Direttore ARTURO DIACONALE
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Domenica 3 Febbraio 2013
delle Libertà
Il truccodel partito trasversale della spesa pubblica
n questa strampalata campagna
elettorale le maggiori forze in
campo sembrano voler fare a gara
nel demonizzare la finanza specula-
tiva, considerata la madre di tutti i
nostri problemi. Secondo il trasver-
sale partito della spesa pubblica se
le banche tornassero a fare il loro
dovere, erogando crediti a chi ne ha
bisogno, anzichè occuparsi di inve-
stire in derivati, il paese riprende-
rebbe velocemente a crescere. In so-
stanza è ciò che il responsabile
economico del Pd Fassina e l’ex mi-
nistro dell’Economia Tremonti han-
no detto nel corso dell’ultimo tor-
mentone televisivo condotto da
Santoro. In particolare, va rilevato
I
che la sinistra italiana ha sempre en-
fatizzato il tema dell’accesso al cre-
dito, utilizzandolo troppo spesso co-
me elemento diversivo nei riguardi
di temi per essa troppo spinosi. Ed
è così che si compie l’ennesimo gio-
co di prestigio nell’occultare un cre-
scente eccesso di spesa pubblica e di
tassazione con lo specchietto delle
allodole di un sistema bancario ci-
nico e baro. Un sistema bancario il
quale, nonostante sia ancora ampia-
mente controllato dalle fondazioni
politiche, non sosterrebbe a suffi-
cienza la nostra economia. Ora si
comprende che, soprattutto nell’im-
minenza del voto, capitalizzare il
consenso di chi crede ancora nella
favola della finanza cattiva e dello
Stato buono è una ghiotta occasione
per aumentare i propri seggi in Par-
lamento. Tuttavia, il problema di
una scarsa offerta di credito non
può essere furbescamente affrontato
a parte, senza metterlo in relazione
con l’andamento complessivo del
Paese. Un Paese dominato da una
mano pubblica che, spendendo ora-
mai il 55% del Pil, è la prima re-
sponsabile del prosciugamento di
risorse finanziarie segnalato dalla
crescente difficoltà che chiunque ri-
scontra nel trovare finanziamenti.
In altri termini, dato che i capitali
non sono un bene illimitato, l’enor-
me massa di liquidità che, in un mo-
do o nell’altro, finisce nel buco nero
della spesa e del debito pubblico
comporta inevitabilmente un conti-
nuo quanto insostenibile salasso nei
confronti del vitale settore del cre-
dito. Ed è per questo che se non si
allenta la pressione finanziaria eser-
citata dalla stessa mano pubblica,
riducendo drasticamente una tassa-
zione feroce, nessuna misura per fa-
cilitare il credito potrà mai servire.
D’altro canto, in conclusione, con
un prelievo fiscale che arriva a gra-
vare sulle imprese nell’ordine del 60-
70%
non c’è prestito bancario che
tenga. Mancano i presupposti eco-
nomici per qualunque investimento
degno di questo nome.
Oliver Stone lapida l’America e riabilita Stalin
a storia degli Usa “che nessuno
vi ha mai raccontato” è il leit-
motiv del nuovo documentario tar-
gato Oliver Stone. Il regista di “Pla-
toon” e “Natural Born Killer”, già
distintosi per la sua intervista a Fidel
Castro, vuole raccontare la sua vi-
sione del mondo dalla Seconda
Guerra Mondiale ad oggi.
Per noi italiani è la norma. Quasi
tutti i manuali di storia, dal liceo
all’università, grondano marxismo.
Ma per gli Stati Uniti c’è ancora un
certo retrogusto di novità e di sov-
versione. E Oliver Stone ci marcia.
A partire dall’introduzione alla pri-
ma puntata del documentario,
quando racconta, di se stesso e del
L
suo Paese: «Credevamo di avere un
destino segnato. Eravamo i buoni.
Ora però ho girato il mondo. Ho
continuato il mio percorso forma-
tivo quando ero in fanteria, in Viet-
nam. Ho girato molti film, qualcuno
storico, e ho imparato molto di più
di quanto non conoscessi all’inizio.
Quando ho sentito raccontare da
mio figlio cosa stesse imparando a
scuola, sono rimasto turbato dal fat-
to che non stessero insegnandogli
una visione del mondo più onesta,
come quella che mi sono fatta io».
Il regista è convinto che: «Vivia-
mo gran parte delle nostre vite in
una coltre di nebbia, ma vorrei che
almeno mio figlio possa aver qual-
cosa per vedere oltre quella che io
chiamo “la tirannia del presente”».
Il figlio di Oliver Stone, per la cro-
naca, Sean, si è convertito alla causa
iraniana e alla religione islamica, do-
po un sopralluogo a Teheran per gi-
rare il prossimo film.
Se rimanere in America vuol dire,
secondo il regista, restare vittime di
una visione del mondo propagan-
distica e semplificata, cosa si impara
girando il resto del mondo dal Viet-
nam in poi? La propaganda sovie-
tica, a giudicare dal documentario.
Già nella prima puntata, infatti, si
apprende che la Seconda Guerra
Mondiale è stata vinta dalla sola
Unione Sovietica. Gli Usa appaiono
solo nello sfondo e, secondo il regi-
sta, erano troppo impegnati a co-
struire l’atomica e a badare ai loro
interessi (in vista del ricco dopoguer-
ra) per pensare di combattere nazisti
e giapponesi. Stalin viene definito
un dittatore brutale” nel documen-
tario. Ma nella strana doppiezza del-
la sinistra statunitense (sensibile ai
diritti umani, ma incline a dar ra-
gione ai dittatori), tutte le azioni di
Stalin sono giustificate.
Continua a pagina
2
di
STEFANO MAGNI
Il regista di Platoon
e Natural Born Killers
rivede la storia
contemporanea
degli Usa, credendo
di dire cose nuove.Ma
finisce per ripetere per
l’ennesima volta i luoghi
comuni della storiografia
marxista leninista
di
CLAUDIO ROMITI
Con un prelievo fiscale
che arriva a gravare
sulle imprese nell’ordine
del 70%non c’è prestito
bancario che tenga.
Mancano alla radice
i presupposti economici
per qualunque
investimento degno
di questo nome
I record negativi dell’Italia diMonti
K
Ancora dati negativi sul fronte
dell’occupazione. Secondo l’Istat, il
tasso di disoccupazione a dicembre ar-
riva all’11,2%, in crescita dello 0,1% ri-
spetto a novembre e di quasi due punti
su base annua. Il tasso di disoccupa-
zione giovanile (15-24 anni) è pari in-
vece al 36,6%, in aumento del 4,9% su
base annua. I 15-24enni in cerca di la-
voro sono in tutto 606 mila. Se dal-
l’Istat arriva ancora una serie di numeri
negativi, da Eurisper sale un vero e
proprio grido d’allarme sullo stato di
salute economica degli italiani. Il
53,5%
dei nostri connazionali afferma
infatti di non essere più in grado di so-
stenere adeguatamente il proprio nu-
cleo familiare. Quasi i due terzi dei
lavoratori (61,3%) affermano che l’at-
tuale occupazione non permette loro di
sostenere spese importanti quali l’ac-
censione di un mutuo, o l’acquisto di
un’automobile. La famiglia d’origine
resta rifugio e fonte di sostentamento
per quasi il 30% dei lavoratori. Più di
due famiglie su tre, infine, hanno av-
vertito un aumento della pressione fi-
scale nel corso dell’ultimo anno.