Page 1 - Opinione del 15-9-2012

Direttore ARTURO DIACONALE
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Sabato 15 Settembre 2012
delle Libertà
Il furbo Renzi non esclude la scissione del Pd
è la foto di Vasto con Bersani,
Vendola e di Pietro e c’è la fo-
to dei promotori del referendum
contro la riforma del lavoro targata
Fornero con Vendola, Di Pietro, Di-
liberto, Ferrero e dietro le quinte,
non visibili ma fin troppo presenti,
la Camusso, Landini e mezzo Partito
democratico con il bersaniano Fas-
sina in testa. Matteo Renzi non solo
ha contestato la prima fotografia
ma ha soprattutto bollato con pa-
role di fuoco la seconda sostenendo
che rappresenta quella parte della
sinistra che non potrà mai andare
al governo e che è condannata a vita
a stare all’opposizione. La decisione
dello sfidante di Pierluigi Bersani
C’
alla primarie per la candidatura a
premier nel Pd di collocarsi in ma-
niera decisa, inequivocabile, quasi
plateale, contro ogni ipotesi di alle-
anza con i partiti della sinistra più
radicale è sicuramente un elemento
di chiarezza. Ora è fin troppo evi-
dente agli occhi dell’opinione pub-
blica del paese che se mai Renzi do-
vesse battere Bersani e diventare il
candidato premier del Pd, il partito
non formerebbe mai una coalizione
di governo con Vendola, Di Pietro
e gli altri rappresentanti dei partiti
vetero-comunisti. Punterebbe a rea-
lizzare una alleanza con i centristi
di Pierferdinando Casini se dopo le
elezioni Pd ed Udc riuscissero a con-
quistare la maggioranza sia alla Ca-
mera che al Senato. E non respinge-
rebbe l’idea, bocciata con sdegno e
sussiego da Bersani, di partecipare
ad una grande coalizione destinata
a portare avanti anche nella prossi-
ma legislatura il programma di ri-
sanamento imposto dall’Europa e
fatto proprio da Mario Monti. Tan-
ta chiarezza ha una conseguenza che
probabilmente il furbo Renzi ha
freddamente calcolato. Collocarsi
alla destra di Bersani fino al punto
di annunciare di voler “andare a
prendere” i voti dei delusi da Berlu-
sconi, ha consegnato di fatto lo stes-
so Bersani nelle mani della sinistra.
Sia quella interna del Pd che non ha
alcuna intenzione di continuare a
sostenere il governo Monti e sogna
il momento di scaricare il Professore
per sostituirlo con un governo po-
litico guidato dall’attuale segretario
e caratterizzato da un programma
ispirato a quello del francese Hol-
lande. Sia quella esterna di Vendola,
Di Pietro, Diliberto e Ferrero che
spera di poter trarre dalle prossime
elezioni la forza necessaria per eli-
minare il governo tecnico e spostare
decisamente a sinistra l’asse politico
del paese. Ma perché Renzi ha cer-
cato di occupare lo spazio moderato
del Pd e spingere Bersani all’abbrac-
cio con Vendola e Di Pietro?
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Matteo è pronto,ma gli elettori del Pd lo sono?
on il discorso di Verona, Mat-
teo Renzi ha dimostrato che
dietro a quel sorriso da furbetto c’è
della sostanza politica. Si può con-
dividere o no, ma non liquidare co-
me un fenomeno di mera abilità co-
municativa. È stato un equilibrato
mix di trovate comunicative e cari-
sma da una parte, e contenuti poli-
tici dall’altra. Senza perdersi nel-
l’elenco della spesa, ma nemmeno
nella retorica degli “orizzonti” ideali.
Meno battute da toscanaccio, che
ovviamente non sono mancate, e
due-tre concetti chiave, incisivi e
profondamente politici. Ciò che
molti si aspettavano da Renzi è che
si dimostrasse “rottamatore” non
C
solo della leadership e dei dirigenti
limitandosi a questo rischiava di
scadere nella demagogia e nella pre-
sunzione – ma anche di vecchie idee.
Missione compiuta, si direbbe:
«
Non vogliamo cambiare la classe
dirigente, ma il destino dei nostri fi-
gli». Potrà vincere o perdere, avere
successo o fallire al governo del pae-
se, ma il tentativo di Renzi non sem-
bra velleitario. Insomma, grazie allo
strumento delle primarie, sebbene
ancora imperfetto, il Pd si ritrova in
casa una vera chance di rinnova-
mento, che sembra invece mancare
al Pdl. Adesso però sta agli elettori
del Pd coglierla o rigettarla. Sarà du-
ra, perché anche a loro è richiesto
uno sforzo di rinnovamento. Attac-
cando la foto del Palazzaccio, quella
che ritrae Vendola, Di Pietro e post-
neo-comunisti vari, nell’atto di de-
positare in Cassazione i referendum
per smontare la riforma del lavoro
Fornero, Renzi attacca una sinistra
politica e sindacale conservatrice,
anzi regressiva e irrsponsabile, alla
quale il Pd di Bersani è legato a dop-
pia mandata. Sembra aver capito,
al contrario della maggior parte dei
suoi compagni, che se ti presenti alle
elezioni con chi ha proposto quei
referendum, o con le idee di Fassina
e Damiano, e condizionato dalla
Cgil, non te lo lasciano guidare l’Ita-
lia. E se non sono gli elettori a fer-
marti, saranno i mercati e l’Europa.
Il sindaco di Firenze ha quindi osato
attaccare a viso aperto due tabù del-
la vecchia sinistra come l’articolo
18
e la generazione del ‘68, che si
crede la “meglio gioventù”, deposi-
taria di ideali immutabili. Ma il pas-
saggio forse più politico è stato
quando Renzi ha detto a chiare let-
tere di non avere paura di cercare i
voti del centrodestra, dei delusi da
Berlusconi.
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di
FEDERICO PUNZI
Nella mentalità
di certa sinistra
gli elettori che hanno
creduto in Berlusconi
devono solo vergognarsi
di nascosto:
saranno sempre cittadini
di serie B ed è scandaloso
anche semplicemente
chiedere il loro voto
di
ARTURO DIACONALE
Il sindaco di Firenze
punta sul serio a battere
Bersani. Nell’ipotesi
di non riuscirci,
si prepara per tempo
un nuovo ruolo.
Nel caso di grande
coalizione, il Partito
democratico riuscirebbe
a restare unito?
Furia islamica contro l’Occidente
K
Tensione alle stelle per le vio-
lente dimostrazioni di protesta seguite
alla diffusione del film “Innocence of
Islam”, accusato di blasfemia.
Nella giornata di ieri, tradizionale giorno
di preghiera per i fedeli musulmani, cen-
tinaia di manifestanti inferociti hanno de-
vastato le rappresentanze diplomatiche
di Gran Bretagna e Germania a Khar-
toum, in Sudan, issando il vessillo isla-
mista. Prima che la polizia riuscisse a
disperdere la folla, i dimostranti erano
riusciti a cingere d’assedio anche l’am-
basciata statunitense. Non ha avuto la
stessa fortuna un’altra ambasciata ame-
ricana, quella di Tunisi: prima che le forze
dell’ordine tunisine e i Marines della
guarnigione riuscissero a ristabilire il
controllo, infatti, manifestanti sono riu-
sciti ad ammainare la bandiera a stelle e
strisce e a dare alle fiamme uffici e auto
di servizio. Tutto il personale diplomatico
è stato allontanato.
Negli Usa, evacuate per allarme bomba le
università di Austin (Texas) e del North
Dakota. Intanto dall’Afghanistan arriva
l’annuncio di una taglia sulla testa del
produttore della pellicola incriminata.