Media e politica: il gioco della distrazione di massa

La politica e ancor di più i media negli ultimi anni sembrano aver preso l’irreversibile strada della trasformazione in sit-com, intrattenimento e strumento per dividere gli italiani in fazioni, non pienamente riconoscibili, ma che di continuo si scontrano per qualcosa che in realtà non è chiaro. Ma questo, forse, non è per niente una novità: Giorgio Gaber nelle sue canzoni e nelle sue parole già qualche decennio fa metteva in luce queste cose.

Può esistere un politico di qualità? E, se esistesse, come farebbe a sopravvivere? Perché in questo sistema, con i suoi limiti e le sue contraddizioni, ciò che conta sono nient’altro che i numeri. E allora ci si abbassa progressivamente per raggiungere tutti, un gradino alla volta. Mentre i partiti politici si susseguono in televisione, con alcuni dei loro esponenti presenti sul piccolo schermo molto più di grandi conduttori televisivi e degli attori, nella realtà della vita delle persone, di fatto, non cambia niente. Tutto ciò che la politica è in grado di offrire è un gran dibattito, fumoso, che porta a poco. Ogni tanto emerge qualcuno, che sembra promettente e arriva a prendere una considerevole percentuale di voti. Passati alcuni mesi, rimane poco. E se molti diventano in modo ciclico i nuovi delusi, altri vanno a difendere strenuamente il partito che hanno votato, o meglio, il personaggio politico che hanno votato, ribadendo differenze che nella realtà non esistono, se non nel modo di comunicare alcune vicende.

Questo è quanto mai vero dopo la tragedia di Cutro, dove non pochi applaudono il Governo Meloni e le parole del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. E per cosa però? Essenzialmente, per un modo di comunicare. Perché gli sbarchi c’erano prima e ci sono adesso, se non di più. E dall’altra parte del villaggio i partiti di sinistra piangono in maniera ipocrita, fingendo che quelle tragedie non sono mai accadute quando a governare c’erano loro.

A proposito di personaggi che si dissolvono nell’aria: l’ex ministro Luigi Di Maio oramai fa notizia sui giornali solo per le sue relazioni amorose. Per quanto concerne i nuovi soggetti politici, la neo-segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, sembra quasi descritta da abili sceneggiatori. Questo meccanismo di gonfiare i protagonisti della politica è senza dubbio foraggiato dai media, che come non mai sono schierati da una parte o dall’altra. A destra o a sinistra, sempre che voglia dire veramente qualcosa oggi. Ed è così che nasce il tifo politico, con un’informazione che va solo in un verso o in un altro. Dovremmo chiederci, forse, se abbia senso che i primi tre canali televisivi siano statali, che i secondi tre siano afferenti al più grande esponente della destra da decenni e che ce ne sia un altro anch’esso di parte.

Così nasce il grande meccanismo della distrazione di massa: le persone sommerse dai loro problemi quotidiani, che spesso mai cambiano – se non per peggiorare – con un Paese immobile su più settori, partecipando al dibattito pur di avere un’opinione. I temi mutano e le persone si appassionano: vaccino e Green pass, migranti, matrimoni gay e le adozioni, anarchici, la guerra in Ucraina. Tutto è utile per dividere, l’importante è che non cambi mai niente davvero.

Gaber cantava: “La libertà non è star sopra un albero, non è neanche avere un’opinione”.

Aggiornato il 22 marzo 2023 alle ore 09:25