Pagina 7 - Opinione del 07-9-2012

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II
CULTURA
II
La BellaAddormentata di Bellocchio e l’Italietta
di
DIMITRI BUFFA
n realtà l’applauditissimo film
di Marco Bellocchio (cast ita-
liano che in questo momento rap-
presenta il meglio in circolazione:
Toni Servillo, Alba Rohrwacher,
Michele Riondino, Pier Giorgio
Bellocchio, Maya Sansa, Brenno
Placido, Fabrizio Falco, Gian
Marco Tognazzi, Roberto Her-
litzka, Gigio Morrispirato, con in
più il ruolo a parte impersonato
da Isabelle Huppert) dedicato al
caso di Luana Englaro,
La bella
addormentata
, presentato il 5 set-
tembre al Lido e in corsa per il
Leone d’oro, non è un film su
una controversa vicenda che ha
diviso gli italiani tra pro e contro
l’eutanasia ma è una pellicola che
dipinge le piccinerie, le speranze
e l’inadeguatezza di questa Ita-
lietta da seconda repubblica, nata
tra moralismi e speranze di cam-
biamento dopo la tempesta di
mani pulite.
Un’Italietta dove la parte degli
imbecilli e dei parassiti tout court
la recitano i politici, senza parti-
colari distinzioni cromatiche an-
che se l’impostazione di Belloc-
chio è evidente, e senza strizzare
l’occhio all’antipolitica. E infatti
le scene migliori del film sono
quelle che fanno ridere di cachin-
ni sarcastici, come la seduta del
Senato presieduta da Schifani del
9 febbraio 2009 e vista da alcuni
onorevoli nella sauna insieme al
loro psichiatra pagato dall’ammi-
nistrazione statale. Uno psichiatra
che consiglia il senatore imperso-
nato da Servillo di prendersi una
pillola anti depressiva piuttosto
che andare in aula fare il bel di-
scorso del voto di coscienza, con-
tro il disegno di legge sulla idra-
tazione forzata, e contro il
gruppo politico di appartenenza,
cioè il Pdl, per poi dimettersi.
Con un cinico capogruppo che
consiglia di aspettare che «tanto
quella muore», prima di fare
mosse avventate che potrebbero
«non garantire la rielezione» del
reietto. Con battute sulla pensio-
ne non maturata e altre cose del
genere. Forse un tributo al sentire
delle gente quella con tre “g”, ma
fatto nella Bellocchio maniera, tra
cori di chiesa e solennità varie.
La storia di per sé ha un in-
treccio labile: tutto si svolge, in
vari luoghi d’Italia, in sei giorni,
gli ultimi di Eluana Englaro, la
cui vicenda resta sullo sfondo.
Personaggi di fantasia dalle diver-
se fedi e ideologie le cui storie si
collegano emotivamente a quella
vicenda, in una riflessione esisten-
ziale sul perché della vita e della
speranza malgrado tutto.
Nella fattispecie si incrocia la
vicenda del senatore Uliano Bef-
fardi (Toni Servillo) in conflitto
con la propria coscienza e con il
partito di appartenenza (Forza
Italia) intento a votare un decreto
d’emergenza che impedirebbe al
padre di Eluana di staccare le
macchine che da 17 anni tengono
artificialmente in vita la figlia.
Beffardi è stato sconvolto per-
sonalmente da una vicenda simile
a quella di Beppe Englaro. Dal-
l’altra parte c’è sua figlia Maria
(Alba Rohrwacher) che manifesta
insieme al movimento per la vita
davanti alla clinica di Eluana, do-
I
ve incontra Roberto (Michele
Riondino), impegnato a favore
dell’eutanasia, e se ne innamora.
Come una “santa” invece si com-
porta l’attrice di successo inter-
pretata da Isabelle Huppert che
abbandona la carriera dopo che
la figlia finisce in stato vegetativo.
Le sue giornate sono scandite dal
rito della preghiera in attesa di
un miracolo.
Pier Giorgio Bellocchio inter-
preta un medico intento a salvare
la vita a una tossicodipendente
(Maya Sansa) che invece vuole a
tutti i costi farla finita. Il film, che
ha già fatto discutere prima di
approdare al Lido, si svela rac-
contando le sfaccettature del-
l’amore. La situazione che fa più
pensare tra tutte queste è proprio
quella in cui una grande attrice
di teatro, impersonata dalla Hup-
pert, che cerca nella fede e nel mi-
racolo la guarigione della figlia,
da anni in coma irreversibile, sa-
crifica senza pietà sia il rapporto
con il figlio e il marito sia il pro-
prio lavoro.
Meno convincente invece la
storia della disperata Rossa, la
tossica che vuole morire, che in-
contra un giovane medico di no-
me Pallido che si oppone con tut-
te le forze al suo suicidio.
Anche il finale in cui, contro
ogni aspettativa, alla fine del film,
vince la vita, quella della tossica
che non trova la forza di suici-
darsi quando vede il suo medico
addormentato dopo la veglia in
ospedale per dissuaderla dal ri-
petere il gesto insano, sembra fat-
to per spremere qualche lacrimuc-
cia alla giuria.
Una cosa bella di questo film
invece, forse la più bella, è la con-
statazione che Bellocchio prende
in giro gli opposti fanatismi, pro
e contro l’alimentazione forzata
di Eluana, specie nelle derive me-
diatiche assunte negli ultimi gior-
ni. Però che il registra militi nel
fronte “pro choice” è evidente,
solo che ovviamente c’è maniera
e maniera di fare pesare le pro-
prie convinzioni in una pellicola.
E lui sicuramente ha scelto una
delle più adeguate.
Il film, che ha già fatto
discutere prima
di approdare al Lido,
si svela raccontando
le sfaccettature
dell’amore.
La storia di per sé
ha un intreccio labile:
tutto si svolge, in vari
luoghi d’Italia,
in sei giorni, gli ultimi
di Eluana Englaro,
la cui vicenda resta
sullo sfondo. Personaggi
di fantasia dalle diverse
fedi e ideologie
le cui storie si collegano
emotivamente
a quella vicenda,
in una riflessione
esistenziale
sul perché della vita
e della speranza
malgrado tutto.
Bellocchio prende
in giro gli opposti
fanatismi, pro e contro
l’alimentazione forzata
di Eluana, specie
nelle derive mediatiche
assunte negli ultimi
giorni. Però
che il registra militi
nel fronte“pro choice”
è evidente,
solo che ovviamente
c’è maniera e maniera
di fare pesare le proprie
convinzioni
in una pellicola.
E lui sicuramente
ha scelto
una delle più adeguate
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 7 SETTEMBRE 2012
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