelle che non sono in
quanto non sono. L’uomo è l’unico
giudice, è il centro dell’universo.
Protagora, quindi, afferma che Wes-
selman è arte e non è arte». Dopo
aver metabolizzato la lectio del pro-
fessor Bellavista, provate ora a im-
maginare un nucleo familiare ita-
liano, a tavola. È ora di cena. In
sottofondo il Tg1 delle 20. Palazzo
I
Chigi. Un povero cronista cerca in
ogni modo di elencare le misure ap-
pena adottate dal Consiglio dei mi-
nistri per contrastare la sempre più
inquietante crisi economica in cor-
so. Un qualunque “ddl stabilità”,
in altre parole. All’improvviso lui,
Gabriele Paolini. Corna da una par-
te, corna dall’altra. Frasi sconnesse
e strampalate, sempre. Paolini ir-
rompe quotidianamente nel tubo
catodico degli italiani per scardinare
un equilibrio già precostituito. Per-
formance (pseudo) artistiche in pie-
no stile Marina Abramovic, dun-
que. Situazionismo puro. A poco
vale l’obiezione secondo cui da Ga-
briele Paolini oramai ci si aspetta
sempre e solo quel tipo di provo-
cazione. Perché, per esempio, Fran-
co Battiato tende spesso a ricercare
Dio nei suoi testi, a emanciparsi
dall’incubo delle passioni; Lucio
Fontana taglia i suoi dipinti, mentre
David Lynch presta la sua attenzio-
ne di cineasta, spesso, al tema dei
sogni. A nessuno di noi, però, è mai
venuto in mente di scrivere la sce-
neggiatura di Mulholland Drive.
Né di recidere quadri. Come del re-
sto mai pensiamo di disturbare il
povero inviato del Tg1 a Palazzo
Chigi e disarcionare l’equilibrio ca-
todico già preconfezionato. Insom-
ma, quella di Gabriele Paolini è ar-
te. No, quella di Gabriele Paolini
non è arte.
EUGENIO DEL VECCHIO
E tra gli arrestati c’è Immaco-
lata Attanasio colta in flagranza
mentre ritirava la pensione d’an-
zianità (600 euro) del padre mor-
to da 13 anni.
L’ultimo prodotto della ca-
morra spa a Scampia-Secondiglia-
no è il riciclaggio del denaro ri-
cavato dalla droga che viene
ripulito con le puntate nelle agen-
zie di scommesse.
Il meccanismo è semplice:
l’uomo dei clan avvicina il gioca-
tore che ha una bolletta vincente,
lo paga cash, si prende lo scon-
trino e si gira un assegno da te-
nere in casa per dimostrare che
quel tesoretto in banca è frutto
di un colpo di fortuna.
All’arrivo a Napoli dei due
ministri Paola Severino e Anna-
maria Cancellieri il prefetto ha
fatto trovare la mappa aggiornata
dello spaccio.
Dalla quale si evince che è mu-
tato il quadro geografico delle
piazze di smercio anche a seguito
del forte contrasto dell’intelligen-
ce di polizia e carabinieri sulle
rotte degli stupefacenti.
Per affrontare l’escalation del-
la criminalità sono arrivati in cit-
tà 200 uomini di rinforzi.
Ulteriori provvedimenti, inol-
tre, riguarderanno l’abolizione
delle vele e la realizzazione del
censimento degli occupanti abu-
sivi.
L’OPINIONE delle Libertà
MARTEDÌ 16 OTTOBRE 2012
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