Pagina 7 - Opinione del 4-8-2012

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II
CULTURA
II
I francesi si sono innamorati dellaGran Bretagna
di
DARIO MAZZOCCHI
tempi cambiano e se ne faccia-
no una ragione. Chi? Gli inglesi
e per inglesi s’intendono quelli che
abitano l’Inghilterra, non il Galles
o la Scozia o l’Irlanda del Nord e
neppure quelli dell’isola di Man.
No, gli inglesi, punto. È accaduto
questo, alla vigilia delle Olimpiadi
di Londra: che l’inglese Bradley
Wiggins vincesse il Tour de France,
il primo albionico nella storia della
competizione ciclistica – poi ha
vinto anche la medaglia d’oro nel-
la cronometro olimpica, ma è un
altro paio di maniche. La Manica,
appunto: da una parte, a Parigi, la
folla che ha accolto con passione
l’atleta dalle lunghe basette, dal-
l’altra gli inviati dei quotidiani con
base a Londra che in ogni modo
hanno tentato di rimarcare il fron-
te che a loro detta divide Inghil-
terra e Francia e che forse non esi-
ste più.
L’Equipe
, la
Gazzetta dello
Sport
d’Oltralpe, ne ha celebrato
il trionfo titolando «Wiggo le
Froggy», sottolineandone la pa-
dronanza dell’idioma francese:
d’altronde Wiggins ha vissuto lag-
giù diversi anni, per motivi di la-
voro. Il
Telegraph
, il
Daily Mail
,
il
Sun
e altre testate hanno affidato
a Wiggins il compito di fare la sto-
ria ai Giochi 2012 (lui ha pronta-
mente eseguito festeggiando come
si comanda la sera stessa, sullo
sfondo della cattedrale di St. Paul)
e hanno calcato sul fatto che sugli
Champs-Élysées sventolasse la
Union Jack.
La solita storia, quella destinata
probabilmente ad essere rivista.
Un chiaro esempio di successo
in-
votre-face
,
froggies
ai quali abbia-
mo salvato la pelle in due occasio-
ni mentre i crucchi invadevano la
vostra terra. Voi che vi vantate del-
la rivoluzione fatta a colpi di ghi-
gliottina per ritrovarsi con Napo-
leone, mentre noi, cent’anni prima,
senza spargere goccia di sangue,
riuscimmo nell’intento di renderla
Gloriosa, la rivoluzione, e gettam-
mo le basi per lo stato moderno
di diritto – e a suo tempo sconfig-
gemmo pure il corso. Lo fece pre-
sente, con piccato senso della fur-
bizia e con una tempistica da
applausi, anche Margaret That-
cher al presidente François Mitte-
rand, nel 200° anniversario del-
l’accaduto. Eppure c’è dell’altro,
all’orizzonte.
Londra attira, non solo i ban-
chieri o i grandi contribuenti fran-
cesi che rischiano di essere tartas-
sati dall’imposta al 75% voluta da
François Hollande. Ma anche gli
artisti per l’eccentricità della capi-
tale britannica e il suo multicultu-
ralismo: argomento spinoso,
quest’ultimo. L’estate scorsa le vie
periferiche di Londra e di altri cen-
tri andavano a fuoco, nel 2005 il
cuore della città è stato colpito da
terroristi islamici cresciuti tra Lu-
ton e Birmingham. Eppure l’espe-
rimento sembra funzionare meglio
rispetto alla realtà delle banlieue
parigine. E ancora: mentre i com-
mentatori inglesi storcevano il na-
so di fronte alla burocrazia che
maneggiava l’organizzazione olim-
pica,
Le Figaro
discuteva dell’ere-
dità innovativa che i Giochi 2012
lasceranno una volta calato il si-
pario. Se i londinesi hanno abban-
donato le loro case per sfuggire ad
I
un ingorgo unico che a quanto pa-
re non c’è, i vicini si sono riversati
in massa al di là del Canale. Fred-
dy Gray, firma dello
Spectator
con
madre francese, ha raccolto le con-
ferme di Bénédicte Paviot, corri-
spondente per il canale all news
France 24
, sull’aumento delle pre-
notazioni tra le compagnie aeree,
mentre una portavoce di Eurostar,
il servizio ferroviario ad alta velo-
cità che collega Parigi e Londra at-
traverso il tunnel della Manica, ha
notato un notevole interesse da
parte dei clienti francesi con l’ap-
prossimarsi dell’evento sportivo.
Quindi c’è la cucina. Dicono i
critici gastronomici che a Parigi si
mangia sempre più inglese – e ben
oltre il classico fish and chips. Nei
pressi della Gare du Nord lavora
molto il ristorante Albion, sotto
gli ordini dello chef Matthew Ong.
È inglese, si capisce, e la clientela
lo può vedere all’opera grazie alla
vetrata che si apre sulla sua cuci-
na. In televisione impazzano il de-
moniaco Gordon Ramsey e il più
mansueto Jamie Olivier, che con
il suo programma attraversa il Re-
gno Unito per ricondurre i patrioti
ad uno stile più salutare a tavola,
sfruttando la tradizione culinaria
prettamente britannica. Infine
Alain Ducasse, lo chef più famoso
di Francia, ha affermato che Lon-
dra è la “restaurant capital” del
mondo. È tutto vero.
Dall’Eliseo, nel frattempo, han-
no sloggiato Nicolas Sarkozy e
Carla Bruni. Lo scorso dicembre
Sarkozy rifiutò la stretta di mano
al Primo ministro David Cameron
in occasione di uno dei tanti ver-
tici programmati negli ultimi mesi
per salvare l’euro: l’inquilino di
Downing Street aveva guidato la
fronda contro l’asse franco-tedesco
e l’ex presidente gollista non l’ave-
va presa affatto bene. A Buckin-
gham Palace invece Her Majesty
è quanto mai salda (e in gran for-
ma, se riesce a raggiungere in pa-
racadute la cerimonia d’apertura
delle Olimpiadi) e la famiglia reale
gode di buona popolarità fuori dai
confini nazionali. Merito princi-
palmente del lungo eco del matri-
monio tra il principe William e
Kate Middleton: la ragazza ha fat-
to breccia tra i sudditi e non solo
per la sua semplicità e al contem-
po per l’eleganza (e le signore san-
no quanto conti un complimento
di tal fattura). Quindi sono scat-
tate le celebrazioni per il Diamond
Jubilee, i sessant’anni di regno di
Elisabetta II e la curiosità non ha
accennato a diminuire. Nemmeno
Mariantonietta ai tempi ci avrebbe
scommesso la testa se le avessero
predetto che la Grandeur repub-
blicana si sarebbe affezionata nuo-
vamente alla corona.
Così va il mondo, oggi. Gli in-
glesi tuttavia sembrano non fidarsi
– e quando mai si sono fidati di
qualcuno? Preferiscono lo scherma
precedente, lo status quo. Si com-
piacciono della loro vanità, vizio
quanto mai francese: dopo tutto,
Oltralpe rimangono convinti che
la civiltà cominci e finisca da loro.
Perché va bene tutto, d’accordo il
flirt del momento con la perfida
Albione, ma prima o poi l’ordine
delle cose verrà ristabilito. E gli
uni continueranno a non poter fa-
re a meno degli altri, in pace così
come in guerra.
Londra attira. Non solo
i banchieri o i grandi
contribuenti transalpini
che rischiano di essere
tartassati dall’imposta
al 75%voluta da
Hollande.Ma anche
molti artisti
per l’eccentricità
e il multiculturalismo
della capitale britannica.
Argomento spinoso,
quest’ultimo. L’estate
scorsa le vie periferiche
di Londra e di altri centri
andavano a fuoco,
nel 2005 il cuore
della città è stato colpito
da terroristi islamici
cresciuti tra Luton
e Birmingham. Eppure
l’esperimento sembra
funzionare meglio
rispetto alla realtà
delle banlieue parigine.
E ancora: mentre
i commentatori inglesi
storcevano il naso
di fronte alla burocrazia
che maneggiava
l’organizzazione
olimpica,“Le Figaro”
discuteva dell’eredità
innovativa che i Giochi
2012 lasceranno
una volta calato
il sipario. Se i londinesi
hanno abbandonato
le loro case per sfuggire
ad un ingorgo unico
che a quanto pare
non c’è, i vicini si sono
riversati in massa
al di là del canale
L’OPINIONE delle Libertà
SABATO 4 AGOSTO 2012
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