Sulla questione dei mandati, non di cattura ma elettorali, dei presidenti di Regione e dei sindaci, avrei una proposta. Mi rendo conto che il problema è complicato dal fatto che, trattandosi delle poltrone di potere, gli argomenti possono non bastare. Tuttavia, il garbuglio va diventando così ingarbugliato che qualcosa bisogna pur dire e fare per sbrogliarlo. Ne va di mezzo il sistema delle autonomie locali, nientemeno.
Quanto ai presidenti di Regione, i cosiddetti governatori, che, avendo usurpato il nome con la complicità dei giornalisti, hanno fatto capire le loro vere intenzioni, c’è chi vuole portare il mandato da due a tre volte e chi desidera cancellare il limite, per modo che possa durare a vita. Le opinioni sono le più disparate a riguardo. Il popolo ha diritto di tenersi un governatore tutto il tempo che vuole: è la democrazia, sentenziano alcuni. Un governatore, naturalmente, tende e tenta di incollarsi alla poltrona impedendo il ricambio: è il potere, temono altri. Pare ragionevole ai più che un limite debba esserci. Nondimeno altri obiettano che passare da due a tre mandati pare il primo passo per passare poi da tre a quattro, andando verso il mandato illimitato. Insomma, per me non se ne esce con il ragionamento ma con lo scrutinio dei voti in Parlamento. A meno che la questione venga affrontata dalla coda anziché dalla testa.
E qui mi appello all’esperienza politica di Giulio Andreotti, del quale chiunque può dire quello che vuole ma, di fronte al suo acume nella comprensione degli esseri umani, deve togliersi il cappello. L’aneddoto, che io sappia, è sconosciuto. Mi fu raccontato personalmente dal deuteragonista, essendo il protagonista, ovviamente, il divo Giulio. Il senatore Egidio Ariosto, parlamentare di lungo corso del Partito socialdemocratico, gran gourmet, ironico e disincantato, da molti anni era presidente di un Ente. Nell’incontrarlo, Andreotti gli chiese ammirato e curioso come avesse potuto conservare la carica così a lungo. Ariosto, accennando un sorriso furbo a corredo del brillio degli occhi furbi, rispose: “Non è prevista alcuna retribuzione”. Al che Andreotti, cantilenando, commentò: “Ah, capisco…”.
Ispirata a tal gigante, ecco dunque la mia proposta, che mi lusingo di considerare conciliativa delle posizioni e risolutiva della questione. Il divieto del terzo mandato venga cancellato. Il mandato sia senza limiti. Dal terzo in poi, il mandato sia gratuito, salvo il rimborso delle spese verificate dal giudice contabile. Così dovrebbero essere tutti contenti. La gratuità scoraggerà i malintenzionati. I benintenzionati potranno dimostrarlo. Gli ambiziosi saranno retribuiti ma smascherati dalla terza candidatura.
Aggiornato il 11 marzo 2024 alle ore 09:19