Page 1 - Opinione del 14-9-2012

Direttore ARTURO DIACONALE
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Venerdì 14 Settembre 2012
delle Libertà
La strage di Bengasi e l’interesse nazionale
erto che bisogna essere solidali
con gli Stati Uniti per il mas-
sacro a Bengasi dell’ambasciatore
e dei tre funzionati dell’ambasciata
Usa! Ma essere solidali non signi-
fica essere ciechi. E non vedere né
le responsabilità più profonde e
reali di quanto avvenuto, né le in-
dicazioni che si debbono trarre da
una tragedia del genere.
Chi non guarda oltre la punta
del proprio piede non ha nessuna
difficoltà a stabilire che la respon-
sabilità dell’eccidio non ricade solo
sugli artefici materiali e sugli estre-
misti islamici più radicali ma anche
su chi ha mancato di rispetto al
Corano con il film attribuito ad al-
C
cuni egiziani di religione coopta.
Ma risolvere la questione della re-
sponsabilità in questo modo signi-
fica chiudere volontariamente gli
occhi, puntare su una risposta sem-
plicistica e fasulla, aggirare il pro-
blema e lasciarlo sostanzialmente
irrisolto. Purtroppo la vera respon-
sabilità del massacro di Bengasi è
tutta americana. Non solo e non
tanto, come dicono i nemici di
sempre degli Stati Uniti, per le
bombe a stelle e strisce con cui gli
arei Usa hanno “liberato” la Libia
dal tiranno Gheddafi. Ma soprat-
tutto per la politica dissennata scel-
ta dalla amministrazione democra-
tica di Obama e del segretario di
stato Hillary Clinton nei confronti
del mondo arabo. Ufficialmente il
sostegno alle cosiddette “primavere
arabe” è stato dato dagli Usa in
nome della libertà e della demo-
crazia contro i regimi autoritari e
dittatoriali. In realtà, Obama e la
Clinton si sono limitati ad accet-
tare passivamente la strategia di-
segnata dall’Arabia Saudita e dai
ricchi emirati del Golfo tesa a far
saltare i regimi laici dei dittatori
per sostituirli con repubbliche ispi-
rate ad una interpretazione tradi-
zionalista dell’Islam. Il perché di
questa scelta dell’Amministrazione
Usa non ha nulla a che fare con la
libertà e la democrazia. Obama e
la Clinton hanno puntato sui sun-
niti tradizionalisti di Riad e di Abu
Dhabi in nome degli interessi ame-
ricani sullo sfruttamento del pe-
trolio dell’area. Scelta legittima?
Sicuramente. Ma anche una scelta
egoistica e miope. Perché, in nome
degli interessi americani sul petro-
lio, Obama e la Clinton si sono
tranquillamente infischiati della
stabilità dell’intera area, del rischio
di estensione del fondamentalismo
islamico in tutta la fascia sud del
Mediterraneo e del pericoli di con-
taminazione da parte dell’Europa
del virus del radicalismo religioso
musulmano.
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L’insostenibile leggerezza dei fedeli obamiani
uesta volta hanno davvero su-
perato ogni limite. Non ci so-
no aggettivi per descrivere, senza
scadere nella volgarità, il compor-
tamento dei
mainstream
media sta-
tunitensi in queste ultime 48 ore.
Roba da far rimpiangere gli abissi
di analfabetismo e cialtroneria in cui
è precipitato, da tempo, il mondo
dell’informazione nostrana. Con il
tragico esito degli assalti alle amba-
sciate americane in Libia e in Egitto,
il presidente americano Barack Oba-
ma e il suo segretario di stato, Hil-
lary Clinton, raccolgono i frutti san-
guinosi di una politica estera
scellerata, che ha provato a camuf-
fare da strategia
leading from be
-
Q
hind”
un cocktail di pavidità e op-
portunismo che Washington non co-
nosceva da decenni. Eppure, le pri-
me pagine dei giornali e i titoli dei
notiziari trasmessi dai network tv
sono unanimi: è tutta colpa del can-
didato repubblicano alla Casa Bian-
ca, Mitt Romney. Sembra impossi-
bile, almeno a chi ancora non ha
venduto il cervello all’ammasso del-
l’idolatria obamiana. Eppure è pro-
prio così. Ma facciamo un passo in-
dietro: dopo l’assalto all’ambasciata
del Cairo, Romney diffonde - come
racconta il nostro Stefano Magni
nella pagina degli esteri - un comu-
nicato stampa per condannare la
reazione politicamente corretta della
diplomazia Usa che, invece di con-
dannare gli assalitori, “chiedeva scu-
sa” ai fondamentalisti islamici, pre-
sunti offesi per la circolazione di un
video anti-Maometto. Un inchino
ingiustificato, quello dell’ambasciata
americana al Cairo, sconfessato poi
dalla stessa Casa Bianca. E criticato,
con forza, anche dal candidato re-
pubblicano. Il comunicato di Rom-
ney, però, è sotto “embargo” fino al-
la mezzanotte di martedì (11
settembre), per non turbare la com-
memorazione dell’attacco terroristi-
co che undici anni fa ha sconvolto
gli Stati Uniti e tutto il mondo libe-
ro. Una misura di precauzione ra-
gionevole, che però i media amici di
Obama (cioè quasi tutti) hanno uti-
lizzato per dare forma ad una spre-
gevole operazione di ribaltamento
della realtà. Arrivata la scadenza del-
l’embargo, infatti, si era già consu-
mata la strage di Bengasi. E la di-
chiarazione di Romney - pubblicata
contemporaneamente all’uccisione
dell’ambasciatore Chris Stevens, di
due marines e di un funzionario - è
sembrata un cinico tentativo di “po-
liticizzare” una tragedia in corso.
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di
ANDREA MANCIA
Il comportamento
dei media statunitensi
nelle ultime 48 ore
fa rimpiangere
la cialtroneria analfabeta
della stampa nostrana.
Obama come Carter?
Meglio concentrarsi
sulle presunte“gaffe”
di Mitt Romney
di
ARTURO DIACONALE
Le colpe per i morti
americani di Bengasi
ricadono su Barack
Obama, Hillary Clinton
e l’incompetenza
dell’amministrazione
democratica. Questo
pone un drammatico
problema agli europei
e a noi italiani
La sinistra contro il Monti liberale
K
Il premier Mario Monti dice
una delle poche cose liberali da
quando, nel novembre scorso, si è in-
sediato a Palazzo Chigi: «Alcuni dei
danni maggiori arrecati al paese sono
derivati dalla speranza di fare bene
anche dal punto di vista etico, civile e
sociale, ma con decisioni politiche che
spesso non erano caratterizzate da
pragmatismo e valutazione degli ef-
fetti». Un attacco deciso allo Statuto
dei lavoratori, in difesa della riforma
voluta da Elsa Fornero. Contro la quale
alcuni sindacati, insieme ad Antonio Di
Pietro e Nichi Vendola, hanno presen-
tato un referendum abrogativo negli
scorsi giorni.
Puntuale è arrivata la dura replica della
leader della Cgil, Susanna Camusso:
«
Penso che sia la dimostrazione che
questo governo non ha idea su cosa
fare per lo sviluppo e la crescita, pare
abbia esaurito qualunque spinta pro-
pulsiva».
Ai tecnici sarà anche finito il carbu-
rante. Ma lasciate in pace Monti al-
meno oggi, che magari non si
vergognerà più di esser stato liberale.