Pagina 1 - Opinione del 07-9-2012

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Direttore ARTURO DIACONALE
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Venerdì 7 Settembre 2012
delle Libertà
Una campagna elettorale segnata da due follie
i sono due singolari follie a
caratterizzare la scena poli-
tica italiana. La prima è la totale
rimozione dal dibattito tra i par-
titi, i loro leader ed i personaggi
alla ricerca di un ruolo all’interno
di essi, della crisi economica e fi-
nanziaria, della crisi che attana-
glia il paese. Si discute accanita-
mente di legge elettorale, di
primarie nel Pd e nel Pdl, di Mat-
teo Renzi che è uno e trino (gira
per l’Italia, va in Usa alla Con-
vention di Obama, fa il sindaco
a Firenze), di Romano Prodi che
riappare e sega le speranze di
Pierferdinando Casini di fare il
successore di Napolitano in cam-
C
bio del via libera a Bersani per
Palazzo Chigi, dello stesso Bersa-
ni che promette posti di governo
a tutti i notabili del Pd senza nep-
pure sapere se ad aprile sarà an-
cora al suo posto, degli insulti di
Beppe Grillo che fino a quando
organizzava i “vaffa day” contro
tutti andava bene, ma che ora che
indirizza l’invito al Pd va male e
via di seguito. La follia è non
spendere neppure una parola su
come uscire dalla crisi. Tranne,
ovviamente, parlare astrattamente
di rigore e di crescita all’inizio di
un autunno che, preceduto dal
caso Ilva e dal caso Alcoa, minac-
cia di diventare il momento della
grande mattanza delle piccole e
medie imprese industriali e com-
merciali. E, quindi, un punto di
crisi talmente alto e drammatico
da rischiare di provocare lo scon-
quasso definitivo dell’economia
nazionale. Dice niente il fatto che
ad agosto la cassa integrazione
abbia raggiunto il tetto del mi-
liardo di ore?
Ma la follia che domina la
classe politica del paese impone
la rimozione dell’argomento. Una
follia che sembra aver contagiato
lo stesso governo, che essendo
composto da tecnici avrebbe do-
vuto essere immune da questa in-
quietante malattia. Monti passa
da un vertice europeo all’altro
senza ricavare un solo risultato
tangibile da tanto turismo diplo-
matico. Ed i suoi ministri perdo-
no tempo in sciocchezze come la
tassa sulle bollicine, presentata e
cancellata, ed il provvedimento
sui videopoker che dovrebbe co-
stringere studenti e malati a fare
duecento metri per recarsi nelle
sale-gioco e nei bar provvisti di
macchinette mangiasoldi.
La classe dirigente del paese,
in sostanza, sembra convinta che
la crisi ed i suoi effetti debbano
fermarsi in segno di rispetto per
la nostra campagna elettorale.
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Corsi e ricorsi storici del “nuovo che avanza”
l nuovo che avanza. Venti anni fa
- Dio come passa il tempo!- era
venuta di moda questa esclamazio-
ne a proposito delle novità in poli-
tica... Sull’onda di Manipulite, i vec-
chi partiti, tutti, tranne il Pci,
furono annientati. Il che permise ai
postcomunisti di proporsi come
nuovo che avanza. Furono presto
affiancati da un altro nuovissimo
soggetto che avanzava: Forza Italia.
L’empito nuovista era diffuso nella
società dai mass media, soprattutto
la Tv, sia del Cav che della Rai, da
Striscia
a Funari, da Chiambretti a
Santoro, da Lerner a
Mai dire gol
alle
Jene
: coniugavano spettacolo e
satira politica diventando una cassa
I
di risonanza per le annunciate no-
vità politiche, sull’onda devastante
dell’inchiesta del secolo. Avevano
scovato il vecchio che resiste, indi-
feso e inseguito dai pm, lo assali-
rono e lo sbriciolarono.Il rauco gri-
do «Vai avanti, Di Pietro!»
prorompeva spesso anche dai tele-
schermi di Cologno Monzese. Dai
quali oggi, detto inter nos, vien fuo-
ri ben poco di nuovo, ma ne parle-
remo. Nel ‘94 emersero nelle urne
i vincitori nuovissimi, i nuovisti. A
parte i vincitori celoduristi, erano
inaspettati i trionfatori di FI che,
vincendo, irritarono assai coloro
che della gioiosa, e sconfitta, mac-
china da guerra erano i referenti in
toga costringendoli ad avviare con-
tro il Cav dal 1994 un trattamento
giudiziario terapeutico che definire
accanito è il meno. Un parallelo con
l’oggi è necessario, e sorprendente.
Tutti quelli che erano allora “il nuo-
vo che avanza”(dal Cav al Pd, alla
Lega ecc.) appaiono oggi messi peg-
gio del vecchio che resiste(va) allo-
ra. La Lega è ai minimi termini col-
pita a morte nella sua identità, il
Pdl, dopo la deleteria scissione di
Fini e la demolizione mediatica del
Cav, e nonostate una buona uscita
(grazie al Colle) da Palazzo Chigi,
non ha alleati, non sa cosa fare, sal-
vo baloccarsi con la ridiscesa in
campo del leader; il Pd è contestato
fin dentro il suo core businnes da
Renzi, il nuovo, che si colloca in al-
ternativa alla coppia Bersani (il vec-
chio) che a sua volta vorrebbe man-
tenere un buon rapporto con Casini
(giovane vecchio), ma alleandosi
stretto con Vendola (già Rifonda-
zione). Contorsionismi circensi. Il
vero “nuovo che avanza” è Grillo
che sfiora il 15% e ha fatto dell’in-
sulto ad personam la sua cifra sti-
listica.
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di
PAOLO PILLITTERI
Fanno malissimo Pd, Pdl,
Udc e Lega a illudersi
che la partita
di chi governerà riguardi
solo loro. O, al massimo,
solo la sinistra alleata
che già canta vittoria.
Il vecchio che resiste:
ecco ciò che essi
appaiono a tanti italiani
di
ARTURO DIACONALE
L’intera classe politica
parla di tutto tranne
che della crisi. E continua
a comportarsi come
se le elezioni fossero
destinate a liberare
di colpo il paese
dalle obbligazioni
che ha accumulato
nei confronti dell’Europa
Draghi sfida i banchieri tedeschi
K
L’acquisto di bond da parte
dell’Eurotower non avrà limiti quantita-
tivi. Lo dice il governatore della Banca
Centrale Europea, Mario Draghi, suggel-
lando il varo del piano anti-spread, e in-
vitando i governi europei ad essere
pronti «ad attivare l’intervento dei fondi
Efsf-Esm». Tutti entusiasti tranne uno:
«Sta a voi indovinare chi», dice Draghi
scherzando con i giornalisti. Il riferi-
mento alla Germania di Frau Merkel è
tutt’altro che casuale. Per Berlino le pa-
role del governatore sono fumo negli
occhi. «Tutte le misure che servono la
stabilità monetaria, come quelle della
Bce, non possono sostituire le azioni
politiche» dichiara stizzita la cancelliera
tedesca.
Ma la Borsa, intanto, s’impenna. Piazza
Affari accoglie con una sorta di ova-
zione le parole di Supermario (l’altro). Il
listino milanese chiude in rialzo del
4,31%, attestandosi a quota 15.780
punti. Contemporaneamente il famige-
rato spread tra i nostri Buoni del tesoro
poliennali e i Bund tedeschi scende a
374 punti base. Cala anche il tasso d’in-
teresse sui titoli decennali, ora al 5,29%.