L’amore censurato

martedì 28 novembre 2023


L’assassino è cattivo, ripugnante, ma per fortuna milioni di uomini, la stragrande maggioranza, non colpirebbero la propria donna nemmeno con una margheritina di campo. Come da copione noioso, prendendo spunto dall’indignazione per l’omicidio di una ragazza dolce, l’apparato viscido partorisce divieti che i social (compreso il cadavere ancora tiepido del Corsera) diffondono con la spocchia di chi sta ripulendo uno stilnovo non abbastanza dolce. Si tenta di dominare le folle, creando assurdi sensi di colpa con la tecnica dell’estirpazione di vecchie e innocenti frasi fatte a cui si attribuiscono significati malefici.

Ecco, persino l’autore di questo pezzullo è un criminale, ha scritto “propria”: la donna non è di nessuno, anche se c’è il forte sospetto che questi ultramoderni abbiano solo rispolverato quell’“io sono mia” delle femministe anni Sessanta. Il fatto è che mancano idee nuove, dunque si ricicla tutto. E per sparare accuse, così, a casaccio, si inquadra nel mirino chi dice “la mia donna”, o anche solo “mia moglie”, accusandolo di interpretare il matrimonio come un contratto di acquisto. Nessuno invece contesta “mio marito” o “il mio uomo”, perché forse evoca frustini sado-maso e rivincite femminili.

Il livello di follia analfabeta a cui tentano di spingerci si potrebbe misurare contando quelli che, nei salotti alternativi, parlano con il freno a mano, nel terrore di ricadere in frasi fasciste di cui sono piene le canzoni. Ad esempio, Un uomo che ti ama1976 – in cui Lucio Battisti arrivava ad affermare “donna tu sei mia/e quando dico mia/dico che non vai più via”. Qui fra i capi d’imputazione ci sono persino intimidazione e tentato sequestro di persona. I matrimoni religiosi vanno aboliti, contengono formule carcerarie, e non si salvano nemmeno i Baci Perugina. Aboliamo il formaggino Mio e ricordiamo la Martini come Domenica Bertè, Mia giammai. E venga pure processata Jula de Palma, al secolo Iolanda Maria Palma, coltissima artista ora novantaduenne per avere languidamente cantato, negli anni Cinquanta, Tua, di fatto consegnandosi al nemico. “Io non voglio dire al mondo che amo la ragazza di un amico mio”. Ergastolo all’ottantaduenne Roberto Carlos: c’è una doppia ipotesi di possesso, della ragazza e persino dell’amico. Di una cosa siamo certi: nessuno userà mai il possessivo nei riguardi dei cretini che pretendono di rieducare il mondo.


di Gian Stefano Spoto