Pagina 6 - Opinione del 12-8-2012

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Siena, nella magnifica catte-
drale, a partire dal prossimo
18 agosto, subito dopo il Palio
dell’Assunta, fino al 24 ottobre,
viene “scoperto” il pavimento a
commessi marmorei, “il più bello,
grande e magnifico che mai fusse
stato fatto”, secondo la nota de-
finizione di Giorgio Vasari. Abi-
tualmente infatti, il prezioso tap-
peto marmoreo è coperto da lastre
di faesite per proteggerlo dal cal-
pestio dei visitatori, più di un mi-
lione ogni anno, e dei numerosi
fedeli che ogni giorno accedono
al sacro tempio per la preghiera.
Grazie alla scopertura sarà ora
possibile ammirare anche le tarsie
nell’esagono sotto la cupola, lo
spazio vicino all’altare, i riquadri
del transetto per uno spettacolo
unico, in cui i visitatori vengono
guidati all’interno di un percorso
che permetterà anche la visita stra-
ordinaria intorno all’abside, con
la visione delle tarsie lignee di Fra
Giovanni da Verona e gli affreschi
di Domenico Beccafumi. Il pavi-
mento del Duomo è frutto di un
complesso programma che si è
realizzato attraverso i secoli, a par-
tire dal Trecento fino all’Ottocen-
to.
I cartoni preparatori per le cin-
quantasei tarsie furono forniti da
importanti artisti, quasi tutti “se-
nesi”, fra cui personaggi di spicco
quali il Sassetta, Domenico di Bar-
A
tolo, Matteo di Giovanni, Dome-
nico Beccafumi, ma non mancano
pittori di altra provenienza come
ad esempio l’umbro Pinturicchio,
autore, nel 1505, del celebre ri-
quadro con il Monte della Sapien-
za, ove è possibile ammirare l’eter-
no contrasto tra la Fortuna e la
Virtù.
La tecnica utilizzata per trasfe-
rire l’idea dei vari artisti sul pavi-
mento è quella del commesso mar-
moreo e del graffito. Si iniziò in
modo semplice, per poi raggiun-
gere gradatamente una perfezione
sorprendente: le prime tarsie fu-
rono tratteggiate sopra lastre di
marmo bianco con solchi eseguiti
con lo scalpello e il trapano, riem-
piti di stucco nero. Questa tecnica
è chiamata “graffito”. Poi si ag-
giunsero marmi colorati accostati
assieme come in una tarsia lignea:
questa tecnica è chiamata com-
messo marmoreo.
Nelle tre navate l’itinerario si
snoda attraverso temi relativi al-
l’antichità classica e pagana: la Lu-
pa che allatta Romolo e Remo,
l’egiziano Ermete Trismegisto, il
fondatore della sapienza umana,
le dieci Sibille che davano i loro
responsi oracolari in varie parti
del mondo, i filosofi da Socrate, a
Cratete, da Aristotele a Seneca, che
hanno rifiutato la ricchezza e i pia-
ceri della terra per meglio cono-
scere la profondità dell’animo
umano nei suoi rapporti con la di-
vinità.
Nel transetto e nel coro si nar-
ra invece la storia del popolo
ebraico, le vicende della salvezza
compiuta e realizzata dalla figura
del Cristo, costantemente evocato
e mai rappresentato nel pavimen-
to, ma presente sull’altare, verso
cui converge l’itinerario artistico
e religioso. I soggetti sono tratti
dal Vecchio Testamento, tranne la
Strage degli Innocenti di Matteo
di Giovanni. La terribile scena, che
si svolge sotto gli occhi dello spet-
tatore, si affida al racconto del
Vangelo di san Matteo.
II
CULTURA
II
Ugo Pagliai nei panni shakespeariani di Falstaff
di
GIUSEPPE TALARICO
l Globe Theatre di Villa Bor-
ghese a Roma è andato in sce-
na un meraviglioso e stupendo
spettacolo, tratto da una celebre
commedia di William Shakespeare
Falstaff e le
Allegre Comari di Win-
dsor
. A interpretare il ruolo di Fal-
staff in questo spettacolo è uno
straordinario e bravissimo Ugo Pa-
gliai che, grazie alla capacità di do-
minare la scena con la sua inarri-
vabile maestria, riesce a utilizzare
diversi registri espressivi assumen-
do toni a volte ironici ed arguti, in
altri momenti malinconici e dolen-
ti. Falstaff è un personaggio che
appartiene a buon diritto alle gran-
di figure archetpiche del teatro e
della letteratura universale, come
Amleto, Don Chisciotte, Don Gio-
vanni, poiché incarna la figura di
un uomo in cui si trovano mesco-
late opposte e diverse inclinazioni
caratteriali, in cui tutti possono ri-
conoscersi. È un uomo vizioso, ir-
responsabile e cialtrone, che ama
bere e vive al di sopra dei propri
mezzi, pur avendo poco denaro,
ma è anche, in rari momenti di re-
sipiscenza, capace di analizzare con
sguardo lucido gli errori e gli sbagli
che, durante la sua vita, ha com-
piuto. Nella prima scena compare
Falstaff che, in preda all’euforia
dovuta al tanto vino ingurgitato,
celebra la vita consacrata al godi-
mento dei sensi e elogia il potere
che il vino ha di dissipare i pensieri
malinconici, che avviluppano la
mente umana. Quando nella taver-
A
na in cui si trova compaiono altri
suoi conoscenti, il suo stato d’ani-
mo muta repentinamente. Ricorda
di essere in difficoltà economiche
e senza denaro. Tenta, invano, di
ottenere un prestito da un suo ric-
co conoscente, il quale lo allontana
con fastidio. Seduto nella taverna,
dopo che è stato costretto per man-
canza di denaro a licenziare alcuni
dei suoi servi, medita di sedurre
due ricche signore, illudendosi di
poterle conquistare facilmente e di
ottenere, in tal modo, tanto denaro.
Per questo indirizza due lettere
d’amore, dal contenuto simile ed
identico e piene di espressioni sdol-
cinate, alla signora Ford ed alla si-
gnora Page, entrambe coniugate
con due facoltosi possidenti. Intan-
to, nella commedia, vi è un altro
nucleo narrativo che si dipana e
sviluppa accanto a quello princi-
pale. La signora Page è la madre
di una giovane e graziosa ragazza
in età di marito, Anna Page. La
madre desidera che sua figlia sposi
il Dottore Caius, uomo agiato e be-
nestante, mentre il signore Page, il
padre della giovane donna, è con-
vinto che sua figlia debba unirsi in
matrimonio con un giovane ricco
e poco sveglio di nome Stanghetta.
In realtà, Anna Page è innamorata
di un giovane affascinante e privo
di denaro, il cui nome è Fenton. In
tutta questa parte della rappresen-
tazione vi è una realistica ed im-
pressionante descrizione della men-
talità della provincia inglese del
seicento, tempo nel quale i matri-
moni erano sempre combinati in
base a calcoli economici. Le due si-
gnore, dopo avere ricevuto le let-
tere da parte di Falstaff, dialogan-
do tra loro come spesso fanno le
donne, scoprono, in preda allo stu-
pore ed allo sconcerto, che hanno
lo stesso ed identico contenuto. Per
vendicarsi di Falstaff, di cui sco-
prono l’animo incline a ingannare
e turlupinare il prossimo ed ad usa-
re l’arma della seduzione per fini
poco nobili, sia la signora Ford sia
la signora Page gli tessono un tra-
nello in cui l’uomo, inconsapevole
di tutto, cadrà in modo ridicolo e
grottesco. La signora Ford, d’ac-
cordo con la signora Page, invia un
messaggio a Falstaff, con cui lo in-
vita a recarsi a casa sua di sera,
proprio nelle ore in cui il marito è
assente. Intanto, il marito della si-
gnora Ford si traveste, e temendo
di essere tradito dalla moglie poi-
ché ha saputo del corteggiamento
di Falstaff, con la sua falsa identità
offre del denaro allo stesso Falstaff,
pregandolo di conquistare la signo-
ra Ford, di cui è innamorato. In tal
modo il marito della signora Ford,
mascherato sotto una falsa identità,
tema ricorrente nelle opere di Sha-
kespeare, scoprirà quando l’incon-
tro tra Falstaff e sua moglie dovrà
avvenire. Sia durante il primo che
durante il secondo incontro tra
Falstaff e la Signora Ford, che finge
di gradire il corteggiamento del-
l’uomo, il ritorno in casa di suo
marito, imprevisto e improvviso,
metterà fine al convegno amoroso.
In un caso Falstaff, per sfuggire e
sottrarsi a confronto drammatico
con il marito della signora Ford,
viene messo in una cesta dei panni
sporchi, che verrà gettata nel Ta-
migi. La seconda volta, fuggirà dal-
la casa della signora Ford in cui il
marito è comparso all’improvviso,
travestito da una vecchia signora.
In realtà, come gli studiosi hanno
notato e rilevato acutamente, que-
sti due episodi mostrano il mecca-
nismo della beffa, di cui rimane vit-
tima Falstaff, che è presente nella
novellistica italiana del trecento ed
in particolare nel Decamerone di
Giovanni Boccaccio, e che ha ispi-
rato a Shakespeare questa profon-
da e grandiosa creazione letteraria.
Alla fine Falstaff, sconfitto e abbat-
tuto per essere stato l’oggetto di
un gioco crudele ordito dalle due
abili e intelligenti signore, confessa
a se stesso che, anche se i desideri
sono rimasti uguali e sempre co-
stanti nel suo animo, oramai è un
uomo anziano, che il tempo ineso-
rabilmente conduce verso la soglia
della vecchiaia e del declino fisico.
Nella parte finale dello spettacolo,
Falstaff, questo personaggio gran-
dioso nella cui personalità sono
racchiusi i tratti peggiori e quelli
più nobili dell’animo umano, viene
invitato a recarsi in un bosco. Nel-
la notte oscura compaiono delle
strane figure dall’aspetto inquie-
tante, e sarà proprio in questo mo-
mento che Falstaff, consapevole
della sua miseria morale, invocherà
la compassione ed il perdono e
pronuncerà una frase bellissima:
«Non potete condannare Falstaff,
sarebbe come condannare il mon-
do intero». Dopo che le figure ma-
scherate hanno rivelato la loro
identità nel bosco, Falstaff si ab-
bandona ad una risata prolungata
e liberatoria, con ciò esprimendo
l’amara convinzione che le questio-
ni che riguardano il mondo e gli
uomini vanno sempre valutate e
giudicate con ironia e leggerezza.
A differenza del riso che c’è in
Gaurgantuà e Pantagruele
di Ra-
belais, la comicità di questa com-
media di Shakespeare è intrisa di
una dolente malinconia. Le musi-
che di Giovanni Rossini hanno ar-
ricchito di una nota lieta ed intensa
questo allestimento teatrale. Bra-
vissimi tutti gli attori. I costumi ri-
specchiano l’epoca in cui la com-
media è ambientata. Uno
spettacolo dal ritmo travolgente e
indimenticabile.
Amore e internet
Un libro di ragioni
A Siena viene“scoperto”
il pavimento della Cattedrale
Le Allegre Comari
diWindors insieme
al vizioso protagonista
al Globe Theatre
Un grande Pagliai
che domina la scena
grazie ai suoi toni ironici
arguti ma anche dolenti
n un mondo sempre più inte-
grato di comunicazione, dove
diritti e cronaca viaggiano in tem-
po reale e ognuno diviene testi-
mone di una vita in diretta, si
rende più che mai attuale l’evi-
denza di tanti episodi di malco-
stume che emergono dalle maglie
di un’ipocrisia dilagante. Avveni-
menti dove non sono, nei fatti,
solo quegli eventi di cronaca nera
a definire l’aggressività e la soli-
tudine che contraddistingue il no-
stro vivere, bensì un retaggio col-
lettivo emblematico di un più
ampio uso e costume, quanto af-
fiora deprivato di una più auten-
tica e diretta comunicazione nella
certezza di affettività e riferimenti.
La ragione nell’amore
integra,
nella fattispecie, più elementi per
un’analisi esperienziale che si di-
lata interrogandosi sul mondo
che la circoscrive.
Il libro, edito dalla CLEUP di
Padova e scritto da Vincenza Fa-
va ed Enrico Pietrangeli, entrambi
già coinvolti nella rassegna di
poesia e bicicletta del 2012 svol-
tasi lo scorso maggio in Emilia,
non perde spunto per traslare e
relazionare pubblico e privato,
fintanto da trasmettere recipro-
cità di vivida volontà costruttiva
anche nei confronti del terribile
terremoto di lì a pochi giorni sus-
seguito in alcuni dei luoghi del-
l’area attraversata.
I
Il rapporto tra Eros e Thana-
tos, addentrandosi nel testo, ri-
sulta canalizzato nel leitmotiv
shakespeariano dell’amore osta-
colato, vittima dell’equivoco nel
veto opposto, genesi del martirio
e ostinazione degli amanti che,
come si sa, dagli ostacoli spesso
traggono linfa generando semmai
il contrario dei risultati sperati da
chi intende dividerli. Di fatto,
quel che emerge dalla lettura, alla
resa dei conti, è un’affettività
compiuta, razionale e solare, ca-
pace di stratificarsi sopra la pas-
sione aprendosi alla complicità e
all’amicizia.
L’OPINIONE delle Libertà
DOMENICA 12 AGOSTO 2012
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